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lunedì 18 maggio 2020

CARI CAMPANI BERRESTE LA VOSTRA URINA? MANGERESTE I VOSTRI ESCREMENTI? PRESUMIAMO CHE LA RISPOSTA A TALE QUESITO SIA NEGATIVA. BENE, ALLORA PERCHE' IL NOSTRO GOVERNATORE VINCENZO DE LUCA, AFFETTO DA DELIRIO DI ONNIPOTENZA POLITICA E DA MEDIATICA ONNIPRESENZA, VUOLE COSTRINGERCI A PORTARE ANCORA LA MASCHERINA, VISTO CHE CIO' SIGNIFICA FARCI RESPIRARE GLI SCARTI DELLA NOSTRA STESSA RESPIRAZIONE? VUOLE FORSE FARCI AMMALARE PER GIUSTIFICARE LA DITTATURA SANITARIA CHE HA FEROCEMENTE APPLICATO, IN COLLABORAZIONE CON IL GOVERNO CONTE, IN QUESTI ULTIMI MESI E IN DISPREGIO AI PRINCIPI FONDAMENTALI E AI DIRITTI DEL CITTADINO SANCITI DALLA COSTITUZIONE?
PERFINO IL REPORT SULLE RIAPERTURE ELABORATO IL 22 APRILE SCORSO DAL FAMIGERATO COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO VOLUTO DA CONTE A PAGINA 21 RIPORTA TESTUALMENTE: "CI SONO PERO' DELLE INCERTEZZE SUL VALORE DELL'EFFICACIA DELL'USO DI MASCHERINE PER LA POPOLAZIONE GENERALE DOVUTE A UNA LIMITATA EVIDENZA SCIENTIFICA, SEBBENE LE STESSE  SIANO AMPIAMENTE CONSIGLIATE". DUNQUE NON SAPPIAMO SU QUALI BASI SCIENTIFICHE SIANO STRUTTURATE LE CONVINZIONI DELLO SCERIFFO MEDIATICO DE LUCA VISTO E CONSIDERATO CHE LO STESSO CONTE IMPONE L'USO DELLE MASCHERINE SOLO AL CHIUSO E CHE GLI STESSI MEDICI-VIROLOGI MEDIATICI NE SCONSIGLIANO L'USO ED ESSI STESSI NON LE USANO.


di Antonio Tortora

Tratto da: www.iss.it

PERCHE' VINCENZO DE LUCA VUOLE IMPORCI LE MASCHERINE E MINACCIA   SANZIONI OFFENDENDO I CAMPANI OGNI GIORNO? "IRRESPONSABILI, IMBECILLI, BABBEI, CINGHIALONI" E QUANT'ALTRO. QUALCUNO DOVRA' RISPONDERGLI PER LE RIME; COME SI PERMETTE UN UOMO DELLO STATO DI FARE AFFERMAZIONI COSI' CRASSE E GROSSOLANE? DOBBIAMO AVVELENARCI CON LA NOSTRA STESSA ANIDRIDE CARBONICA? VUOLE FARCI MORIRE A CAUSA DELL'INSUFFICIENZA RESPIRATORIA IPERCAPNICA E, NEL FRATTEMPO, SVUOTARCI I PORTAFOGLI CON LE ESOSE E INGIUSTIFICATE MULTE COMMINATE DAI NEO SQUADRISTI DELLE POLIZIE MUNICIPALI CAMPANE CHE NON HANNO MANCATO DI COMPIERE ABUSI E VIOLENZE MORALI SULLA GENTE INERME COME DIMOSTRATO DA NUMEROSISSIME TESTIMONIANZE? GLI SUGGERIAMO DI BRUCIARCI TUTTI CON IL LANCIAFIAMME VISTO CHE QUESTA PARE ESSERE LA SUA MINACCIA PREFERITA.

