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lunedì 26 gennaio 2015

Per un'antropologia dell'informazione partenopea.

Recensione del nostro sitoblog antoniotortora.it apparsa sulle pagine de Il Mattino online in data 24 gennaio 2015 a firma del collega Marco Perillo che ringraziamo molto per la sensibilità con cui ha trattato l'argomento mostrando di aver compreso fino in fondo lo spirito con cui abbiamo duramente lavorato in team con i tecnici informatici nonchè amici Marco Manna ed Enrico Aiello. 

Un altro riconoscimento importante al nostro lavoro svolto nell'interesse della città. 

L'Homo Parthenopeus é qualcosa di più, é valore aggiunto alla vita stessa di Neapolis ed è bene che si comprenda che la cultura é l'elemento più importante e imprescindibile per comprendere il nostro passato, per vivere il nostro presente, per sperare nel nostro futuro.

 articolo blog guru meditation


giovedì 18 dicembre 2014

Land art Campi Flegrei 2014 - Parco Urbano dei Camaldoli Note a margine

Land art Forma d’arte contemporanea, nota anche come earth artearth works(«arte della terra», «lavori di terra»), sorta intorno al 1967 negli Stati Uniti e caratterizzata dall'abbandono dei mezzi artistici tradizionali per un intervento diretto dell’operatore nella natura e sulla natura.

In tale scelta era insito un rifiuto del museo, come luogo dell’opera d’arte, e del mercato artistico: le opere hanno per lo più carattere effimero e restano affidate specialmente alla documentazione fotografica e video, a progetti, schizzi ecc. Gli artisti che hanno individuato nella natura la loro area operativa, infatti, non puntano tanto al risultato quanto al processo e alla realizzazione di un’esperienza esemplare; donde l’affinità che lega questo tipo di ricerca all'arte concettuale e, più in generale, all'arte di comportamento. (da l'enclopedia Treccani). 

Il rapporto che lega l'individuo all'ambiente  è di primaria importanza, dal momento che la natura fa da sfondo al quadro della nostra esistenza; infatti, siamo destinati a sbocciare e a decomporci nella sua vasta matrice; ma la nostra ambizione ed i nostri talenti, combinandosi, ci inducono a desiderare qualcosa di più della mera sopravvivenza: aspiriamo a lasciare un segno a inscrivere le nostre osservazioni e i nostri gesti nel paesaggio, nel tentativo di interpretare e superare lo spazio in cui viviamo. (da wikipedia).

« L’unico mezzo con cui possiamo preservare la natura è la cultura »
(Wendell Berry)




Il rilancio in chiave culturale dei Campi Flegrei è il principio ispiratore alla base del progetto “Land Art Campi Flegrei” ideato dall’Associazione Leaf, l’ente nato nel 2006 a tutela del territorio a nord-ovest di Napoli. La LAND ART è Arte ecologica per eccellenza e mira ad ampliare le attrattive turistiche dei Campi Flegrei; si tratta della realizzazione di sentieri culturali lungo le aree del parco che si esplicano attraverso l’installazione di opere concettuali tridimensionali, realizzate prevalentemente con materiali naturali locali.
Dubbio antropologico
Le opere realizzate in situ educano, offrono l’opportunità di scoprire nuove relazioni tra: ambiente e comunità, oasi e città, tempo libero e cittadinanza attiva,storia e cultura. Land Art è una forma di arte che esplica la sua forza simbolica con la creazione di istallazioni in situ ed a cielo aperto, rappresentando una delle maggiori correnti creative dal carattere ecologico e sostenibile.



Chi scrive é un assiduo frequentatore del Bosco o Selva dei Camaldoli pertanto ne ha seguito la gestazione nella fase precedente alla sua inaugurazione e parimenti ne ha seguito tutte le vicissitudini sin da quando è stato aperto al pubblico nel 1996. Il Parco è davvero unico, con i suoi oltre 130 ettari, e non può non far piacere che un gruppo di artisti abbia scelto l'unica cornice davvero selvaggia esistente nella nostra città; cosicchè essi hanno potuto esprimersi con un senso di libertà che solo una fitta macchia di castagni può offrire; il tutto nella più completa suggestione di una natura che, per certi versi, si mantiene incontaminata. Quando ne percorro i sentieri mi rendo conto di quanto sono fortunato a vivere non lontano da un luogo così ricco di natura, storia, religiosità e  tradizione. Perchè fino alla seconda metà del novecento  qui si saliva in escursione e mi piace ricordare che lo stesso Benedetto Croce, a soli 24 anni e nel lontano 1890, vi salì in gita con altri illustri soci della sezione napoletana del  Club Alpino Italiano fra cui Vincenzo Volpicelli, Giuseppe de Montemajor, il Conte Ludovico de La Ville sur Yillon e Giuseppe Ceci. Ciò è testimoniato nell'Archivio della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce e precisamente in una delle tre buste che contengono le foto ricordo di quella gita. Francamente ingenera in me commozione il sapere che, forse, ho calcato lo stesso suolo dove é passato l'autore di "Storie e Leggende napoletane". Ironia della sorte anch'io ho fatto parte della stessa sezione del Cai e per un paio d'anni ne ho ricoperto l'incarico di Addetto Stampa. 
percorso nel bosco dei Camaldoli


