Visualizzazione post con etichetta corruzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta corruzione. Mostra tutti i post

mercoledì 7 settembre 2016

IL VERO NEMICO DEGLI ITALIANI E' LA BUROCRAZIA CHE SI ANNIDA DAPPERTUTTO ED ANCHE E SOPRATTUTTO NELL' ERA DELL' INFORMATIZZAZIONE HA PARTORITO UN' INFINITA' DI CENTRALI DI POTERE BUROCRATICO BLOCCANDO LA DEMOCRAZIA E LO SVILUPPO DI UN PAESE CHE LANGUE NELL' IMMOBILISMO.

In Italia il braccio armato della politica ovvero la Burocrazia scarica sul cittadino e sull'imprenditore, ormai inermi, tutto il peso di un potere autoritario, ottuso, implacabile e opprimente. Il cittadino è costretto sistematicamente a piegarsi di fronte a pubblici funzionari scarsamente intelligenti e a colletti bianchi interessati solo alla propria carriera, a tal punto da rinunciare ai propri diritti mentre le imprese non riescono a crescere e a progredire; anzi sempre più spesso non possono far altro che chiudere e scappare in altri Paesi dove chi lavora è ben accolto e non certamente angariato e tartassato.

di Antonio Tortora


"Burocrazia soffocante" Tratto da Intraprendente.it

"Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi" afferma Galileo Galilei in Considerazioni al Tasso e forse, chissà, aveva in mente la classe dei burocrati. Cosicchè è notorio che qualunque cittadino sia entrato in contatto con la burocrazia, a qualsiasi titolo, sia disposto a riconoscere che in Italia la pubblica amministrazione fa davvero schifo, dobbiamo dirlo senza mezzi termini, e non a caso gran parte della macchina amministrativa è gravemente colpevole in quanto responsabile delle disfunzioni, dei malfunzionamenti, dei disservizi nonchè degli inconcepibili ritardi che gravano su privati e aziende. Naturalmente anche aziende e organizzazioni non pubbliche, ad esempio quelle erogatrici di pubblici servizi per conto delle amministrazioni locali, evidentemente per emulazione e per garantirsi schemi di gestione del potere vessatorio su cittadini che vengono drammaticamente considerati sudditi, operano alla stessa maniera e ne ricalcano tutti i difetti. In effetti, quello che il sociologo tedesco Max Weber identificava brillantemente e concettualmente con il "potere degli uffici" e che dall'antica Roma, passando per Napoleone Bonaparte, per giungere alla italica contemporaneità che tutti conosciamo, si è consolidato, rafforzato e stratificato creando un paleoreticolo inestricabile di soggetti dotati di poteri vitali per il funzionamento del Paese, che non hanno fatto e non fanno altro che cercare di sopravvivere all'avvicendarsi dei nuovi appartenenti alla casta dei governanti e dei decisori nonchè ai finti o veri mutamenti dei sistemi politici e delle stesse forme di governo. Di rado emergono e diventano visibili alla pubblica opinione o perchè tirati in ballo da coraggiose inchieste giornalistiche oppure perchè coinvolti da investigazioni promosse dalla magistratura per fatti di cronaca e di corruzione. Di norma operano nell'ombra e, approfittando del can can e delle gazzarre che i media prezzolati scatenano periodicamente, studiatamente e all'occorrenza, contro una generica e inetta classe politica, continuano a manovrare vessando i cittadini, obbligandoli a cozzare contro bizantinismi normativi inconcepibili e funzionali al caos e ad un senso di impotenza imperanti da troppo tempo nel nostro Paese; ma quello che è più grave incentivano, in maniera scientifica e volutamente studiata ad arte, alla corruzione che è il vero flagello di un'Italia in dissolvenza. E ancora, giusto per scendere nello specifico delle azioni di cittadini che dovrebbero essere come tutti gli altri, con un nome e cognome, ma che in realtà sono dotati di poteri discrezionali ai limiti del sacro e dell'inviolabile da parte dei semplici e comuni cittadini, pongono freni, pastoie e veti; provocano rallentamenti e blocchi inspiegabili, concedono e ritirano autorizzazioni a loro piacimento, aggravano ogni processo amministrativo nonostante siano state varate leggi che esplicitamente lo vietano. In altre parole se ne fregano e vanno diritti per la loro strada, assisi sulle loro inviolabili e sconosciute poltrone di comando, riveriti come gli oracoli del mondo classico e pieni di quella prosopopea derivante dalla conoscenza minuta e capziosa di regole e strumenti normativi di cui sono i depositari indiscussi. Si perchè essi parlano una lingua incomprensibile al volgo ovvero quel burocratese verboso e pedante che può condurre all'impazienza e alla pazzia qualunque soggetto normale dotato di medio buonsenso. "Verwaltungssprache" in tedesco,  "jargon bureaucratique" in francese, "bueraucratic language"  in inglese sono tutti termini che indicano, nella cultura europea, quelli che possono essere definiti veri e propri limiti della scrittura e della speciale lingua amministrativa che però non dappertutto assume un significato così spregiativo e avverso come in Italia. Qui da noi sia il normale impiegato che il