Mascherine esaurite come gli italiani Tratto da: www.riminitoday.it

Il Ministero della Salute scriveva il 25 febbraio, ovvero in piena crisi sanitaria, "la mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi da malattie respiratorie"; il viceministro Sileri affermava: "indossarle è una stupidaggine"; Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza era categorico: "le mascherine per le persone sane non servono a niente". In una circolare dei Vigili del Fuoco di L'Aquila si comunicava che"cittadini e lavoratori  non dovrebbero usare mascherine con valvola (FFP2 ed FFP3) perchè rischierebbero di contagiarsi l'un l'altro" e vengono "assolutamente sconsigliate". La virologa Ilaria Capua a Di Martedì ha affermato lapidariamente: "Io non porto la mascherina e quelle con i filtri lasciamole al personale sanitario". Ancora a fine marzo, in un rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità destinato alle strutture sanitarie si ritiene "non necessario" fornire DPI ai pazienti senza sintomi respiratori e anche sulla pagine web dell'Istituto si legge: “Non è raccomandato l’utilizzo generalizzato di mascherine chirurgiche in assenza di sintomi”. La stessa Organizzazione della Sanità e l'Istituto Superiore di Sanità italiano consigliano l'uso delle mascherine solo per le persone che siano positive al Coronavirus, al fine di proteggere gli altri, oppure per chi si trovi ad avere a che fare con una persona positiva, al fine di proteggere sè stesso. Ed ancora il Centre for Diseases Control degli Stati Uniti dice, fra le sue norme comportamentali, che chi sta bene non ha necessità di usare la mascherina. "Le mascherine non sono il massimo dell'igiene dice il virologo Giulio Tarro in diverse interviste - starei attento nel loro uso, nel loro riuso e nel loro abuso. Quando arriverà il caldo sarà bene gettarle via. All'inizio di questa pandemia l'ISS ci diceva che le mascherine avrebbero dovuto usarle solo glim operatori sanitari e gli infettati; adesso la regola è cambiata - prosegue il prof.Tarro - perchè noi siamo diventati produttori diretti di mascherine. A luglio o Agosto non serviranno più". Dunque, segui la pista dei soldi e troverai tutte le risposte. Quando nel sangue aumenta l'anidride carbonica e diminuisce l'ossigeno, cosa che accade quando si indossa la mascherina sia a riposo che sotto sforzo, accade quanto riportato sul sito medico www.fibrosicisticaricerca.it.: "In realtà l’anidride carbonica (CO2) viene prodotta nei tessuti in rapporto all’entità di attività metabolica dei tessuti stessi: più c’è attività metabolica più viene consumato ossigeno (O2) e più CO2 viene prodotta (la CO2 è un gas di scarto dell’organismo). Il tessuto più soggetto a grandi variazioni di attività metabolica è il tessuto muscolare. Quando i muscoli entrano in attività, soprattutto nel movimento e quindi nello sforzo fisico, hanno bisogno di più ossigeno e producono più anidride carbonica. L’ossigeno viene fornito dall’aria che respiriamo e per compensare il bisogno di ossigeno aumenta l’attività del respiro: più intensa è l’attività muscolare, più profondi e più frequenti si fanno gli atti respiratori per consentire un grande ricambio di aria e quindi un maggior passaggio di ossigeno attraverso gli alveoli polmonari. Questa maggiore attività respiratoria serve anche a eliminare la maggiore quantità di anidride carbonica che si forma nello sforzo muscolare. In condizioni normali c’è un equilibrio tra O2 e CO2 sia nel sangue circolante che nei tessuti, in rapporto sempre all’entità di attività metabolica dei tessuti. In alcuni stati di malattia questo equilibrio può alterarsi: ad esempio nelle malattie polmonari che comportano difetto di trasporto dei gas a livello degli alveoli si può avere un difetto di passaggio di ossigeno al sangue (ipossiemia), mentre la CO2, che è 20 volte più solubile dell’O2, riesce comunque a lasciare il sangue diffondendo negli alveoli, mantenendo quindi stabile il suo livello nel sangue stesso (insufficienza respiratoria ipossiemica normocapnica); quando l’ostacolo polmonare è molto avanzato anche la CO2 fa fatica ad essere eliminata. Si ha allora l’insufficienza respiratoria ipercapnica, in cui sia l’ossigeno che l’anidride carbonica non riescono a mantenere il giusto ricambio nel sangue e nei tessuti: nel sangue diminuisce di molto l’ossigeno circolante e aumenta la CO2; i tessuti soffrono per lo scarso apporto di O2 e per l’accumulo in essi di CO2 e dell’acido carbonico che dalla CO2 deriva. In queste condizioni di patologia, anche a riposo c’è un alto consumo di O2 e un’alta produzione di CO2, anche a causa della notevole attività dei muscoli respiratori, nello sforzo di far fronte ad una situazione critica". La serietà e l'autorevolezza della fonte ci obbliga a fare una riflessione approfondita sull'obbligo di indossare la inutile e pericolosa mascherina che potrebbe creare i problemi di ipercapnia.
Per la cronaca, ma i media mainstream filogovernativi non hanno interesse a riprendere notizie politicamente scorrette, due studenti cinesi sono morti ad una settimana l’uno dall’altro mentre partecipavano agli esami obbligatori di educazione fisica mentre indossavano mascherine nella  Cina centrale. In pratica, due ragazzi di 14 anni “improvvisamente” sono crollati sulla pista di atletica della scuola e sono stati successivamente dichiarati morti nella contea di Dancheng nella provincia di Henan e nella città di Changsha nella provincia di Hunan – entrambi nella Cina centrale"; c’era il sole e la lezione di educazione fisica era nel pomeriggio quando c’erano almeno 20 gradi Celsius. A questo punto nelle scuole cinesi, dove l'uso della mascherina è obbligatorio, le preoccupazioni per la respirazione limitata degli studenti hanno portato alla cancellazione degli esami di fine corso nelle principali città portuali di Tianjin e Shanghai. Una vera follia; in Cina si può morire per legge alla stessa maniera in cui si potrebbe morire, per decreto, in Italia. E fa anche caldo con torride previsioni per l'estate che sopraggiunge; vogliono farci morire per Legge?.




