Si può ancora tollerare lo stato di abbandono e di assoluto degrado di una delle più prestigiose istituzioni culturali partenopee? Cosa aspettano l'Ordine dei Giornalisti e il Comune di Napoli a trovare un accordo per il Circolo della Stampa?
Ma, dicevamo, il sogno stava per realizzarsi quando mi fu chiesto, dall'allora presidente del Consiglio Regionale dell'Ordine Cesare Marcucci, di partecipare ad una giornata di accoglienza, insieme al Segretario dell'Ordine Costantino (da tutti chiamato confidenzialmente Nino) Trevisan, dedicata a un nutrito gruppo di giornalisti russi. Io, molto giovane e intenzionato a penetrare i segreti della professione, all'epoca, lavoravo volontariamente all'Ordine con mansioni di assoluta fiducia, accordatami dallo stesso indimenticabile Marcucci, e ritenni l'invito un'occasione ghiotta per capire, per conoscere, per cercare di decifrare questi strani personaggi che, ricevuti all'aeroporto da noi e da altri autorevoli rappresentanti dell'Ordine e sapientemente scortati da motociclisti della Polizia, giunsero finalmente al Circolo della Stampa chiamato anche Casina del Boschetto e Casa del Giornalista o ancora "del Forestiero" sito nella Villa Comunale che in origine era chiamata Real Passeggio di Chaia.
Questi illustri personaggi, direttori e redattori delle più prestigiose testate giornalistiche russe, fra cui Novaja Gezeta, Izvestija, il moscovita Moskovskaja Pravda, Ogoniok e le agenzie Itar-Tass e Ria Novosti, scesi dal torpedone da turismo che era loro stato messo a disposizione, si dissero incantati dalla bellezza della città che avevano da poco attraversato, e non avevano tutto sommato visto ancora nulla; ma soprattutto rimasero stupefatti dalla bellezza del luogo ovvero del Circolo della Stampa immerso in un verde lussureggiante e a pochi passi dal più bel lungomare del mondo. Furono ricevuti cordialmente da un'intero staff di colleghi molto più anziani di me e di esperienza pluridecennale e per me, che feci parte del comitato di accoglienza già in prossimità della scaletta aeroportuale e del comitato ristretto che fece gli onori di casa, l'emozione fu grande. Ero, forse incredulo, al cospetto di personaggi straordinari, dal forte carisma e dall'eccezionale calore umano ma da cui la "guerra fredda", ancora ufficialmente in corso, suggeriva di tenere ingiustamente alla larga. Il pranzo d'onore fu organizzato al ristorante delle Terme di Agnano e i giornalisti della grande Russia goderono appieno dei cibi partenopei, dei vini della Campania Felix e della musica classica napoletana che accompagnò la giornata con classici suonati da valenti maestri di chitarra e mandolino. Molti di loro, messisi a proprio agio, impararono a parlare napoletano in poche ore e li udimmo cantare nella meraviglia generale. Fu una delle più belle giornate che la professione mi ha regalato.
Ma la nostra attenzione ora deve concentrarsi su quello che Circolo della Stampa non è più già dalla metà degli anni '90 ovvero da quando il Sindaco Antonio Bassolino cacciò i giornalisti dalla prestigiosa e storica sede, per motivi di carattere economico e generando contenziosi giuridici di cui ancora si avvertono lontani echi nelle cronache cittadine. D'altra parte il Comune, ansioso di riprendersi la Casa dei Giornalisti, non ha saputo nè voluto valorizzare l'edificio, vero capolavoro dell'architettura razionalista realizzato nel 1948 da Luigi Cosenza e Marcello Canino. Basti pensare che quel maledetto giorno i giornalisti furono cacciati in malo modo dalla forza pubblica lì convenuta con equipaggiamento antisommossa come se avesse dovuto sgomberare l'intera area da pericolosi criminali.
Così è ridotto il Circolo della Stampa di Napoli passato nelle mani del Comune e del tutto abbandonato |
Ma la nostra attenzione ora deve concentrarsi su quello che Circolo della Stampa non è più già dalla metà degli anni '90 ovvero da quando il Sindaco Antonio Bassolino cacciò i giornalisti dalla prestigiosa e storica sede, per motivi di carattere economico e generando contenziosi giuridici di cui ancora si avvertono lontani echi nelle cronache cittadine. D'altra parte il Comune, ansioso di riprendersi la Casa dei Giornalisti, non ha saputo nè voluto valorizzare l'edificio, vero capolavoro dell'architettura razionalista realizzato nel 1948 da Luigi Cosenza e Marcello Canino. Basti pensare che quel maledetto giorno i giornalisti furono cacciati in malo modo dalla forza pubblica lì convenuta con equipaggiamento antisommossa come se avesse dovuto sgomberare l'intera area da pericolosi criminali.
Quando i colleghi russi vennero in visita a Napoli il Circolo ancora doveva essere ristrutturato, naturalmente a spese dell'Ordine e con pesante autotassazione, eppure conservava quella frescura estiva e quel tepore invernale che mai dimenticherò, avendoci lavorato e avendolo frequentato assiduamente. Si sentirono a loro agio e si comportarono con grande apertura incuriositi da tutto ciò che li circondava.
Ebbene oggi nulla di tutto questo potrebbe verificarsi in quanto l'Ordine é stato confinato in un anonimo appartamento di via Cappella Vecchia dove, forse e anzi con assoluta certezza, ricevere colleghi stranieri, sarebbe a dir poco mortificante e asfissiante senza le terrazze che affacciano su via Caracciolo.
Un pò di storia per coloro che non ricordano o per coloro che, troppo giovani per averlo frequentato, non ne hanno potuto apprezzare il prestigio e la capacità di accoglienza.
Un gruppo di giornalisti, fra cui Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Gaspare De Martino, Saverio Procida, Roberto Bracco, Giulio Francesconi e Arturo Colautti, il gotha della cultura partenopea dell'epoca, inaugurarono l'originario sodalizio alla presenza di Giosuè Carducci e la sua ispiratrice nonchè scrittrice Anna Vivanti. E già nel 1917 Toto Scarfoglio allestì il "Circolo dei Giornalisti" nei locali precedentemente adibiti a deposito per i giardinieri comunali avendone ottenuto l'autorizzazione dal Comune di Napoli che, evidentemente, all'epoca era gestito da gente che per la cultura aveva rispetto e possedeva la dote della lungimiranza. Subito dopo la seconda guerra mondiale il nuovo edificio del circolo fu costruito dall'architetto Cosenza, su progetto di Ferdinando Isabella, dopo che Alfonso Franciosi ebbe l'autorizzazione a costruire dal Comune. Da allora una storia intensa che ha visto protagonisti, fra gli altri, Enrico De Nicola e Benedetto Croce, Adriano Falvo e Giacomo Lombardi e più generazioni di giornalisti; fino a giungere al maggio del 1989 data in cui la Casa dei Giornalisti fu nuovamente inaugurata con una veste assai professionale e più elegante. Il resto è cronaca giusto pane per i denti dei giornalisti; ma é anche vergogna per una città metropolitana che, indecorosamente non riesce neanche a portare a termine semplici lavori di ristrutturazione.
Fine della storia. Oggi é un disastro. Capolavoro dell'abbandono, dell'irresponsabilità di una classe dirigente e politica che non è all'altezza di gestire la cosa pubblica e che persevera nel compiere gli errori del passato.
Ottima e snella inchiesta del collega freelance Antonio Folle per "Roadtvitalia" caricata il 28 luglio 2014 ma sempre attuale (purtroppo!):
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