funzionario ministeriale, muovendosi a proprio agio, fra testi di leggi, regolamenti, normative e circolari, si coprono vicendevolmente, occultano deliberatamente gli errori spesso fatali per la cittadinanza e per le aziende private, si scambiano i posti di comando o gli incarichi attraverso cui transitano dinieghi e autorizzazioni, irrobustiscono quella rete di protezione invincibile che fa diventare gli uffici veri e propri "porti delle nebbie" dove quello che c'è diventa invisibile e quello che non c'è può comparire miracolosamente. Una sorta di complicità sotterranea di un numero imprecisato e mai censito di "colletti bianchi" i cui dirigenti di altissimo livello, spesso quasi mai visti sul posto di lavoro, guadagnano stipendi annui per centinaia di migliaia di Euro. Una palude burocratica in cui è impantanato il nostro Paese che è considerato uno dei paesi meno efficienti al mondo da un punto di vista burocratico o "legalese" se si preferisce; cosicchè siamo collocati al 15° posto nella Unione Europea e al 65° posto nel mondo; solo la Grecia e Malta sono peggio di noi in Europa, un ben triste primato davvero. Ogni artigiano o commerciante è obbligato a rivolgersi a un fiscalista con un notevole esborso per affrontare adempimenti burocratici che nemmeno i più accorsati e avviati studi di consulenza commerciale riescono ad affrontare a causa di una ridicola e inutile superfetazione normativa e legislativa che pure rientra, a nostro avviso, in quelle dinamiche frenanti poste in essere dalla burocrazia, dunque funzionali al sistema burocratico italiano. Se è vero come è vero che ogni sia pur piccola o media impresa spende circa 7/8mila euro l'anno per adempimenti burocratici e amministrativi è altrettanto certo che la stessa burocrazia italiana è colpevole di un vero e proprio genocidio imprenditoriale avendo provocato la morte, per cancro burocratico, di parecchie migliaia di aziende, solo negli ultimi decenni, che sono state costrette a fallire, per crediti non riscossi oppure raramente riscossi, dopo tempi biblici e magari dopo il suicidio dell'imprenditore che ha fornito beni e servizi fedelmente e per lungo tempo. In tutto il continente europeo non c'è altra burocrazia così cattiva pagatrice. Tali colpe ricadono, come un serpente che si mangia la coda, sulla classe politica che evidentemente si diverte a far impantanare il cittadino tra timbri, certificati, bolli, formulari, moduli, fotocopie e pratiche di varia e innumerevole natura, magari diverse da Regione a Regione; difatti i tempi medi di attesa agli sportelli sono aumentati di molto, stando a un recente studio dell'Istat, obbligando a file medie di oltre 20 minuti ma sappiamo perfettamente che nelle grandi città, soprattutto alle nostre latitudini meridionali, i tempi di attesa sono spaventosi. Dov'è finita la tanto sbandierata efficienza della pubblica amministrazione? Che fino hanno fatto tutte le finte riforme promesse o inutilmente realizzate? E la carta? Non se ne sarebbe dovuto limitarne l'uso? A noi non sembra. Chiunque si fa una passeggiata presso qualche ufficio, pubblico o privato, si rende immediatamente conto che si trova di fronte a una burocrazia invincibile che adotta le strategie di una guerra asimmetrica condotta spietatamente contro il cittadino che evidentemente viene ritenuto, da una burocrazia senz'anima, un mero suddito di un impero retrogrado che si regge sulle carte e sui permessi; essa tutto pretende dagli inermi cittadini che non comprendono quale ratio c'è dietro questo irresponsabile comportamento e nulla da agli aventi diritto se questi non passano dalle forche caudine di quel puzzo di chiuso nauseante che ristagna in uffici dove la polvere e la lentezza attestano che il Paese è rimasto irrimediabilmente al secolo scorso, almeno da questo punto di vista. Un' ultima cosa; quando si parla di pubblico impiego e di burocrati di norma si pensa che tutti coloro che storicamente hanno svolto tale ruolo siano sempre state ritenute persone per bene o comunque al di sopra di ogni sospetto poichè lo Stato per definizione dovrebbe tenerci ad assumere soggetti integerrimi, onesti e retti. Tuttavia la storia romana antica ci insegna qualcosa di diverso alla luce del fatto che già nel I° sec. a.C. l'imperatore Claudio decise di affidare grandissima parte degli uffici pubblici ai liberti ovvero agli schiavi affrancati cosa che da quel momento e per moltissimo tempo stette a significare che quegli impiegati si distinguevano per l'alto tasso di corruttela, per la capacità di intrallazzare e cospirare, per l'applicazione di un arbitrio personale su leggi e norme imperiali. Tutto ciò potrà apparire strano dal momento che negli ultimi secoli si è cercato di ammantare la pubblica amministrazione di rettidudine e di un sistema valoriale positivo tuttavia, con ogni evidenza, quell'impianto antico quanto strutturato di prevaricazione e di scorretta gestione dei poteri burocratici è geneticamente riemerso dalle brume della storia.

