Alle falde sud-orientali dei monti della Meta, poco a monte della confluenza del Rio Torto con il fiume Sangro e in prossimità del lago della Montagna Spaccata, quando c'è la neve si può ascoltare uno straordinario concerto di suoni derivanti dagli scrosci di innumerevoli torrentelli spontanei che confluiscono nel Rio. Il silenzio, amplificato dalla quiete della strada e delle forre che conducono al Lago della Montagna Spaccata, consente di ascoltare lo scorrere dell'acqua in armonia con i colori della natura e la coltre bianca della neve. Per gli orridi é tutta un'altra storia e l'impeto con cui le acque scendono vorticosamente solcando la roccia in profondità lasciano senza fiato soprattutto nella stagione in cui i ghiacci si sciolgono. Parecchie marmitte e cascatelle sono visibili per un lungo tratto che può essere costeggiato calcando un percorso in ferro appositamente costruito molti anni fa dal Comune di Alfedena.
Auphidena era la capitale dei Samnites Caraceni Infernates e fu espugnata dal console romano Centumalo intorno al 300 a.C. dopo che altre roccaforti sannite, fra cui Cluvia, Aesernia e Bovianum, cedettero sotto l'urto delle legioni romane intenzionate a espugnare ad ogni costo la fiera opposizione sannita. Nonostante la devastazione romana e le trasformazioni naturali del territorio sono ancora visibili i resti di un tempio dedicato a Ercole Curino, proprio nella omonima località, e resti di mura megalitiche delimitanti l'area dell'antico insediamento.
Peraltro in località Campo Consolino, verso la seconda metà dell'800, fu rinvenuta una necropoli italica risalente più o meno al VI secolo a.C.; qui, nelle tombe a inumazione con lastroni di pietra grezza e senza fondo, furono ritrovate molte suppellettili tra cui vasi, cuspidi di lance e coltelli, ornamenti in bronzo e ferro, fibule e tipici ornamenti femminili di forma spiraliforme detti "chatelaine" di fattura straordinaria e tipici della necropoli aufidenate.
Chatelaine tipici ornamenti femminili sanniti Foto tratta dal web |
In origine il soprintendente della zona Mariani stimò essere presenti sul territorio qualcosa come dodicimila tombe. Dunque un patrimonio notevole a tal punto da interessare l'Università di Chieti e di Tubingen in Germania. Nelle tombe dei bambini, insieme ai classici corredi funerari furono rinvenuti parecchi oggetti di ambra e pasta vitrea. Anche in località Madonna di Campo sono stati ritrovati resti significativi di un antico luogo di culto dedicato alle divinità italiche della campagna, forse Kerres, Futrei Kerriiai, Ammai Kerriiai e Liganakdikel Entrai. In tutto le divinità sannite legate al mondo naturale e al lavoro agricolo erano almeno 17.
Moltissimi oggetti provenienti dagli scavi archeologici delle necropoli locali, a partire da quelli dell'800 alle campagne di scavo organizzate in epoche più recenti, ovvero fra il 1974 e il 1978, sono visibili presso il Museo Archeologico A.De Nino di Alfedena su prenotazione.
(https://www.facebook.com/museoalfedena.it/info?tab=page_info)
Per quanto riguarda la rocca ovvero i resti del castello feudale, in località Monte Caricio e in pieno centro cittadino, essi sono costituiti da tratti di cortine difensive e da una torre a pianta ottagonale, che richiama lo schema templare, di probabile origine sveva e dunque un unicum sia per la zona in cui sorge sia per il tipo di edilizia fortificata dell'epoca.
Rocca medievale di Alfedena (Aq) Foto di Antonio Tortora |
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