Walter Ricciardi spiega, durante la conferenza stampa della Protezione Civile laddove nemmeno il commissario Borrelli la porta, l'inutilità di indossare la mascherina per la generalità della popolazione. Gli approfittatori della politica, che hanno fiutato l'immenso affare e che già hanno dato origine a numerosi e gravi scandali, hanno improvvisamente deciso di renderle obbligatorie.

https://static.fanpage.it/wp-content/uploads/2020/04/allegato790808.pdf.
https://www.lastampa.it/cronaca/2020/04/05/news/hai-sentito-l-ultima-sul-virus-le-mascherine-sono-inutili-gira-un-video-in-cui-un-virologo-dice-che-non-proteggono-1.38682188.
https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/advice-for-public/when-and-how-to-use-masks.
https://www.iss.it/documents/20126/5280557/mascherina.png/4106b48b-f94d-6caf-98c8-6086d5d5fd8a?t=1583162219565.
https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/prevent-getting-sick/prevention.html.
https://www.ildesk.it/attualita/coronavirus-il-professor-tarro-le-mascherine-non-sono-il-massimo-delligiene-quando-arrivera-il-caldo-sara-bene-gettarle-via/  (Intervista al virologo Giulio Tarro).
https://antoniotortora.blogspot.com/2020/05/la-mascherina-feticcio-simbolo-della.html. (IL GHIOTTO BUSINESS DEL MOMENTO CUI I POLITICI, GLI AMMINISTRATORI, I COMMISSARI E GLI AMICI DEGLI AMICI NON INTENDONO RINUNCIARE: MASCHERINE E CONTRATTI PER TUTTI. ANCHE QUESTA E' GESTIONE DEL POTERE).
https://www.fibrosicisticaricerca.it/domanda-e-risposta/quando-nel-sangue-aumenta-lanidride-carbonica-e-diminuisce-lossigeno/ (Lettura raccomnadata sull' insufficienza respiratoria ipossiemica normocapnica e sull' insufficienza respiratoria ipercapnica). Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica - Onlus - Italian Cystic Fibrosis Research Foundation - (presso Ospedale Maggiore, Piazzale Stefani, 1, 37126 Verona).
https://codenamejumper.wordpress.com/2020/05/13/studenti-morti-mentre-correvano-con-la-mascherina/.
https://7news.com.au/lifestyle/health-wellbeing/two-schoolboys-collapse-and-die-just-six-days-apart-in-china-while-wearing-face-masks-c-1017871.(Articolo originale sulla morte degli studenti cinesi a causa delle mascherine: "Two schoolboys collapse and die just six days apart in China while wearing face masks").
https://www.greenme.it/vivere/speciale-bambini/cinesi-morti-corsa-mascherina/.
https://palomanews.com/due-bambini-cadono-morti-in-cina-mentre-indossano-maschere-durante-la-lezione-di-ginnastica/.
https://www.orizzontescuola.it/mascherine-contro-coronavirus-accusate-di-essere-causa-morte-due-studenti/.
https://www.youtube.com/watch?v=r0jEa7xjfGw. (Le mascherine alla persona sana non servono a niente, servono alla persona malata e al personale sanitario". Lo ha sottolineato ripetutamente Walter Ricciardi, membro dell'Oms e consulente del ministro Speranza, nel corso della conferenza stampa con il commissario Borrelli alla protezione Civile. "Le mascherine di garza - ha ribadito - non servono a proteggere i sani, servono come misura di precauzione" per chi è malato e per i medici).
 
 
 

 
 

lunedì 16 febbraio 2015

A pochi chilometri da Napoli, in provincia di Caserta, l'Eremo di San Michele Arcangelo antico luogo di culto micaelico.