 decina templare camaldoliIl parco, dicevamo, è anche ricco di storia con i suoi reperti risalenti al neolitico e i suoi colombari e resti di villae di epoca romana; ricco di spiritualità con il suo splendido e panoramico Eremo, oggi gestito dalle Suore Brigidine, posizionato a 485 metri d'altezza; ricco di tradizione antropica per le attività che da sempre caratterizzano il castagneto ceduo. E c'è anche un pizzico di mistero grazie alla presenza dell'antico edificio della Decina ricca di simboli templari o comunque massonici. Anche se è passato un pò di tempo, ma io già mi premurai di dedicare in precedenza una slide fotografica all'evento Land art Campi Flegrei 2014, mi fa piacere tornarne a parlare; sono sicuro che la mia amica e collega Francesca Panico, organizzatrice e portavoce dell'evento ne sarà anch'essa contenta con tutto lo staff organizzativo.

(Antonio Tortora)

lunedì 15 dicembre 2014

"L'Espresso Napoletano" dicembre 2014









Articolo pubblicato su "L'Espresso Napoletano" del dicembre 2014 a firma del giornalista Danilo Capone e contenente stralci di intervista al giornalista, con interessi antropologici, Antonio Tortora. 
Il tema trattato riguarda Monte Echia inteso come sito scelto per la fondazione di Partenope. Non si tratta solo di suggestione emotiva o di gradimento estetico per lo scenario che ivi si ammira bensì si cerca di esaminare qualcosa di più profondo e ancestrale che riguarda l'origine stessa della città e una dei suoi principali portali energetici.
Qui infatti, proprio sul promontorio di Pizzofalcone,  potrebbe esserci la tomba della Sirena Partenope visto che, secondo il geografo Strabone, il mitico sacello poteva essere visto dal mare. Ma d'altra parte sono varie le ipotesi che di volta in volta sono state prese in considerazione; per cui anche la punta posillipina della Gaiola e la zona portuale,fra le aree che attualmente comprendono il Maschio Angioino e il Palazzo Reale, potrebbero candidarsi, e ciò a pieno titolo, a sito sacro di così grande importanza che le corse lampadiche,feste antichissime dedicate proprio alla Sirena, furono organizzate annualmente per parecchi secoli. Francamente, al di là delle ipotesi storiche e delle questioni interpretative legate al sito, ci piace trasmettere al lettore un'emozione. Qui sembra di stare sulla punta tronca di una immensa piramide di tufo, che in certi orari della giornata e con il sole splendente, brilla con i frammenti di ossidiana e i microcristalli di feldspato e di quarzo; sembra una corona regale riposta sulla mitica testa della Sirena. (Antonio Tortora)

Per leggere la cultura a Napoli, anche online: http://www.espressonapoletano.it/

giovedì 4 dicembre 2014

Canefora - tempio di Cerere (S. Gregorio Armeno)

Bassorilievo della Canefora 
presso S.Gregorio Armeno a Napoli


<<Regina caeli, sive tu Ceres

  alma frugum parens originalis,

  quae, repertu laetata filiae,
  vetustatae glandis ferino remoto pabulo,
  miti commostrato cibo nunc
  Eleusiniam glebam percolis>>
(da Romano Impero)
La Chiesa di San Gregorio Armeno di Napoli è anche conosciuta come Chiesa di santa Patrizia. Pare sia stata edificata sulle rovine del tempio di Cerere attorno al 930.
Un’altra leggenda, invece, attribuisce l’edificazione del Monastero ad un gruppo di monache basiliane, seguaci di santa Patrizia, che vi si sarebbero stabilite dopo la morte della santa, conservando le reliquie di san Gregorio Armeno (che fu patriarca di Armenia dal 257 al 331).





