venerdì 9 gennaio 2015

LAPIDE MARMOREA DEDICATA A COMINIA PLUTOGENIA SACERDOTESSA DI CERERE.

E' sempre un'emozione cercare e trovare antiche vestigia della Neapolis più arcaica


Abbiamo rintracciato una lapide marmorea dedicata a Cominia Plutogenia, sacerdotessa di Cerere, all'interno di un palazzo di Piazza San Gaetano, di fianco all'ingresso di Napoli Sotterranea e l'abbiamo fotografata per testimoniare l'evento.
Certo si tratta di una testimonianza già conosciuta da tempo agli studiosi e a gli archeologi, peraltro già citata in una edizione fine anni '70 di "Napoli Greco-Romana" di Bartolomeo Capasso e nell'opera "Il Decumano Maggiore da Castel Capuano a San Pietro a Maiella" scritta circa dieci anni fa da Carlo De Frede. Tuttavia non conoscevo l'esatta ubicazione della lapide e quando l'ho rintracciata, attraverso segnali territoriali che sempre più forti mi giungono dalle fonti più disparate, ho provato una grande emozione almeno in una triplice veste. Da cittadino che riscopre un pezzo di storia "riciclata" o di "reimpiego" per usare un termine caro agli architetti e ai tecnici delle Soprintendenze; in tal caso giova dire che a Napoli il "reimpiego" é di fondamentale importanza perchè con esso la storia urbanistica, architettonica, religiosa e antropologica della città rivive continuamente. Da giornalista perchè l'impatto conoscitivo é stato pari a quando un operatore dell'informazione scopre qualcosa che è meritevole di essere portato a conoscenza di chi non sa; dunque ha il valore tipico della notizia da cui lo studio e l'approfondimento originano. Da studioso di storia patria perché in questa miniera a cielo aperto ma talvolta anche sotterranea che é Napoli, la caccia al dettaglio, voluta o casuale, é sempre aperta.



Base marmorea dell'erma dedicata a Cominia Plutogenia
Foto di Antonio Tortora


Foto di Antonio Tortora
La qualità delle foto non è eccezionale, e me ne scuso, ma per imperizia informatica non riesco a renderla leggibile. Tuttavia ne fornisco la traduzione riportata dal Capasso nel paragrafo dedicato ai Monumenti posti nel foro:  "A Cominia Plutogenia, sacerdotessa di Cerere legislatrice, figlia di Sa....., moglie di Paccio Caledo già arconte, madre di Paccio Caledieno, già edile, ava di Castricio Pollione già arconte, Tiberio Castricio Caledieno, già demarco, pose alla bisavola in segno di affetto, per decreto del consiglio municipale"


Foto di Antonio Tortora
E' proprio nel Foro, più o meno nelle vicinanze del Tempio dei Dioscuri (attuale chiesa di San Paolo) e al centro esatto del Decumano Maggiore (via Tribunali) che si trovavano le erme dedicate a imperatori e a illustri personalità che abitarono nella città o che fecero qualcosa di importante per Neapolis. D'altra parte non a caso il Tempio di Cerere, sito laddove oggi sorge il Tempio di San Gregorio Armeno, era collocato nelle vicinanze come anche il Tempio di Apollo, il Teatro e l'Odeon, dove cantò Nerone; in pieno centro del centro cittadino. Per cui è del tutto naturale rintracciare le vestigia dell'antico culto reso alla dea della fertilità sotto forma di iscrizioni, lapidi e frammenti di statute. E' presente la sacerdotessa Tettia Casta che gestiva una casa delle donne da cui ciclicamente partivano per Roma le sacerdotesse di Cerere; Terenzia Paramone che andò a dirigere il Tempio di Cerere a Pompei con il cognome Thesmoforos; la canefora con fiaccola e canestro di cui già abbiamo parlato altrove
(http://antoniotortora.blogspot.it/2014/12/canefora-tempio-di-cerere-s-gregorio.html) e Sabina sacerdos Cereris publica la cui lapide fu rinvenuta nella casa del segretario di Carlo V°. Napoli, insieme a Velia erano considerate il luogo ideale da cui far provenire le sacerdotesse di Cerere e queste appartenevano alle famiglie più importanti dei due centri.
Anche quei tempi Neapolis era importante dal punto di vista religioso e questo, forse, spiega perchè ancora oggi la parte centrale dei Decumani é chiamata "il miglio sacro".
In rete abbiamo rintracciato una curiosità che poniamo all'attenzione del lettore meno frettoloso: 

SOME NEAPOLITAN FAMILIES
of Martti Leiwo

ABSTRACT: Naples (Neapolis) was the only city in the Western Mediterranean which was maintained by the Romansas officially Greek-speaking city. Thus all the decrees of its boule were written in Greek till the beginning of the 4thcentury A.D. when the change to Latin suddenly happens. However, it is not clear whether it really was a Greek city,
or was it rather a normal Campanian city. With this in mind, the purpose of my paper here is to study some Neapolitan families roughly from the 1st century B.C. to the 1st century A.D. The mainpoints of the paper are: the acculturation of Greek, Roman and Oscan speaking population, the choice oflanguage in the funerary inscriptions of the Neapolitan
family tombs, the choice of names in a family, the possible surviving of the traditional Greek individual names in the Roman nomenclature of Naples.

Studio completo - link: http://helios-eie.ekt.gr/EIE/bitstream/10442/309/1/A01.021.08.pdf


                                                                  

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