A pochi chilometri da Napoli, percorrendo l'autostrada e uscendo a Caserta sud verso Maddaloni si trova, chiaramente indicato e a poca distanza dall'Acquedotto Carolino, l'Eremo di San Michele Arcangelo e Santa Maria del Monte. Un'oasi di vera spiritualità dove il pellegrino, il fedele, il turista per caso o il semplice curioso in cerca di luoghi non molto lontani dove poter vivere qualche ora in completa tranquillità, comprende immediatamente la magia del contatto con la natura e la ricchezza di un territorio casertano troppo spesso maltenuto e scarsamente valorizzato.


Ingresso Eremo di S.Michele Arcangelo - Valle di Maddaloni (Ce)
Foto di Antonio Tortora


LA LEGGENDA POPOLARE
Si narra che nel sec. VI sia stato lo stesso Arcangelo Michele a volere sulla cima del monte di Maddaloni una chiesetta a Lui dedicata. Un giovinetto del luogo, che era solito portare a pascolo le sue capre sui monti circostanti, una mattina condusse il suo piccolo gregge sulla sommità del monte, sicuro di trovare pascoli migliori. Giunto sul posto, fu attratto dalla presenza di un giovane di aspetto celestiale che portava pietre sulla sommità del monte.
Con semplicità il giovane capraio cercò di rendersi utile, aiutando lo sconosciuto nel suo lavoro. Dopo qualche giorno il capraio domandò al giovane chi fosse, e questi gli rispose di essere l'Arcangelo Michele e che desiderava l'erezione di una Cappella laddove aveva ammucchiato le pietre. L'Autorità ecclesiastica, quella civile ed il popolo appena vennero a conoscenza del desiderio dell' Arcangelo, gli edificarono nel luogo prescelto una chiesetta.


UN PO' DI STORIA
L’attuale Santuario dedicato a San Michele Arcangelo e a Santa Maria del Monte sito nel Comune di Maddaloni, ricco di vicende storiche ha origine molto remote e la sua costruzione si fa risalire all’epoca dei longobardi tra 820 e l’860. Infatti la principessa beneventana Teodorata sull’esempio della regina Teodolinda (per il longobardi del nord) sviluppò il culto micaelico nell’italia meridionale. Il santuario, detto anticamente Eremo, fu menzionato nel 969, dall’arcivescovo di Benevento Landulfo, nel segnare i confini della Diocesi di Sant’Agata dei Goti,“in monte Magdaluni, qui dicitur sanctus…” e nel 1092 dal Conte di Caserta Goffredo che concesse al monastero di san Giovanni di Capua un podere situato.., “ in S.Angelo de Mataluni”. 
                          
 Scritti tratti dal sito: http://www.santuariosanmichelemaddaloni.net/storia.html                     






Breve descrizione delle opere artistiche presenti nel Santuario (tratto dal sito istituzionale)

 STATUA DI SAN MICHELE ARCANGELO
L'artistica statua lignea dell'Arcangelo, si ignora quando e da chi sia stata scolpita. Dalle fattezze scultoree dobbiamo supporre che sia molto antica, all'incirca risale alla seconda metà del XV sec.
La statua rappresenta un giovane guerriero, con elmo piumato, armatura a maglia, che con l'indice e il medio della mano sinistra regge una bilancia contenente due anime nei piattini, e con la destra, invece, armata di lancia, colpisce Satana tra le fiamme infernali.
La statua è copia di un antico dipinto esistente un tempo nella Chiesa parrocchiale di S. Benedetto Abate in Maddaloni.


ALTARE DI SANTA MARIA DEL MONTE
L'altare che guarda sul grande piazzale è un ricordo dell' Anno Mariano 1987/88.
L'immagine di Maria, Madre del Redentore, è opera in bronzo dello scultore francescano Tarcisio Musto, ed è posta su due vele di cemento come segno e vessillo di salvezza.
L'immagine è stata benedetta dal Papa Giovanni Paolo II nella sua visita a Caserta il 23 maggio 1992.
Il Vescovo di Caserta Raffaele Nogaro ha benedetto il monumento altare il 10 ottobre 1993 e ha denominato il Santuario di San Michele col nuovo nome di Santuario di San Michele Arcangelo e Santa Maria del Monte.


ALTARE DELLA PIETA'
La scultura bronzea con l’altare è stata donata da una suora, suor Guglielmina da Cerreto.
Il gruppo bronzeo di Maria con Gesù morto ai suoi piedi è stato realizzato dalla ditta Agnone di Isernia nel 2001.
Essa è stata collocata su un altare di tufo con mensa in marmo al termine delle quattordici stazioni della via Crucis (pur esse in bronzo) che circondano tutto il Santuario. Qui si sosta per pregare e contemplare tutto l’amore di Dio per noi.


