giovedì 4 dicembre 2014

Canefora - tempio di Cerere (S. Gregorio Armeno)

Bassorilievo della Canefora 
presso S.Gregorio Armeno a Napoli


<<Regina caeli, sive tu Ceres

  alma frugum parens originalis,

  quae, repertu laetata filiae,
  vetustatae glandis ferino remoto pabulo,
  miti commostrato cibo nunc
  Eleusiniam glebam percolis>>
(da Romano Impero)
La Chiesa di San Gregorio Armeno di Napoli è anche conosciuta come Chiesa di santa Patrizia. Pare sia stata edificata sulle rovine del tempio di Cerere attorno al 930.
Un’altra leggenda, invece, attribuisce l’edificazione del Monastero ad un gruppo di monache basiliane, seguaci di santa Patrizia, che vi si sarebbero stabilite dopo la morte della santa, conservando le reliquie di san Gregorio Armeno (che fu patriarca di Armenia dal 257 al 331).





Dobbiamo ringraziare la nostra amica Annamaria Cirillo titolare della fornitissima Libreria Neapolis, sita in via San Gregorio Armeno 4, se abbiamo potuto rintracciare il bassorilievo riproducente la Canefora. Infatti, pur essendo passati innumerevoli volte per il punto esatto dove la mirabile immagine può essere osservata, mai ci eravamo resi conto di quella arcaica e così importante presenza. Tutto ciò é accaduto più di un anno e mezzo fa allorquando, in compagnia del fotografo Mario Zifarelli, andavamo a caccia di testimonianze esoteriche da immortalare fotograficamente al fine di realizzare quello che é poi diventato l'evento culturale principale dell'autunno dello scorso  2013; ovvero la Mostra "Napoli Svelata"tenuta presso la Sala delle Terrazze a Castel dell'Ovo dal 26 ottobre al 4 novembre. Di recente siamo tornati sul luogo, a nostro avviso, sacro e abbiamo fatto qualche altro scatto, foto non professionali ovviamente ma ispirate da un'indescrivibile emozione e abbiamo potuto vedere con quanta cura il Maestro d'Arte Presepiale Aldo Vucai, al civico 14, cerca di non coprire con i suoi allestimenti artigianali la figura quasi ectoplasmatica della Canefora. Questa ci appare con più forza figurativa nell'atto di recarsi presso il Tempio per celebrare il culto, così importante per la Magna Grecia e per la civiltà romana; nonché si manifesta con maggior potenza evocativa, quasi fosse un portale energetico da cui accedere ai misteri celebrati in onore di Cerere e Proserpina.
Sia la foto al naturale da noi scattata con una Nikon CoolpiX da 14.0 Megapixel che la foto manipolata con un programma grafico dall'amico Enrico Aiello ,che ci segue in questa grande avventura tutta partenopea, conservano una sorta di freschezza e di attualità. Esse infatti, pur nel caos antropologico delle festività natalizie, riattivano, tra il sacro e il profano, la memoria più profonda e ancestrale dell'osservatore. E'con il simbolo, dunque con l'immagine, che una forma di conoscenza pura e non contaminata dal pensiero e dalla ragione, si desta e conduce al ricordo, di platoniana memoria, di tutto ciò che fu e che costituisce le fondamenta di un presente che non può essere decifrato senza assecondare la giusta esortazione "Memini".
Un invito rivolto a quanti si accingono a  recuperare il mito e la storia della città per acquisire consapevolezza, per approfondirne la conoscenza, per riaccendere l'autostima di un popolo che tutto deve al genius loci, che l'ha miticamente e magicamente accolto sulle sponde di Megaride, Partenope, Palepoli e  Neapolis: "recatevi al Tempio e cercate la Dea; essa vi risponderà". Anche una particella infinitesima di un'antico luogo di culto merita il rispetto dovuto ai pilastri della storia, della saggezza e della religiosità di un popolo megaridiano, partenopeo,palepolitano e neapolitano che ha saputo e voluto sopravvivere a millenni di storia, e che sempre sopravviverà. (Antonio Tortora)

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