Dobbiamo ringraziare la nostra amica Annamaria Cirillo titolare della fornitissima Libreria Neapolis, sita in via San Gregorio Armeno 4, se abbiamo potuto rintracciare il bassorilievo riproducente la Canefora. Infatti, pur essendo passati innumerevoli volte per il punto esatto dove la mirabile immagine può essere osservata, mai ci eravamo resi conto di quella arcaica e così importante presenza. Tutto ciò é accaduto più di un anno e mezzo fa allorquando, in compagnia del fotografo Mario Zifarelli, andavamo a caccia di testimonianze esoteriche da immortalare fotograficamente al fine di realizzare quello che é poi diventato l'evento culturale principale dell'autunno dello scorso  2013; ovvero la Mostra "Napoli Svelata"tenuta presso la Sala delle Terrazze a Castel dell'Ovo dal 26 ottobre al 4 novembre. Di recente siamo tornati sul luogo, a nostro avviso, sacro e abbiamo fatto qualche altro scatto, foto non professionali ovviamente ma ispirate da un'indescrivibile emozione e abbiamo potuto vedere con quanta cura il Maestro d'Arte Presepiale Aldo Vucai, al civico 14, cerca di non coprire con i suoi allestimenti artigianali la figura quasi ectoplasmatica della Canefora. Questa ci appare con più forza figurativa nell'atto di recarsi presso il Tempio per celebrare il culto, così importante per la Magna Grecia e per la civiltà romana; nonché si manifesta con maggior potenza evocativa, quasi fosse un portale energetico da cui accedere ai misteri celebrati in onore di Cerere e Proserpina.
Sia la foto al naturale da noi scattata con una Nikon CoolpiX da 14.0 Megapixel che la foto manipolata con un programma grafico dall'amico Enrico Aiello ,che ci segue in questa grande avventura tutta partenopea, conservano una sorta di freschezza e di attualità. Esse infatti, pur nel caos antropologico delle festività natalizie, riattivano, tra il sacro e il profano, la memoria più profonda e ancestrale dell'osservatore. E'con il simbolo, dunque con l'immagine, che una forma di conoscenza pura e non contaminata dal pensiero e dalla ragione, si desta e conduce al ricordo, di platoniana memoria, di tutto ciò che fu e che costituisce le fondamenta di un presente che non può essere decifrato senza assecondare la giusta esortazione "Memini".
Un invito rivolto a quanti si accingono a  recuperare il mito e la storia della città per acquisire consapevolezza, per approfondirne la conoscenza, per riaccendere l'autostima di un popolo che tutto deve al genius loci, che l'ha miticamente e magicamente accolto sulle sponde di Megaride, Partenope, Palepoli e  Neapolis: "recatevi al Tempio e cercate la Dea; essa vi risponderà". Anche una particella infinitesima di un'antico luogo di culto merita il rispetto dovuto ai pilastri della storia, della saggezza e della religiosità di un popolo megaridiano, partenopeo,palepolitano e neapolitano che ha saputo e voluto sopravvivere a millenni di storia, e che sempre sopravviverà. (Antonio Tortora)

mercoledì 3 dicembre 2014

Foto di barche in costruzione di Antonio Tortora

Mergellina, Margellina o Mergoglino


« sull'arenoso dorso, a cui riluce / di Capri la marina / e di Napoli il porto e Mergellina. »
(Giacomo Leopardi, La Ginestra)


Quesito: 
Si tratta di semplice fasciame di imbarcazioni, stringhe bosoniche o p-brane della fisica teorica, costrutti spazio temporali o nanotubi allotropici? 
Risposta: "Qualunque cosa sia é in via di costruzione; solo il risultato ne mostrerà chiaramente il grado di creatività e il processo evolutivo" dall'introvabile opera di Antonio Tortora  "La vita presente é l'unica opportunità che non deve essere assolutamente persa" Pseudobiblia 2014.


Un tempo era usuale vedere, sulle rive del nostro mare, scene del genere ovvero la costruzione di imbarcazioni realizzate secondo tecniche antiche e collaudate. 
Purtroppo di questi tempi è diventato uno spettacolo raro poiché la vetroresina e altri materiali plastico-polimerici hanno preso il posto del legno e la produzione industriale su vasta scala ha rimpiazzato quasi completamente la costruzione artigianale delle barche. 
Queste foto rappresentano la testimonianza di un'arte da sempre considerata molto importante per i popoli costieri, caratterizzati dalla vocazione marinaresca e piscatoria. 
C'é ancora qualche cantiere che merita di essere visitato sul Lungomare di Margellina (alla napoletana) e c'è ancora qualche vecchio ma arzillo pescatore in grado di raccontare le avventure di un passato ancora vivo nella memoria partenopea.

domenica 30 novembre 2014

Lago d'Averno

Cancello degli inferi, o paradiso in terra?

Il poeta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide colloca vicino a tale lago l'ingresso mistico agli Inferi, dove l'eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238). 

