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domenica 21 giugno 2015

ANCORA SUL ROMANZO "PHLEGRAIOS" DI MARCO PERILLO PRESENTATO AL TEATRO INSTABILE DI NAPOLI DIRETTO DA MICHELE DEL GROSSO

UNA PRESENTAZIONE ANTROPOLOGICA
"PHLEGRAIOS"
DI MARCO PERILLO
AL 
TEATRO INSTABILE

E' vero, abbiamo già trattato l'argomento scrivendo un articolo per il quotidiano online Napoli.com, sul nostro sitoblog e proponendo foto sul nostro profilo Google+ ma il successo editoriale dell'opera narrativa e la sua ulteriore presentazione in un luogo prestigioso, che rappresenta la memoria storica della sperimentazione teatrale a Napoli, ci induce a proporre ai nostri lettori una slide antropologico-fotografica che ritrae dal vero una realtà culturale sotterranea ma viva e fondamentale.
Il tutto in pieno centro cittadino.



                                          Slide antropologico-esoterica di Antonio Tortora


Se è vero che il romanzo di Marco Perillo rimanda a un mistero storico e religioso che riguarda la cristianità è anche vero che  lo stesso Teatro Instabile, sito in vico Fico Purgatorio ad Arco 38 ovvero a pochi passi dalla Chiesa di Santa Maria delle Anime di Purgatiorio ad Arco dove il culto delle "Anime del Purgatorio" era celebrato fino a non molto tempo fa, è uno dei luoghi più misteriosi della città. Qui sullo schema del seicentesco ed elisabettiano Globe Theatre di Londra, laddove la stessa compagnia teatrale di Shakespeare si esibiva, la pianta ellittica, gli otto archi laterali e il pozzo centrale dotato di otto braccia che si diramano in tutte le direzioni ne fanno un unicum architettonico in quanto rispecchia le antiche geometrie sacre, ormai dimenticate dai profani ma gelosamente conservate dagli iniziati.
Legge dell'attrazione e legge della repulsione, fuse mirabilmente tra loro, fanno sì che il luogo, peraltro inserito nella struttura di Palazzo Spinelli appartenente ai Principi di Tarsia. attragga e respinga rimanendo stupito il visitatore. D'altra parte è anche vero che il piano di calpestìo risale all' epoca romana e la stessa muratura è realizzata in "opus reticulatum" per cui non c'è da meravigliarsi quando si afferma, e noi lo affermiamo con assoluta convinzione, che l'ambientazione è arcaica, archetipale e magica. Un vero "centrum in trigono centri", un omphalos energetico, un pozzo magico dove forse il Magus Virgilio si adoperava con la sua "furca" o forcella, nome straordinariamente evocativo e identificativo di un importante quartiere cittadino, da rabdomante. Secondo la tradizione esoterica questo è un luogo di forza, un antico tempio, un luogo di culto, un insieme di meridiani e paralleli energetici, ma è anche e soprattutto un megaportale dotato di almeno sette porte magiche capaci di far accedere l'iniziato in un'altra dimensione, forse nell'ultraverso o nel multiverso. Il Teatro Instabile dunque indica, da un punto di vista ermetico, una "instabilitas" dell'individuo che cerca, studia e opera attraverso i geometrismi di questo significativo luogo sotterraneo dove le performance teatrali, così fortemente volute e organizzate da Michele Del Grosso, si esplicano ormai da molti anni in eccellenti performance. 
Orbene mentre Marco Perillo leggeva passi dell'opera narrativa e mentre Luigi Necco, Eleonora Puntillo e Alessandro Chetta esprimevano le loro opinioni sul romanzo, edito da Rogiosi, riflettevamo sulla immensa quantità di vita che, nell'arco dei secoli per non dire dei millenni, è potuta scorrere in quel luogo; e come per incanto, davanti ai nostri occhi, gli abiti di scena e tutto il materiale stipato alla rinfusa negli otto archi che fanno da fluida parete al Teatro Istabile, in un impeto di vitalità si sono disposti in ordine davanti ai nostri occhi; quasi come in una danza rituale. Abbiamo compreso che la Porta Alchemica stava per entare in azione e, occultamente, ci ha fatto capire l'importanza di esserci, di essere proprio lì dove la fantasia tradotta in parole lente e piene di pathos e la carica narrativa di Marco Perillo immettevano nei canali energetici, che dal sacro pozzo si dipanano, un altro mistero quello della Epistola di San Paolo ai Laodicesi. 
La ricerca è appena cominciata.



Il giornalista Antonio Tortora (al centro) tra lo scrittore Marco Perillo, il decano dei giornalisti partenopei Luigi Necco (Canale 9), il giornalista Alessandro Chetta (Corriere del Mezzogiorno), uno dei più grandi interpreti contemporaei di Pulcinella nonchè poeta Angelo Iannelli e il suo fotografo personale.



Lo scrittore Marco Perillo attorniato dai colleghi e dagli amici in attesa della lettura di alcuni brani dell'opera "Phlegraios".


Link articolo di AntoniTortora su Napoli.com:http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=40986

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lunedì 16 marzo 2015

CHIESA DELL’ARCICONFRATERNITA DELLA AUGUSTISSIMA COMPAGNIA DELLA DISCIPLINA DELLA SANTA CROCE UN GRANDE PATRIMONIO DA RISCOPRIRE

Anche in ambito cristiano è possibile osservare, con attenta analisi, simboli e significati esoterici.