Immagine tratta dal Web






venerdì 17 aprile 2015

l'ITALIA E' UNO DEI PAESI PIU' CORROTTI DEL MONDO. LA CORRUZIONE COSTA OGNI ANNO ALLO STATO OLTRE 60 MILIARDI DI EURO, PER UN IMPORTO PARI A CIRCA IL 4% del PIL.


Non abbiamo bisogno di chissà quali cose e chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di gente onesta !(Benedetto Croce)

 Immagine tratta da  httpwww.glistatigenerali.com

Al di là di ogni stima elaborata dalla Commissione Europea e dalla Corte dei conti lo scorso anno e dei dati presentati dall' OCSE Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel documento - sondaggio Gallup "Cubbing corruption, Investing in growth" del mese scorso, e al di là di ogni critica espressa nei confronti di tali studi si può affermare che i conti non tornano e il costo della corruzione crea un vulnus profondo e un danno antropologico nell'intero tessuto sociale italiano. A distanza di circa venti anni dalle inchieste giudiziarie di Tangentopoli e Mani Pulite il Belpaese, forte anche della esperienza quasi archetipica maturata con la madre di tutti gli scandali ovvero lo scandalo della Banca Romana, nel lontanissimo 1893, che vide protagonisti i massimi resposabili del governo dell'epoca fra cui Crispi e Giolitti oltre che un un numero imprecisato di politici e colletti bianchi, continua a mantenere fede ai principi della corruzione come "intrumentum regni". Si sa il nostro Paese é tradizionalista per eccellenza e non intende rinunciare neanche alla parte più oscura del suo passato. Per chi pensa che la corruzione in Italia sia un fatto meramente attuale e di rilevanza cronachistica dobbiamo ricordare che si tratta, e lo scandalo della Banca Romana lo conferma con assoluta chiarezza, che la corruzione in Italia è una caratteristica strutturale dell'intero sistema di gestione politica, economica e finanziaria di rilevanza storica e non meramente cronachistica. Gridare allo scandalo ogni volta che qualche decisore politico, qualche burocrate o qualche magnate della finanza rimane coinvolto in faccende di rilevanza giudiziaria, legate a tangenti e corruzione, fa dimenticare le 72 eminenti personalità pubbliche, tutti i Presidenti del Consiglio fin dal 1885 e i nomi più altisonanti dell'alta finanza romana implicati nell'affaire Banca Romana. 


