Scorcio di lungomare innevato (Foto di Stefano Sposito) |
"Tutto è soltanto un simbolo" afferma Carlo Bontempelli in un volume dedicato al romanzo "I Bundebbrok: decadenza di una famiglia" del saggista tedesco Thomas Mann che nulla c'entra con il nostro discorso, come contenuto dell'opera narrativa, ma che con la pregnanza del titolo ci aiuta a introdurre le nostre brevi considerazioni.
La neve richiama alla mente la purezza, il candore e, non secondariamente per la cultura giapponese, la caducità di tutte le cose della vita; e come la neve subito si scioglie a contatto con il suolo così i petali del sakura ovvero del fiore di ciliegio vengono spazzati dal vento ancor prima di raggiungere il suolo. Non a caso la maggioranza delle imprese eroiche dei Samurai, condotte sia singolarmente che in gruppo, sono sempre state precedute, accompagnate o seguite da abbondanti nevicate, quasi a voler indicare la giustezza della loro causa; almeno questa era l'interpretazione che i guerrieri davano al fenomeno naturale nella sua manifestazione di volontà celeste e divina. Non sappiamo se ciò possa valere anche per la nostra amata Neapolis e se dobbiamo rimanere nella speranzosa attesa di un eroico guerriero che ci liberi dai mali che ci affliggono e che ci sono stati inflitti da una sorta di nemesi storica davvero inclemente; tuttavia forse bisognerebbe riscoprire il guerriero di luce che c'è in ognuno di noi di stirpe megaridiana. E' Paolo Coelho che suggerisce le tre cose su cui dover contare e da serbare nel proprio equipaggiamento individuale: fede, speranza e amore. Nulla di tutto questo ci manca e per circa tre millenni l'abbiamo dimostrato al mondo intero; non resta che diventare un pò Samurai e applicare le leggi del Bushido che poi non sono altro, sia pur orientalizzate, che quelle della Cavalleria europea medievale e quelle del mos maiorum della civiltà romana. In noi prevale, come imprescindibile quintessenza, il concetto ellenizzato di "humanitas".
Ma c'è un'altra analogia che ci incuriosisce e ci fa riflettere ovvero l'abbinamento, sempre nella letteratura e nella poetica nipponica, del colore bianco (haku) con i colori rosso e nero. Associato al rosso significa gioia e celebrazione, associato al nero richiama il lutto e le occasioni dolorose.
Per il napoletano, secondo una nostra libera interpretazione piuttosto che secondo una scuola di pensiero antropologica, il rosso raffigura nell'immaginario collettivo il magma vulcanico del Vesuvio e dei vastissimi Campi Flegrei che, pur avendo tanto distrutto in più occasioni, sono anche visti come portatori di vita e fertilità; cosicchè parte della Campania Felix deve proprio la sua capacità di produrre ogni tipo di frutto a questi due fenomeni ignei e naturali.
Circa il nero, esso è il colore che una certa propaganda politico-mediatica getta, o tenta di gettare, sui mille colori (come canta Pino Daniele) di una città civilissima che ha esportato cultura, filosofia, arte e musica in tutto il mondo e che continua a farlo attraverso quella emigrazione forzata che oggi viene elegantemente, ma anche ingannevolmente, definita "fuga di cervelli".
Questo ci piaceva dire e questo abbiamo detto con un parallelismo un pò ardito, ma di sicuro
interessante, fra cultura simbolica giapponese e cultura simbolica partenopea. D'altra parte a ogni latitudine i simboli, immagini viventi degli archetipi originari da cui tutto proviene, servono a farci capire l'essenza stessa delle cose.
(di Antonio Tortora)
Auguri
Megaride Partenope Palepoli Neapolis
Fiocco di neve |
Fiore di ciliegio |
花は桜木人は武士 tradotto in italiano significa "tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero".
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