Partecipammo, a suo tempo, a una visita guidata organizzata dall' Istituto Italiano del Castelli presieduto dall'arch.Luigi Maglio e ci parve di scoprire un patrimonio storico, culturale, religioso e architettonico davvero unico e straordinario. Pertanto realizzammo, con le foto di Mario Zifarelli, un reportage che ci consentì di effettuare una rarissima full immersion nella Napoli sacra del XIII° secolo proprio al limitare esterno di quel Miglio Sacro costituito dal Decumano Maggiore.
Infatti, non é facile accedere a siffatta struttura chiusa al pubblico da oltre trent'anni e, in quella circostanza, grazie all'ospitalità di Bianca Como Superiora della Confraternita, l'unica donna a quanto ne sappiamo a presiedere una Arcoconfraternita, e grazie a Michelangelo Pisani di Massamormile uno dei Governatori della Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce nonchè lucido conservatore della memoria storica del Sodalizio religioso, potemmo accedere al prezioso scrigno di storia entrando da un ingresso laterale in prossimità della Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella.
Ci rendemmo subito conto di quanto la popolazione cittadina e in particolare i poveri e gli indigenti che affollavano la città già dalla fine del 1200, avessero bisogno di questa struttura caritatevole e diremo oggi filantropica. Proprio in quel periodo fu fondata la congregazione che attualmente è laica e dotata di cariche elettive su basi democratiche anticipando i tempi e mostrando tendenze di grande apertura alla modernità.



L'obiettivo primario dell'attuale Governo dell'Arciconfraternita consiste nel restauro della chiesa danneggiata dal terremoto dell'80 e delle opere d'arte, raccolte sin dal 1300, e consegnate alla Soprintendenza visti i frequenti furti degli anni ottanta; per questa ragione l'edificio fu murato e interdetto alle visite per circa trent'anni. L'obiettivo secondario, ma non meno importante, é quello di ridiventare un punto di riferimento per gli abitanti di Forcella da troppo tempo ghettizzati. L'edificio é adiacente al complesso di Sant'Agostino alla Zecca con il suo splendido campanile gotico in piperno, marmo e mattoni con relativo stemma aragonese, e l'Arciconfraternita nasce proprio dall'acquisto che i confratelli fecero dai padri agostiniani dei locali precedentemente abitati da monache basiliane. Oggetto della visita l'oratorio, il giardino agrumeto con gli affreschi rappresentati un ciclo di Storie della vita di Gesù parzialmente restaurato, la fontana del '500 e la chiesa che mostra ancora testimonianze trecentesche con la tomba marmorea del Confratello Bartolomeo del Sasso di Scala ritratto con l'inquietante sacco penitenziale. 
Ma qualcosa ha attirato la nostra attenzione sempre a caccia di tracce esoteriche. Sul portale di ingresso alla Confraternita abbiamo notato un ritratto della Madonna con il Bambino scolpita a rilievo inscritta in un triangolo; ciò non è del tutto usuale trattandosi di immagini sacre. Tale figura potrebbe essere ricollegata all'occhio che tutto vede, di derivazione massonica, inscritto all'interno di un triangolo provvisto di numerosissimi raggi, chiaramente osservabile nella decorazione superiore di un imponente mobile ligneo forse dedicato alla conservazione di teche e ostensori. Si tratta di ambientazioni geometriche sacre e massoniche che già avemmo modo di osservare nella Cappella Pappacoda e nella chiesa di San Gennaro all'Olmo e che fanno riferimento, di sicuro e da un punto vista numerologico, al triangolo ovvero alla figura della perfezione pitagorica del numero Tre; quel triangolo che, pur essendo una delle forme più semplici delle figure piane, sarebbe la prima forma della manifestazione divina in cui il principio ternario costituisce il cardine della creazione. Ma non finisce qui e anche la scala a chiocciola all'interno della sagrestia della chiesa della Compagnia ci ha colpito per la sua spirale logaritmica e la proporzione aurea (1,618) che Frà Luca Pacioli, precettore di Leonardo da Vinci, teorizza agli inizi del 1500 nel De Divina Proportione. Anche in questo caso c'è un precedente nelle nostre peregrinazioni e ricordiamo di aver visto una straordinaria scala a chiocciola all'interno della Torre del Beverello in Castel Nuovo. Infine, concludendo la visita, basta alzare lo sguardo verso l'alto e osservare la colomba al centro della cupola della chiesa che testimonia, oltre alla presenza dello Spirito Santo, la presenza di un simbolo che risale a divinità siriache come Atargatis la Dea Sirena da cui potrebbe derivare la Sirena Partenope oppure a divinità greche come Derceto stando alle fonti che riconducono a Strabone e Plinio.


Syrian Atargatis Mermaid (immagine tratta dal web)

Appare chiaro che ancora molto lavoro c'è da fare ma la volontà di procedere é forte; ne è esempio la coppia di angeli di altare che sono stati ritrovati dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri e che oggi sono osservabili ai lati dell'altare maggiore della chiesa. Dunque fra restauri, ritrovamenti di reperti trafugati da parte dei Carabinieri, restituzione da parte della Soprintendenza di oggetti conservati in luoghi più sicuri, riordinamento della Confraternita e un rinnovato interesse verso questo sito così importante per la storia cittadina non è da escludere che, di qui a qualche anno, tutti gli ambienti potranno essere restituiti alla pubblica fruizione.