Oggi sede di più prosaiche attività (come quelle dell'azienda agricola Mirabella)




un'esperienza myst-ica 2.0

Il precedente post, mostrava la prospettiva dall'esterno della casina Vanvitelliana.
in questo post si possono analizzare meglio le emozioni antropologiche dell'essere a tu per tu con i propri pensieri, come in un canto estatico della sirena Partenope che ci ammalia spiritualmente come ospiti illustri del Lago Fusaro: 

  • L’ Imperatore del Sacro Romano Impero prima e Imperatore d’Austria poi Francesco Giuseppe Carlo Giovanni II d’Asburgo-Lorena, 
  • il geniale e precoce compositore austriaco Joannes Chrisostomus Wolfgangus Theophilus Mozart, 
  • il celebre compositore dell’opera “Il Barbiere di Siviglia” Giovacchino Antonio Rossini, 
  • il secondo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi 
ed infine il giornalista too curious Antonio Tortora autore del famosissimo e introvabile “La vita presente è l’unica opportunità che non deve essere assolutamente persa” Pseudobiblia 2014.

sul terrazzo

Duplicazione antropologica
evanescenza... 

Osservazione
Riflesso della vita


sabato 29 novembre 2014

libere meditazioni


 «Andai sul Monte Echia - Pizzofalcone ("nei boschi" scrive  Henry David Thoreau nella celebre opera Walden) perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici».



L'inizio della frase "Andai sul Monte Echia - Pizzofalcone" costituisce un libero adattamento letterario operato da Antonio Tortora per far capire al lettore e al surfer occasionale l'importanza energetica del sito più importante della città di Partenope, o Palepoli se si vuole, ed anche il più sconosciuto agli stessi napoletani. Qui l'energia cosmico-tellurica irrompe nello spazio e nel tempo prendendo, simbolicamente, il posto dell'energia naturale del bosco di Waldeniana memoria cui allude con tanta determinazione Thoreau.






"I giornalisti Antonio Tortora di Napoli.com e Danilo Capone de L'Espresso Napoletano in esplorazione antropologica in un luogo primigenio dove cogitare, meditare e contemplare appare doveroso, necessario e irrinunciabile".  

Una fonte d'ispirazione

un'esperienza myst-ica


 
presso il lago Fusaro (casina Vanvitelliana) - #antoniotortora
 




venerdì 28 novembre 2014


Non é una distesa desertica con effetto Fata Morgana sullo sfondo bensì il possente muro dell'ex carcere minorile Filangieri visto dal basso

Playlist su youtube  Napoli per le scale;
Scale, calate, discese, gradini, gradoni, rampe, le scale di Napoli sono degli antichi percorsi pedonali che congiungono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.
Queste strade furono innalzate anche per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose: monasteri, ritiri, chiese, ecc. o soprattutto, per esigenze urbanistiche.
Risultano tutt'oggi oggetto di studio e sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici.



Non é mera questione di meditazione, buddismo, zen, esicasmo o quant'altro; bensì é questione di interrogativi supremi che cercano risposte. Noi crediamo che nella poesia "Gradini" dello scrittore tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, ci siano risposte precise a quesiti cui non ci si può esimere dal ricercare risposte. Il punto interrogativo del dubbio, dell'incertezza e della titubanza caratterizza la nostra vita inesorabilmente e ad un certo momento dobbiamo fermarci, tirare un respiro, impedire che l'ansia soverchi noi e tutto il nostro essere, dobbiamo aggiustarci gli occhiali sul naso e dobbiamo guardarci indietro per esaminare la nostra esperienza, dobbiamo guardare i nostri piedi per capire fin dove siamo arrivati, dobbiamo guardarci intorno per scoprire in quali territori ci siamo addentrati ed infine, cosa difficile dopo una lunga e meditata pausa, dobbiamo guardare avanti dimenticando per un secondo tutto quanto ci circonda, e riprendere finalmente il cammino. Si tratta di una scala antropologica che parte dalla materia corporea e dal corpo vivente, attraversa l'affettività, l'intelligenza e la libertà, sosta per qualche tempo nell'autocoscienza; infine raggiunge la supercoscienza. Una vera e propria piramide ascensionale che conduce l'uomo a sviluppi imprevedibili e unici per ogni essere vivente. 

Gradini (Hermann Hesse)

Come ogni fior languisce e
giovinezza cede a vecchiaia,
anche la vita in tutti i gradi suoi fiorisce,
insieme ad ogni senno e virtù, né può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore
sia pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi,
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci,
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo d'infiacchire nell'ignavia:
sol chi e' disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a nuovi spazi:
della vita il richiamo non ha fine....
Su, cuore mio, congedati e guarisci...
playlist Antonio Tortora


su youtube le escursioni, emozioni, visite antropologiche sulle tracce dell'Homo Partenopeus e sannitico

da parte del giornalista #antoniotortora