sabato 13 agosto 2016

PALAZZO DONN' ANNA A POSILLIPO: CAPACE DI INCANTARE PUR NELLA SUA MISTERIOSA E INSPIEGABILE PRECARIETA'

A NAPOLI ABBIAMO POSILLIPO OVVERO UNO "SCAMPOLO DI PARADISO TERRESTRE" MA ABBIAMO ANCHE IL MONUMENTALE PALAZZO DONN' ANNA OVVERO "UNA MAESTOSA MOLE CADENTE E QUASI UNA ROVINA, MA BELLISSIMA, AL COSPETTO DEL MARE" COME SCRIVE RAFFAELE LA CAPRIA.

di Antonio Tortora


Scorcio Palazzo Donn'Anna (Foto Antonio Tortora)

Trattiamo ora del dettaglio architettonico di una delle più antiche, caratteristiche, mitiche, riprodotte su tela e antiche gouaches, acquerellate, fotografate e ammirate residenze storiche di Napoli: Palazzo Donn'Anna. Infatti solo l'mmagine del Vesuvio può eguagliare l'importanza di tale immagine nel mondo e nonostante il degrado urbanistico della zona di Posillipo, a nostro avviso ma anche stando al parere delle migliaia e migliaia di persone e di turisti che ivi si recano per ammirarla ogni anno, il promontorio posillipino rimane certamente uno "scampolo di paradiso terrestre". E' bene chiarire che la Regina Giovanna II° che il popolo ha sempre erroneamente associato a donn'Anna non c' entra nulla con tale sia pur regale palazzo tufaceo, divorato dal tempo e dai marosi, per la ragione che nella prima metà del quattrocento, epoca in cui visse appunto la Regina, tale palazzo non era stato ancora costruito. Risale infatti al XVII° secolo e fu commissionato al campione del barocco partenopeo Cosimo Fanzago da Donn'Anna Carafa moglie del Vicerè di Napoli Don Ramiro Guzman De Las Torres, Duca di Medina. Non fu mai terminato per varie e alterne vicende e proprio il fatto di essere rimasto incompiuto e di conservare il suo fascino straordinario fino a i nostri giorni ha fatto scrivere a Raffaele La Capria che tale palazzo era ed è una "maestosa mole cadente e quasi una rovina, ma bellissima, al cospetto del mare". Un'immagine davvero forte e suggestiva che fa ben comprendere come la natura, prima o poi, presto o tardi, è destinata a vincere la sua battaglia con la storia. E noi condividiamo appieno tale teoria tenendo presente che il monumentale palazzo ha resistito a secoli di incuria e abbandono, al terremoto del 1688, al violento tsunami provocato dall'eruzione del Vesuvio del 1779, alle incursioni di ladri e vandali; è passato poi per molte mani nobili e aristocratiche che hanno cercato di restaurarlo. All'inizio dell'800 divenne perfino sede di una fabbrica di vetro e fu in parte demolito quando venne costruita la nuova via che costeggiava Posillipo. Ebbene il tufo di cui è prevalentemente costruito provoca, nell'osservatore attento, la sensazione che tutto il complesso architettonico, pur nella sua splendida e terribile precarietà, sia il prolungamento quasi naturale del costone tufaceo da cui si protrae verso il mare e quel groviglio inestricabile di finestre e balconi, scale interne e ammezzati, innumerevoli stanze e numerose grotte inesplorate, mura scalcinate e massi semipericolanti, davvero danno l'idea di una natura che vince sempre e preserva i suoi tesori per farli ammirare a noi, ai posteri, alla caotica modernità che pare disinteressarsi dell'antico, del bello, del pittoresco. Ma abbiamo un'altra ipotesi da tirare in ballo per i cercatori dello spirito e per gli appassionati di storia patria: e se questo luogo fosse immortale? Innerrvato nelle spire del tempo e dello spazio, del cielo e della terra, dell'acqua marina e del vulcanico tufo? Abbiamo appurato, dalle nostre ricerche sulle antiche mappe catastali, che tale manufatto era denominato "La Sirena" e un brivido sale per la schiena, a noi che amiamo la Sirena e il suo mito che da sempre ci nutre. Forse è qui che si è spiaggiata la Sirena Parthenope all'epoca in cui la città è stata fondata? Forse è qui, nei meandri e nei sotterranei del Palazzo Donn'Anna, che si trova la Tomba della Sirena oggetto di culto fino ad epoche relativamente recenti? Per noi tale luogo non è artificiale bensì è naturale, e pur se spoglio, senza stucchi, senza intonacature, senza leziosità barocche, senza grandiosità aristocratiche residue, ci pare essersi purificato dalla mano dell'uomo e dalla sua operosità per tornare a sorvegliare il Golfo e per custodire lo spirito indomito della Sirena e di una Napoli che resiste, simbolicamente e realmente, a tutto.

Uno dei cortili interni di Palazzo Donn'Anna (Foto di Antonio Tortora)


Palazzo Donn'Anna dal lato del Bagno Elena (Foto di Antonio Tortora)


Più foto: https://plus.google.com/+AntonioTortoraGiornalista/posts/VENguAkBFw4

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