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lunedì 1 agosto 2016

LA NATURA PRIMORDIALE DI NAPOLI ATTRAVERSO GLI OLTRE 500 SCALINI DEL "PETRAIO" IN COMPAGNIA DELLE OSSERVAZIONI DEL PITTORE ASTRATTISTA PAUL KLEE CHE AGLI INIZI DEL '900 QUI SOGGIORNO' E TRASSE ARTISTICA ISPIRAZIONE

IN COMUNICAZIONE DIRETTA FRA LA COLLINA DI SAN MARTINO E IL CORSO VITTORIO EMANUELE, IL COSIDDETTO "PETRAIO", SORPRENDE PER I PAESAGGI CON SCORCI SUL GOLFO PARTENOPEO E FIORITI BALCONCINI, COSTELLATO DI MINUTE ARCATE A VOLTA SINUOSE ALTERNATE A PICCOLI MA CARATTERISTICI PORTONI D'INGRESSO CHE MENANO A UMILI ABITAZIONI ED A  PALAZZOTTI SIGNORILI.
di Antonio Tortora

Il Petraio con palazzi signorili sullo sfondo (Foto di Antonio Tortora)
 
Pedamentina del Petraio (Foto di Antonio Tortora)

Qui la storia sembra essersi fermata, in un silenzio irreale rotto solo dai passi lenti di fortunati residenti e turisti curiosi che non disdegnano di avventurarsi su percorsi forse faticosi ma di sicuro suggestivi. Qui si respirano ancora, con un pò di immaginazione, gli antichi profumi di vigna che "o' Zi' Mario, mitico personaggio della zona, coltivava fino a non molti anni fa producendo un vino di qualità superiore; una sorta di antesignano del "chilometro zero" e del biologico. Da queste parti, nella pensione Haase oggi non più esistente, soggiornò agli inizi del '900 il pittore astrattista e musicista tedesco PAUL KLEE che disse di Napoli: "qui ogni respiro è felicità” e ne rimase così colpito da affrontare una vera e propria ricerca su quella che può essere definita LA NATURA PRIMORDIALE DI NAPOLI. E tale analisi ci piace molto per la sua profondità antropologica attestata da una serie di osservazioni che il pittore fece allorquando affermò in un suo diario, con straordinaria lucidità, “cerco di scendere nel cuore delle cose non ancora nate”, indagando con sguardo concentrato a “questi orti dove la vita pulsa in bilico sull’amorfo e sull’indistinto”. Il tutto diventa ben comprensibile riflettendo sulla sua frase: "il colore mi possiede" e qui a Napoli tutto è colore, un colore innervato sull'attimo presente precario ma creatore di futuro. Alcune note introspettive del pittore e certi suoi dipinti astratti e fortemente emozionali sembrano davvero indicare la volontà di "cercare di scendere nel cuore delle cose non ancora nate". Napoli come matrice mitocondriale originaria e utero dove avviene il miracolo della nascita e della vita. Noi ci avventuriamo spesso su questa pedamentina per riemozionarci sull'antico cammino radiale dei padri e di una Napoli radiosa che riscopre sè setssa ogni giorno e concede all'amante dal cuore puro di partecipare a questa mirabile caccia al tesoro che mai delude, mai stanca, mai tradisce. Pur tra mille problemi e contraddizioni Essa vive e produce vita, energizza e rinvigorisce, dona speranza e fiducia e con un pò di attenzione qui al PETRAIO, descritto nel 1873 da Raffaele D’Ambra come «un lungo acclivo abbondante di ciottoli ed altro petrame che per pioggia o per lavori campestri si stacca da altri terreni di alluvioni», si può provare ad ascoltare ancora la musica del violino di KLEE che era anche musicista oltrechè pittore. Ironia della sorte alcuni giorni fa ci parve di sentire qualche nota classica di sottofondo e un nuovo tunnel spazio - temporale ha aperto le porte della percezione e mai più ce ne saremo andati via da quel luogo magico.




Nostra slide di qualche anno fa: 

 





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venerdì 2 gennaio 2015

Come Napoli si visita per scale, gradini e pedamentine così la vita si percorre in salita attraverso i "gradini" dello spirito


Hermann Hesse ci aiuta a salire i "gradini" della vita con una sua splendida poesia che invita ad una profonda riflessione.

