lunedì 8 dicembre 2014

Antonio Tortora in una sessione di tiro a segno

presso la Sezione partenopea del Tiro a Segno Nazionale
Impianto a 25 mt. Antonio Tortora con pistola Beretta 21A Bobcat cal. 22LR Fiocchi Performance


Dal volume "Il Tiro a Segno a Napoli: Storia, cronaca, luci ed ombre" pubblicato da Carlo Amato, socio ultra-trentennale della Sezione Napoletana UITS ed esperto tiratore leggiamo: "Ci sia consentito riportare una curiosa ipotesi di come sia nato il tiro a segno, forse un pò dissacrante ma pervasa da una notevole comicità, pensata da Arturo Magagnini, fondatore della rivista Il Tiratore Italiano che vide la luce col suo primo numero nel 1893.

La vera origine del Tiro a Segno
Da certi documenti rinvenuti passeggiando nel Paradiso Terrestre, risulterebbe che l'invenzione del tiro a segno risale precisamente ad Adamo ed Eva. Se qualche scienziato vuol confutare questo asserto, siamo pronti a mettergli sott'occhio i relativi documenti.
Sicuro, fu proprio grazie ad Eva, d'accordo col serpente, che vennero stabilite le prime basi tecniche e scientifiche del tiro a segno. Non abbiano timore certe orecchie pudiche che io voglia scantonare un tantino, addentrandomi nella faccenda del pomo. Dio me ne guardi!
Ma in ogni caso le suddette orecchie non avrebbero altro da fare che ripiegarsi su loro stesse.
Dunque mi risulta che quando Eva fu tentata a cogliere il famoso pomo esclamò:
- Lo vedo, il pomo é bello, ma non ci arrivo a coglierlo.
- Tiragli una sassata, le disse il serpente.
Ci proverò rispose Eva, formulando così nella sua mente un programma di gara a colpi ripetibili. Programma assolutamente armonico e completo nella sua embrionale semplicità.
Infatti il Comitato che invitava alla gara e prometteva il premio era rappresentato dal serpente, il quale poi ingannò Eva sul valore intrinseco del premio promesso.
L'arma era il sasso; il bersaglio il pomo; la segnalazione la caduta o meno del pomo stesso; le serie erano date dal numero delle sassate che Eva dovette tirare prima che il pomo fosse colpito; la valutazione era data dal gusto che Eva provò ad assaggiare il pomo stesso.
Ed anche allora non mancò la famossa camorretta, perché Eva, temendo che Adamo le togliesse il primato, fece a meno del mezzo pomo, che come premio non aveva l'intrinseco valore promesso dal serpente-comitato.
Malgrado questo primo inganno, Adamo ed Eva seguitarono a cogliere pomi ed il tiro a segno non morì come non morirà mai.
Anche noi oggi abbiamo nel sangue i geni del primo uomo e della prima donna, ed i tiratori continuano ad affluire sui campi da tiro, come se nelle loro orecchie ronzasse il ritornello napoletano: Sparate, sparate!.......
"Malgrado tutto - afferma Carlo Amato nell'introduzione dell'opera prima e unica nella storiografia napoletana - il tiro a segno non é visto sotto buona luce perché, ed é giudizio comune (e pregiudizio comune aggiungiamo noi), si pensa che l'uso delle armi anche come attrezzi sportivi sia sinonimo di violenza. Eppure la violenza si compie negli stadi e mentre si muore sulle piste, si muore sui ring, a volte anche in montagna e sul mare, nei poligoni no!" Giusta e opportuna riflessione. (Antonio Tortora).

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