Reportage fotografico di Antonio Tortora




Sul campanile dell'Eremo (Foto di Antonio Tortora)

Il monte su cui si erige il Santuario di San. Michele è l'ultima vetta della catena dei monti Tifatini che partendo da Capua formando un anfiteatro naturale, si spinge verso sud. Il Santuario è posto sulla sommità dell'ultimo colle, a mt. 524 l.m. e guarda dall'alto Maddaloni, Caserta col suo Palazzo Reale e tutti i paesi limitrofi e all'orizzonte a sud il Vesuvio, il golfo di Napoli e tutte le isole, a ovest il litorale del Mar Tirreno, e a est la catena del Taburno, e a nord i monti del Matese.
Lo sguardo spazia all'intorno su un panorama unico e singolare, fasciato all'intorno da pinete.


mercoledì 28 gennaio 2015

UNA DELLE TANTE VISITE ORGANIZZATE DALLA SEZIONE NAPOLETANA DELL'ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI PRESIEDUTA DALL'INFATICABILE ARCHITETTO LUIGI MAGLIO.

Resoconto fotografico della visita organizzata a Castel Sant'Elmo dalla sezione napoletana dell'Istituto Italiano dei Castelli in data 28 settembre 2013. L'architetto Luigi Maglio infaticabile presidente della sezione ha svolto il ruolo di cicerone spiegando alle centinaia di presenti tutti i dettagli della magnifica opera difensiva; sono innumerevoli le visite e gli incontri programmati dall'Istituto e per informarsi é sufficiente collegarsi ai seguenti link:
http://www.castcampania.it/
oppure
http://www.castit.it/

Antonio Tortora sugli spalti di Castel Sant'Elmo (Foto di Mario Zifarelli)

D'altra parte, per gli appassionati, per gli studiosi e più semplicemente per coloro che amano la nostra città le opportunità offerte dall'Istituto sono molteplici e praticamente infinite perchè le visite guidate vengono svolte anche in occasione di aperture straordinarie di palazzi storici, giardini, parchi e appartamenti di grande rilievo storico e architettonico; dunque non soltanto strutture fortificate, masti, torri, torrioni e fossati, mura di cinta e mura merlate ma un'infinità di siti per una città che non é mai stata espugnata direttamente e frontalmente. Per non parlare poi di tutta la Campania dove le fortificazioni, dall'antichità più remota al periodo feudale, abbondano e costituiscono tracce di storia formidabili.




Solo a Napoli abbiamo Castel Nuovo - Chateau Neauf - chiamato anche Maschio Angioino recante una epigrafe dettata dal Panormita "Alfonsus regum princeps hanc condidit arcem"; Castel dell'Ovo costruito sulle fondamenta del castrum Lucullanum, villa del patrizio romano Lucio Licinio Lucullo e legato, indissolubilmente, al mito dell'uovo incantato di virgiliana memoria; Castel Sant'Elmo, oggetto del nostro reportage fotografico, sorto laddove già nel X° secolo sorgeva una chiesetta dedicata a Sant'Erasmo e una torre di vedetta normanna; Castel Capuano il più antico castello della città e da sempre sede del governo e dell'amministrazione giudiziaria; il Castello del Carmine detto "lo Sperone" per la sua forma caratteristica quasi totalmente demolito e visibile solo in piccolissima parte, per il torrione; il Castello di Nisida poco più che un rudere di epoca angioina ma in una posizione strategica eccezionale. E ci pare che di carne a cuocere ce ne sia già abbastanza senza aggiungere tutti i castelli presenti nei capoluoghi di provincia e nel loro circondario. Di Avellino, fra cui ricordiamo Altavilla Irpina, Ariano Irpino, Bisaccia, Cervinara, Mirabella Eclano. Di Benevento fra cui menzioniamo la Rocca dei Rettori, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Limatola, Pontelandolfo. Di Caserta fra cui citiamo il borgo medievale di Caserta Vecchia perfettamente conservato con il mastio di forma cilindrica che svetta sull'abitato, Capua con Castello "delle Pietre", Marzano Appio, Vairano Patenora. Di Salerno fra cui rammentiamo il castello Arechi già Castrum Salerni citato da Tito Livio, Amalfi, Caggiano, Eboli con il castello normanno, Postiglione e Sicignano degli Alburni. Circa la provincia di Napoli  nominiamo soltanto i castelli di Acerra, Ischia prima colonia euboica, Lettere, Ottaviano con il suo castello mediceo, Nola con Castel Cicala chiamato anche la "Reggia di Nola" all'epoca degli Orsini, le innumerevoli torri di Sorrento.
Un paesaggio disseminato di strutture difensive, peraltro tipico di tutto il territorio italiano, che nonostante la decadenza strategica dovuta all'invenzione dell'artiglieria che ne penalizza la posizione dominante, recupera la sua importanza e centralità culturale con il Romanticismo.
Oggi visitarli costituisce una grande emozione e soprattutto nella nostra città che, anche da questo punto di vista, é davvero ben dotata.
Poi c'è la questione energetica di Castel Sant'Elmo in qualità di luogo magico molto importante per Napoli ma questa é tutta un'altra storia e ne parleremo in seguito.

giovedì 15 gennaio 2015

Da San Giovanni Maggiore a Gradini Santa Barbara

Le scale di Napoli

Le calatediscesegradinigradonirampe, scale di Napoli sono degli antichi percorsi pedonali che congiungono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.