                                                                     Immagine tratta da httpwww.t-mag.it

Dunque il fenomeno ha radici storiche antiche e non deve spaventare il fruitore di informazioni e di notizie giornalistiche più di tanto; infatti, in epoca contemporanea la grancassa mediatica, a nostro avviso, non dice nulla di nuovo o di sconvolgente bensì non fa altro che amplificare ciò che già é risaputo e che appartiene alla memoria storica del Paese che spesso caparbiamente dimentica, talvolta incredibilmente resta incredulo, in qualche caso timidamente perdona ma che ultimamente, sia pur in maniera rassegnata, comincia con timidezza malcelata a chiedere giustizia e a voltare pagina, facendo proprio il forse ingenuo aforisma crociano che riportiamo nel titolo.
Ma torniamo ai dati, sia pur non troppi perchè la gente è stufa di sentire dati micro e macroeconomici con la crisi che morde di brutto, e ricordiamo soltanto che su 27 Paesi europei gravano circa 120 miliardi di euro di costo della corruzione di cui ben 60 miliardi sulla sola Italia ovvero quasi il 4% del Prodotto Interno Lordo. E quante persone sono in carcere per corruzione in Italia? Una decina. E in Germania, dove la corruzione incide in misura ridottissima, quante persone sono detenute nelle patrie galere? Ben 8.700. Tutto ciò mentre da noi si parla di giustizia certo ma solo mediatica, con talk show trasformati in Tribunali popolari e con Tribunali la cui austerità e sacralità spesso vengono alterate dall'esigenza di coprire le malefatte dei potenti e dei ricchi che ritengono l'immunità una caratteristica del loro patrimonio genetico. Eppure di galantuomini ce ne sono stati nel nostro Paese. Basta ricordare il durissimo discorso che il Presidente del Senato, Cesare Marzagora uno dei pochi politici italiani indipendenti che non aderì mai a nessun partito, rivolse contro il Parlamento e il malaffare nell'ormai lontano febbraio del 1960. Arringò con appassionato coraggio:"Un'atmosfera di corruzione pesa......sulla vita politica italiana, inquinata dall'affarismo e dagli interventi finanziari illeciti, e ben noti, dei grandi gruppi di potenza parastatali e privati. La tacita e reciproca rassegnazione che si è creata fra i diversi settori politici turba la coscienza non soltanto mia, ma della maggioranza dei colleghi di ogni parte, i quali soffrono, in silenzio, come di fronte a una inevitabile pestilenza". Fin qui tutto attualissimo e condivisibile. Ma andò oltre aggiungendo: "Ebbene mi sia consentito di dire che sono ormai indispensabili precise disposizioni legislative atte a rendere pubblica e obbligatoria la corretta attività amministrativa di tutte le formazioni politiche, oggi condannate a vivere, contravvenendo alle regole, non soltanto fiscali, di una democrazia che voglia considerarsi incensurabile. Onorevoli colleghi: così non si può andare avanti e, se il mondo politico italiano non ritrova il piacere dell'onestà, tristi prospettive, purtroppo, si aprono per il nostro avvenire". Tutto l'intervento scaturì da un raro senso di consapevolezza maturato in ben dieci legislature e da una un forte senso di concretezza e realismo visto che Marzagora nella vita privata fu banchiere; per cui davvero era addentro agli arcana imperii. Appare superfluo aggiungere che il suo intervento non suscitò alcun interesse e anzi fu riportato, come ogni "vox clamantis in deserto" che si rispetti, nelle pagine interne dei giornali dell'epoca compreso Il Popolo della Democrazia Cristiana che pure era molto attento alla vita parlamentare. Dopo pochissimi giorni si dimise dal suo alto incarico istituzionale.

                                      Immagine tratta dahttp://buccinasco.cittaideale.cerca.com/

E anche se la corruzione non si configura come male endemico solo nel nostro Paese, e gli stessi dati dell'Ocse lo dimostrano eloquentemente, l'Italia continua a manifestarsi come il Paese più corrotto d'Europa secondo il Corruption Perception Index 2014 di Trasparency International; con buona pace di J.T. Noonan che, nel complesso studio storico "Ungere le ruote" (titolo evocativo e provocatorio) pubblicato verso la fine degli anni'80 da SugarCo, fa risalire la corruzione a circa tremila anni prima di Cristo per giungere poi alla Rivoluzione Francese. La corruzione per lo studioso statunitense sarebbe una caratteristica saliente di tutte le civiltà antagoniste, non solo, ma in un certo senso la stessa ricchezza e la libertà potrebbero apparire come un prodotto del malaffare visto che i grandi della storia sono passati tutti, o quasi, attraverso le forche caudine della corruzione e sono stati tentati dal denaro oltre che dal potere in sè e per sè, da Periche a Demostene, da Cesare a Seneca, da Richelieu a Robert Walpole, da Danton a Napoleone. E qui ci fermiamo e vorremo chiudere, sempre con il documento Ocse che avverte: "il costo delle truffe e della corruzione negli investimenti pubblici non é solo economico ma politico e istituzionale con seri risvolti per la legittimazione dell'apparato dello Stato e la capacità delle istituzioni governative di funzionare in modo efficace"; difatti per l'importante Organizzazione internazionale "c'è una forte relazione tra la corruzione percepita e la fiducia nel Governo. In altre parole più alta é la corruzione percepita e più bassa é la fiducia nelle istituzioni". Con una percezione della corruzione nelle istituzioni governative che in Italia é pari al 90%, con uno stragismo perennemente impunito unitamente ai servizi segreti deviati, con la realizzazione concreta dei piani elaborati dalla P2 e il caso Moro, per giungere agli stipendi dei parlamentari dieci volte superiori a quelli di un operaio medio il che scredita anche il più onesto fra deputati e senatori e i recenti episodi dell'era berlusconiana, si sta creando un clima pesante che porterà alla rottura degli equilibri sociali e politici. D'altra parte lo Stato non rinuncia minimamente ad essere obbedito con una impenetrabile selva legislativa che serve a coprire le sue magagne e a rendere incerto e inapplicabile il diritto, nè tantomeno rinuncia a farsi pagare tasse e imposte palesi e occulte che vengono altresì percepite dai cittadini come ingiuste, inique e destinate al lussuoso sostentamento di una classe politica inetta oltre che corrotta. Occorre un risanamento totale e la riscoperta del "piacere dell'onestà" di cui il Presidente Marzagora accennava nel suo discorso pochi giorni prima di dimettersi.