MENTRE I NOSTRI POLITICI GOZZOVIGLIANO FRA PRIVILEGIATE RENDITE DI POSIZIONE E RICCHE PREBENDE SFRUTTANDO LE INSANE E FALSE TEORIE ECONOMICHE DI ECONOMISTI PREZZOLATI DALLE INFLUENTI THINK TANKS EUROPEE, L'ITALIA VA IN MALORA,
MENTRE LA GENTE FUGGE ALL'ESTERO E VIENE RAPIDAMENTE SOSTITUITA DA IMMIGRATI CHE SELVAGGIAMENTE SI APPROPRIANO DI AMPI TERRITORI DELLA NOSTRA MARTORIATA REPUBBLICA.
di Antonio Tortora
Il debito pubblico, un pozzo senza fondo e vera condanna a morte per l'Italia, di cui solo la classe politica è responsabile e non i cittadini. (Immagine tratta da www.laboratoriolapsus.itc) |
Lo scontro diretto fra classe politica, sempre più drammaticamente lontana dal Paese e dalla gente, e la popolazione italiana sempre più drammaticamente impoverita, disorientata e rabbiosa ha assunto proporzioni mai viste in precedenza e non lascia presagire nulla di buono nell'immediato futuro; posto che esista un futuro visto e consederato che, non essendoci limite al peggio, la situazione si aggrava in maniera esponenziale e il futuro è già qui con il suo pesante carico di incertezze e violenza ormai non più tanto velata e nascosta. Tutti i decisori si meravigliano del livello su cui si sta proiettando lo scontro ma, in realtà, fanno finta di non comprendere le ragioni profonde dello scontro che è stato proprio da loro scientificamente alimentato dando luogo a governi fantoccio e ad accordi internazionali che stanno conducendo l'Italia, irreparabilmente, al suicidio politico, economico e sociale. Tutti i commentatori invitano ad abbassare i toni della polemica politica nei talk show, del confronto sociale nelle piazze, del contraddittorio virulento sui social media, delle contese verbali fra individui nel corso delle cosiddette chiacchiere da bar. Ma appare evidente che, ormai, è tardi e un certo integralismo ideologico, assolutizzante, massimalista e a dir poco dogmatico si fa strada nella mente e nell'eloquio di cittadini che, non potendone più, prendono posizione su ogni cosa e su ogni argomento senza saperne abbastanza, senza consapevolezza alcuna, senza discernimento, sia pur in maniera forte, convinta e quasi feroce. Ciò indica uno stato confusionale derivante da un disorientamento spaventoso; una rabbia malcelata che non si riesce più a nascondere e a controllare; una vera e propria mutazione antropologica pari solo a quella descritta nel secondo dopoguerra e a cavallo fra il secondo e il terzo millennio da Pier Paolo Pasolini. La fiducia nei confronti della classe dirigente è venuta meno facendo implodere tutto il sistema sociale che, da tempi lontani, si basa essenzialmente su un mutuo accordo fra governanti e governati teso a coprire a vicenda le proprie magagne e a trovare intese sotterranee soddisfacenti per tutti. Così è nata l'Italia e in tale maniera il sitema Italia si è evoluto fino a quando la classe politica, distante ormai anni luce dal Paese reale, ha cominciato a soffrire di delirio di onnipotenza e ha ritenuto di svendersi umanamente e di svendere economicamente a potenze straniere e alle centrali della nuova dittatura europea, costola significativa di un mondo globalizzato dove solo le merci e i capitali contano, tutto il vendibile, debito pubblico studiato a tavolino compreso. E' nauseante la volgarità con cui normali cittadini si scagliano contro i politici in generale e contro i manager di banche decotte che si ritirano con buonuscite milionarie; contro funzionari delle Stato che non riescono a comunicare nulla se non la propria arroganza e contro forse dell'ordine che, troppo spesso, usano le maniere pesanti nei confronti di inermi cittadini che protestano civilmente; contro gli amministratori pubblici plurindagati e troppo spesso assolti, per i più svariati e gravi reati previsti dal codice penale e contro resposabili di grandi aziende dello Stato che hanno condotto quelle stesse aziende al fallimento totale. Tuttavia è altrettanto nauseante un ministro del lavoro, come Elsa Fornero, che definisce "choosy" ovvero schizzinosi nei confronti della scelta del posto di lavoro; un vice-ministro del lavoro, come Michel Martone, che definisce "sfigato" un giovane che non si laurea entro i tempi da lui ritenuti giusti e congrui; un ministro dell'economia, come Tommaso Padoa Schioppa, che presentando la nuova finanziaria nel 2007 accusò i giovani che non andavano via di casa alla ricerca di lavoro all'estero di essere "bamboccioni"; un presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi che affermò, come da intercettazione telefonica pubblicata sui media e pochi giorni prima delle votazioni europee del 2014, che essendo "gli italiani dei coglioni con la sola promessa degli 80 Euro avremmo già la vittoria in tasca"; per giungereb a Silvio Berlusconi che si divertì a definire "coglioni" tutti quesgli italiani che avrebbero, nel 2006, votato a sinistra. Hanno seminato bene, non c'è che dire, e il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti ci mette del suo, con cinismo e malignità in merito alla cosiddetta fuga dei cervelli: "È un bene che certa gente se ne sia andata, sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi" questo è quanto affermato non molto tempo fa dal Poletti che, in un secondo momento, non ha ccettato il contraddittorio con giovani che avrebbero voluto obiettare qualcosa guardandolo negli occhi. Noi comunque non capiamo per quale motivo un giovane che ha studiato oppure che non ha studiato ma che si è formato per affrontare un qualsiasi lavoro, mestiere o professione, debba essere costretto a emigrare, ad abbandonare il proprio Paese, la prorpia famiglia e i propri affetti recandosi all'estero. Non solo ma non capiamo per quale motivo questa moda radical chic stia a significare, implicitamente, che chi va fuori debba essere per forza migliore di chi sceglie invece di rimanere qui, a casa sua, per combattere la propria battaglia di giustizia e di equita. E' vero che moltissima gente si reca all'estero per cercare un lavoro che qui, da noi, è ormai diventato inesistente a meno che non si ricorra a una qualche raccomandazione capace di scovare un lavoro in un mercato del tutto asfittico ma non tutti hanno l'attitudine a viaggiare, a trasferirsi in un'altra nazione, a inserirsi in altri contesti che potrebbero anche essere ostili, a imparare un'altra lingua straniera; tutto ciò dovrebbe rappresentare una scelta e non un obbligo codificato dai luoghi comuni senza fondamento. Certo andare via da questo Paese tranquillizza, non poco, la classe dirigente, perchè alle nostre latitudini è sempre stato un bene "non disturbare il manovratore" che può, in tal modo, non rendere conto a nessuno di tutti i suoi errori.
L'Italia chiude inesorabilmente per fallimento di una classe dirigente incapace www.signoraggio.it |
La politica non offre più alcuna soluzione ai problemi reali della gente, anzi si dà da fare con la complicità di media prezzolati e completamente venduti, per convincere le persone che qualcosa, in fondo in fondo, si stia facendo per migliorare le cose; per convincerci che l'Unione Europea rappresenta il miglior sistema in cui vivere e prosperare; per convincerci che l'Euro è la moneta che ci salverà definitivamente dal collasso finale; per convincerci che la cessione di sovranità a organismi globalizzati e autoritari è la cosa giusta da fare. Ma tutto ciò non convince più e la gente, sia pur lobotomizzata da decennni di propaganda mediatica, comincia a risvegliarsi e a percepire qualcosa di diverso e di più reale, in altre parole a prendere coscienza e consapevolezza delle menzogne che sono state propalate per verità di fede fino a non molti anni fa. La classe politica si è avvalsa della spettacolarizzazione riducendo il confronto politico a una manciata di battute e di finte e sterili polemiche rilanciate dagli schermi televisivi e dalle pagine dei giornali; una sorta di derby calcistico e di una Sanremo della politica. Si è avvalsa della personalizzazione per convincere il pubblico che comunque dietro certe affermazioni c'è un uomo normale come tutti anzi più capace di portare avanti le proprie idee rimettendoci la faccia e non, invece, uno che gode dell'immunità più totale. Si è avvalsa della volgarizzazione facendo scendere il livello del dialogo al fine di dare la sensazione, certamente più gradevole e "democratica", di interloquire con gente comune e fra gente comune e non fra decisori autoritari e popolo suddito. Si è avvalsa, infine, della megalomania e dell'egocentrismo degli interlocutori dei social network al fine di instaurare attraverso profili, post, twitt e immagini private un illusorio rapporto con cittadini di cui, naturalmente, nessuno se ne frega. Dunque la sosfisticazione tecnologica, che funge anche da preziosa valvola di sfogo tende, almeno per il momento, a perfezionare questo insano e finto rapporto che intercorre attraverso il Web ed è capace di