Queste strade furono innalzate anche per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose: monasteri, ritiri, chiese, ecc. o soprattutto, per esigenze urbanistiche. Risultano tutt'oggi oggetto di studio e sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici.


Non è mera questione di meditazione, buddismo, zen, esicasmo o quant'altro; bensì è questione di interrogativi supremi che cercano risposte. Noi crediamo che nella poesia "Gradini" dello scrittore tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, ci siano risposte precise a quesiti cui non ci si può esimere dal ricercare risposte. Il punto interrogativo del dubbio, dell'incertezza e della titubanza caratterizza la nostra vita inesorabilmente e ad un certo momento dobbiamo fermarci, tirare un respiro, impedire che l'ansia soverchi noi e tutto il nostro essere, dobbiamo aggiustarci gli occhiali sul naso e dobbiamo guardarci indietro per esaminare la nostra esperienza, dobbiamo guardare i nostri piedi per capire fin dove siamo arrivati, dobbiamo guardarci intorno per scoprire in quali territori ci siamo addentrati ed infine, cosa difficile dopo una lunga e meditata pausa, dobbiamo guardare avanti dimenticando per un secondo tutto quanto ci circonda, e riprendere finalmente il cammino. Si tratta di una scala antropologica che parte dalla materia corporea e dal corpo vivente, attraversa l'affettività, l'intelligenza e la libertà, sosta per qualche tempo nell'autocoscienza; infine raggiunge la supercoscienza. Una vera e propria piramide ascensionale che conduce l'uomo a sviluppi imprevedibili e unici per ogni essere vivente.

Da San Giovanni Maggiore a Gradini Santa Barbara
Escursione antropologica di #antoniotortora

il video:


album fotografico:


l'intera Playlist:
la poesia:

Gradini (Hermann Hesse)


Come ogni fior languisce e

giovinezza cede a vecchiaia,

anche la vita in tutti i gradi suoi fiorisce,
insieme ad ogni senno e virtù, né può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore
sia pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi,
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci,
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo d'infiacchire nell'ignavia:
sol chi e' disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a nuovi spazi:
della vita il richiamo non ha fine....
Su, cuore mio, congedati e guarisci...

lunedì 15 dicembre 2014

Palazzo Venezia - Spaccanapoli

Dal quotidiano online Napoli.com  18/5/2013 articolo di Antonio Tortora su: Il Palazzo Venezia di Napoli

 Visita al Palazzo Venezia di Napoli
del 13 dicembre 2014

Reportage fotografico di Antonio Tortora



In una Guida rossa del Touring Club Italiano pubblicata nel 1976, a pagina 140, a proposito di uno storico palazzo napoletano ubicato in via Benedetto Croce, meglio conosciuta come Spaccanapoli, si legge: ”gli segue, n.19, il palazzo già degli inviati veneti nel Regno, donato nel 1412 dal re Ladislao alla Serenissima, rimaneggiato nel 1610 (tracce nel cortile) e nel 1646-88, quasi interamente rifatto nel 1818”. 

Decisamente scarna come descrizione pur volendo tenere presente che Palazzo Venezia confina con il forse più conosciuto Palazzo Filomarino dove abitò per lungo tempo il filosofo marsicano Benedetto Croce e su cui forse il Touring Club Italiano avrà speso qualche parola in più. 

Eppure la storica dell’economia nonché ricercatrice Gigliola Pagano De Divitiis, autrice dell’unico volume ben documentato su Palazzo Venezia, nel corso di un’intervista rilasciata a Vittorio Paliotti all’inizio degli anni 2000 affermò: “per me questo che è uno dei più bei palazzi napoletani del trecento è Venezia, con la sua laguna, che sta a Spaccanapoli”.