Non é mera questione di meditazione, buddismo, zen, esicasmo o quant'altro; bensì é questione di interrogativi supremi che cercano risposte. Noi crediamo che nella poesia "Gradini" dello scrittore tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, ci siano risposte precise a quesiti cui non ci si può esimere dal ricercare risposte. Il punto interrogativo del dubbio, dell'incertezza e della titubanza caratterizza la nostra vita inesorabilmente e ad un certo momento dobbiamo fermarci, tirare un respiro, impedire che l'ansia soverchi noi e tutto il nostro essere, dobbiamo aggiustarci gli occhiali sul naso e dobbiamo guardarci indietro per esaminare la nostra esperienza, dobbiamo guardare i nostri piedi per capire fin dove siamo arrivati, dobbiamo guardarci intorno per scoprire in quali territori ci siamo addentrati ed infine, cosa difficile dopo una lunga e meditata pausa, dobbiamo guardare avanti dimenticando per un secondo tutto quanto ci circonda, e riprendere finalmente il cammino. Si tratta di una scala antropologica che parte dalla materia corporea e dal corpo vivente, attraversa l'affettività, l'intelligenza e la libertà, sosta per qualche tempo nell'autocoscienza; infine raggiunge la supercoscienza. Una vera e propria piramide ascensionale che conduce l'uomo a sviluppi imprevedibili e unici per ogni essere vivente. 

Hermann Hesse



Gradini (Hermann Hesse)

Come ogni fior languisce e
giovinezza cede a vecchiaia,
anche la vita in tutti i gradi suoi fiorisce,
insieme ad ogni senno e virtù, né può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore
sia pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi,
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci,
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo d'infiacchire nell'ignavia:
sol chi e' disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a nuovi spazi:
della vita il richiamo non ha fine....
Su, cuore mio, congedati e guarisci...

Hermann Hesse - Gli scritti postumi di Josef Knecht da "Il giuoco delle perle di vetro"

Video tratto da dankkya


    


venerdì 28 novembre 2014


Playlist su youtube  Napoli per le scale;
Scale, calate, discese, gradini, gradoni, rampe, le scale di Napoli sono degli antichi percorsi pedonali che congiungono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.
Queste strade furono innalzate anche per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose: monasteri, ritiri, chiese, ecc. o soprattutto, per esigenze urbanistiche.
Risultano tutt'oggi oggetto di studio e sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici.



Non é mera questione di meditazione, buddismo, zen, esicasmo o quant'altro; bensì é questione di interrogativi supremi che cercano risposte. Noi crediamo che nella poesia "Gradini" dello scrittore tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, ci siano risposte precise a quesiti cui non ci si può esimere dal ricercare risposte. Il punto interrogativo del dubbio, dell'incertezza e della titubanza caratterizza la nostra vita inesorabilmente e ad un certo momento dobbiamo fermarci, tirare un respiro, impedire che l'ansia soverchi noi e tutto il nostro essere, dobbiamo aggiustarci gli occhiali sul naso e dobbiamo guardarci indietro per esaminare la nostra esperienza, dobbiamo guardare i nostri piedi per capire fin dove siamo arrivati, dobbiamo guardarci intorno per scoprire in quali territori ci siamo addentrati ed infine, cosa difficile dopo una lunga e meditata pausa, dobbiamo guardare avanti dimenticando per un secondo tutto quanto ci circonda, e riprendere finalmente il cammino. Si tratta di una scala antropologica che parte dalla materia corporea e dal corpo vivente, attraversa l'affettività, l'intelligenza e la libertà, sosta per qualche tempo nell'autocoscienza; infine raggiunge la supercoscienza. Una vera e propria piramide ascensionale che conduce l'uomo a sviluppi imprevedibili e unici per ogni essere vivente. 

Gradini (Hermann Hesse)

Come ogni fior languisce e
giovinezza cede a vecchiaia,
anche la vita in tutti i gradi suoi fiorisce,
insieme ad ogni senno e virtù, né può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore
sia pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi,
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci,
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo d'infiacchire nell'ignavia:
sol chi e' disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a nuovi spazi:
della vita il richiamo non ha fine....
Su, cuore mio, congedati e guarisci...