scaricare adrenalina su una massa di frustrati che, altrimenti, non saprebbero proprio come esprimersi. Troppa rabbia nel web, troppo cinismo fra i politici che giocano con il futuro di un popolo; troppa impunità per quegli amministratori che sempre più spesso la fanno franca e non sono capaci di assumersi le responsabilità dei propri imperdonabili errori; troppa ebbrezza da privilegio per chi appartiene alla casta dominante sempre più priva di scrupoli e allergica agli articoli del codice civile e penale. Troppa saccenteria per quegli economisti tanto blasonati e bocconiani quanto spacciatori di teorie false e improponibili che hanno devastato l'economia reale creando l'economia virtuale dei derivati e dei prodotti finanziari frutto di algoritmi dove l'uomo non compare se non come programmatore ovvero come parte e ingranaggio di una macchina senziente. In questa logica ormai acclarata solo le banche pssono e devono essere salvate nonostante siano colpevoli della scomparsa del denaro di centinaia di migliaia di risparmiatori, forse milioni, e di piccoli azionisti nonchè della creazione di un impero parassitario costruito sulla regola della "riserva frazionaria" e sul sequestro delle proprietà immobiliari di cittadini che non ce la fanno più a sostenere il peso di mutui e prestiti.
Tutto ciò a scapito della sobrietà, dell'etica, della discrezione, dell'educazione, del buon senso, del dialogo non volgare, dell'iniziativa economica concreta, della semplicità dei rapporti sigillati da una stretta di mano, della cultura, del carattere e della forte personalità. L'Italia, un Paese che non c'è più e fortemente mutato antropologicamente, lascia un vuoto incolmabile in un'Europa che nemmeno si accorge di ciò che sta perdendo in termini d'identità nazionale e di storia comune, tutta presa dalla fisima di un'europeismo finanziarizzato e globalizzato dove solo computer, data base, cervelloni e tecnocrati avranno cittadinanza vera e garantita. L'Italia del Medioevo e dei Comuni, dell'Umanesimo e del Rinascimento, delle scoperte scientifiche e dell'arte, delle grandi e numerosissime aziende manifatturiere, delle campagne e dei prodotti biologico sta lasciando dietro di sè un Paese devastato dalle tasse, martoriato dai terremoti, desertificato nei piccoli centri disseminati sull'arco appenninico e lungo le splendide coste lasciando campo libero alle orde di nuovi barbari che, massicciamente importati con la complicità di una classe politica traditrice e che ha interessi incoffessabili, finiranno il lavoro sporco devastandone i territori con buona pace dei buonisti, dei caritatevoli ad ogni costo, dei falsari del diritto internazionale umanitario, degli accoglitori di profughi e immigrati per mestiere e per profitto. Qualcosa non va e la gente comincia a comprendere che, forse, è anche troppo tardi per cambiare.
Tutto ciò a scapito della sobrietà, dell'etica, della discrezione, dell'educazione, del buon senso, del dialogo non volgare, dell'iniziativa economica concreta, della semplicità dei rapporti sigillati da una stretta di mano, della cultura, del carattere e della forte personalità. L'Italia, un Paese che non c'è più e fortemente mutato antropologicamente, lascia un vuoto incolmabile in un'Europa che nemmeno si accorge di ciò che sta perdendo in termini d'identità nazionale e di storia comune, tutta presa dalla fisima di un'europeismo finanziarizzato e globalizzato dove solo computer, data base, cervelloni e tecnocrati avranno cittadinanza vera e garantita. L'Italia del Medioevo e dei Comuni, dell'Umanesimo e del Rinascimento, delle scoperte scientifiche e dell'arte, delle grandi e numerosissime aziende manifatturiere, delle campagne e dei prodotti biologico sta lasciando dietro di sè un Paese devastato dalle tasse, martoriato dai terremoti, desertificato nei piccoli centri disseminati sull'arco appenninico e lungo le splendide coste lasciando campo libero alle orde di nuovi barbari che, massicciamente importati con la complicità di una classe politica traditrice e che ha interessi incoffessabili, finiranno il lavoro sporco devastandone i territori con buona pace dei buonisti, dei caritatevoli ad ogni costo, dei falsari del diritto internazionale umanitario, degli accoglitori di profughi e immigrati per mestiere e per profitto. Qualcosa non va e la gente comincia a comprendere che, forse, è anche troppo tardi per cambiare.
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