Più vecchio di almeno mezzo secolo del suo omonimo romano reso famoso dalle vicende politiche degli inizi del ‘900, fu sede diplomatica dagli inizi del ‘400 e per oltre tre secoli ospitò consoli, ambasciatori e residenti veneti con il compito di “tenere aperti gli occhi e riferire” oltre che acquistare frumento ed altre mercanzie; tuttavia i rapporti fra Napoli e Venezia risalgono almeno all’epoca in cui sul trono di Napoli sedeva lo “stupor mundi” e “puer Apuliae” Federico II° di Svevia.

Dunque un rapporto lungo e davvero importante in quanto getta le basi per quella che diventerà la moderna diplomazia in cui il Regno di Napoli già in epoca angioina con Ladislao I° detto il Magnanimo e il Regno delle Due Sicilie in epoca borbonica si distinsero intessendo una formidabile rete di rapporti politici, commerciali e culturali.

Dopo questa breve ma doverosa parentesi storica cerchiamo ora di capire l’importanza attuale del nobile palazzo che già agli inizi del 1600 venne definito da alcuni ingegneri “vecchissimo et antiquo” e pertanto fu restaurato nel 1643 da uno dei più importanti architetti che operarono a Napoli in quel tempo, il bergamasco Cosimo Fanzago.

Dopo il Trattato di Campoformio fu stabilito dal congresso di Vienna che Palazzo Venezia passasse all’Austria che, a sua volta, nella seconda decade dell’800 lo vendette per 10.350 ducati al giurista Gaspare Capone; è ancora visibile sulla volta dell’androne lo stemma del marchesato dei Capone e spesso viene per questa ragione denominato Palazzo Capone, da non confondere con un altro ottocentesco palazzo così denominato ma ubicato in via Santa Brigida. 

Ebbene qualche anno fa un giovane imprenditore, sognando di restituire il fabbricato indicato da alcune fonti storiche come “Palazzo San Marco di Venezia” agli antichi fasti, tenta l’impresa straordinaria di metterlo a disposizione del pubblico, ospitando mostre di arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme dalla pittura alla scultura e alla fotografia, presentazioni di libri, incontri di poesia, spettacoli di danza e concerti. 

Parliamo di Gennaro Buccino, presidente de L’Incanto S.r.l. Palazzo Venezia associazione aderente al Club Unesco Napoli, che oltre al nutrito calendario annuale di iniziative fornisce anche una interessante proposta didattica dedicata agli allievi delle scuole primarie e secondarie di ogni ordine e grado della Regione Campania. 

Il suo obiettivo dichiarato consiste “nel rilanciare un sito che è stato, per troppo tempo, vittima di una vera e propria congiura del silenzio, al fine di riproporre quanto di buono e di culturalmente valido una simile realtà può generare in una città che tanto fatica a recuperare il suo prestigio nel mondo”. 

Noi non sappiamo se il Duca Tixon di Maddaloni, nobile di antico casato e attuale proprietario dello stabile, sia a conoscenza di tutte le iniziative che si tengono nell’ex ambasciata veneta, l’unica cosa di cui siamo certi è che l’impegno profuso dall’infaticabile Gennaro Buccino e dal suo semivolontaristico ma efficiente staff sta dando i frutti sperati. 

Cosicché passando per Spaccanapoli all’ingresso di Palazzo Venezia si possono leggere locandine che annunciano continue iniziative non solo serali e la scritta “free entrance to museum, exhibition and garden” richiama anche turisti stranieri che, a dire il vero, sembrano più informati di quelli italiani e degli stessi cittadini partenopei. 

Per Buccino è il coronamento di un sogno; infatti sin da bambino, possedendo la sua famiglia un negozio in prossimità dello storico palazzo, entrava a curiosare con il permesso del vecchio custode Aldo e fantasticava di diventarne in qualche maniera il proprietario. 

Inoltre ci confida che non ha mai compreso “per quale ragione i napoletani fossero storicamente obbligati a lasciare la propria città per poter trovare un lavoro quando la città rappresenta di per se un vero e proprio giacimento culturale capace di creare lavoro per un’infinità di persone”. 

Un animo travagliato che sin dagli anni ’70 cercava una strada da seguire e l’ha trovata trasformando l’utopia in realtà...

Qualche anno fa, all’inizio della sua splendida avventura l’associazione “L’Incanto” non riuscì a far inserire Palazzo Venezia nel programma di Maggio dei Monumenti mentre quest’anno il Palazzo è stato inserito nel programma 2013 del Comune di Napoli interamente dedicato a cortili, chiostri e sagrati e inoltre l’assessorato al turismo e ai beni culturali della Regione Campania ha rappresentato l’Associazione culturale “Palazzo Venezia” alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano. 
Una bella vittoria, non c’è che dire.

Entrando nel cortile sulla sinistra si accede all’appartamento storico del primo piano laddove si tengono le mostre permanenti e vengono allestite quelle temporanee ma ciò che davvero è straordinario è il giardino pensile, molto ridotto rispetto all’antica estensione, ma con una piccola cappella dedicata alla Madonna posta sotto l’originale volta affrescata e stellata e la casina in stile pompeiano realizzata in epoca neoclassica. 

Si tratta di un luogo straordinario dove pensare, leggere, conversare con persone interessanti, ascoltare musica o semplicemente riposare lontano dal traffico e dal caos cittadino, passeggiando nel giardino che, sia pur piccolo, costituisce un paradigma contenente tutti i caratteri tipici del giardino napoletano del settecento e dell’ottocento.

In altre parole entrando nel giardino immediatamente si prova la forte emozione di chi entra per la prima volta in un giardino sacro situato nelle cittadelle monastiche del seicento e del settecento oppure in un giardino aristocratico ottocentesco di cui Napoli un tempo era piena. 
Per la verità ne sono ancora censiti parecchi ma alcuni sono in uno stato di semiabbandono.

È naturale che, una volta entrati in un luogo così particolare, la mente evochi le malinconiche aree di “verde attrezzato” insopportabili e caratterizzate dall’assoluta mancanza di elementi qualitativi e storici con cui le pubbliche amministrazioni, che si sono avvicendate nella nostra città, hanno sostituito il verde più antico colpevole di essere d’intralcio alla speculazione e alla dissennata espansione edilizia. 

Gennaro Buccino mi spiega che: “la casina pompeiana, classica e romaneggiante, doveva essere una coffee-house capace di far godere appieno il residente e l’ospite rimanendo in quella intimità ricercata da chi intendeva agire e pensare in tutta calma ed è questo l’obiettivo che attualmente ci proponiamo di raggiungere; provare per credere, basta ritornare in primavera per assaporare l’isolamento e la pace del luogo”. 

Sul tempietto è leggibile un’epigrafe che è destinata a far comprendere la filosofia cui si ispira l’intera struttura architettonica e in particolare il giardino che oltre a essere composto da alberi da frutto, come nello stile dell’epoca, è anche pieno di essenze ornamentali nonché di alte palme e rigogliose magnolie; la frase, datata 1818, recita in latino: “Tu pridem mihi cara domus sed ubi hortulus alter accessit quanto carior est domino nunc et adesse at abesse foro nunc tempore eodem vivere mi ruri vivere in urbe licet» e tradotta significa semplicemente e magnificamente: “Da molto tempo tu mi sei cara, o casa, ma da quando un orticello si è aggiunto quanto più cara sei ora al tuo padrone ed io ora posso prender parte alla vita pubblica o non parteciparvi ed allo stesso tempo posso vivere in campagna e vivere in città”.

Certo il titolare dell’impresa è appagato di tutti gli sforzi che ha dovuto sostenere per rilanciare a Napoli, in Italia e all’estero una realtà storico-architettonica che viceversa sarebbe andata irrimediabilmente perduta mentre l’intera città dovrebbe, almeno una volta, recarsi in visita a un ambiente che all’esterno appare anonimo a causa di continui rifacimenti e restauri ma che all’interno si presenta ancora preziosamente conservato; allo stesso tempo è consapevole che la strada da percorrere è ancora lunga ma il passaparola, fra i turisti e i visitatori occasionali, sta già cominciando a funzionare.

Mentre al termine della visita andiamo via il presidente Buccino ci mostra con orgoglio il pavimento originale, composto da tipiche riggiole napoletane, recuperato dopo un lungo lavoro di scrostatura dei pannelli di linoleum che altri improvvidi padroni di casa avevano sistemato ricoprendo del tutto il tesoro nascosto.

A Palazzo Venezia – Capone non manca la quiete del luogo né l’accoglienza e il coraggio di un privato cittadino che ha deciso di recuperare un piccolo pezzo di quello sterminato giacimento culturale che costituisce la nostra città.




Fonte: http://www.napoli.com/
Per Palazzo Venezia: http://www.palazzovenezianapoli.it/

sabato 13 dicembre 2014

Suggestioni d'Averno

Antonio Tortora armonicamente inserito nel contesto agro-lacustre presso l'azienda agricola Mirabella al Lago d'Averno, ambiente suggestivo, in cui cercare le tracce antropologiche come Diogene cercava l'uomo.

Intanto Enea verso la rocca ascese,
ove in alto sorgea di Febo il tempio,
e là dov'era la spelonca immane
dell'orrenda Sibilla, a cui fu dato
dal gran Delfo profeta animo e mente
d'aprir l'occulte e le future cose.
(Eneide, VI Libro, tr.di Annibal Caro)