Paradossalmente i localismi, i campanilismi e i regionalismi hanno preservato la nostra penisola dall'implosione e l'Unione Europea dei tecnocrati arroganti sta cercando di desertificare i millenni di storia e di cultura che ci caratterizzano e ci differenziano dal resto d'Europa.
Affermare che un ceppo genetico tricolore non esiste potrà apparire un'
espressione forte ed effettivamente dettà così, ex abrupto, suona male e
provoca pure un senso di fastidio; tutti siamo stati, d'altra parte,
opportunamente istruiti e persuasi della nostra "italianità", in epoca
scolastica prima e accademica poi, a tal punto da ritenere che esista
una sola etnia, una unica cultura, una lingua comune, un'arte (in tutte
le sue forme espressive) del tutto originale, una letteratura e
quant'altro. Tuttavia se ci si guarda intorno e si riflette attentamente
sul panorama antropologico che ci circonda non dobbiamo meravigliarci
se scopriamo una enorme quantità di differenze a tutti i livelli. Non
occorre un nobel in genetica per scoprire che un siciliano é molto
diverso da un friulano, che un trentino ha caretteristiche molto
dissimili da quelle di un calabrese etc. etc. Non solo ma pare che le
differenze genetiche fra i vari popoli che abitano la nostra penisola
siano addirittura maggiori di quelle osservabili tra popoli di altri e
diversi paesi europei. Sono 57 le popolazioni locali che abitano il
suolo italico per cui le differenze genetiche sono davvero uniche e
straordinarie; ciò significa, con buona pace degli storici ottocenteschi
e nazionalisti, che l'utopia risorgimentale, anche se imposta con una
lunga e sanguinosa guerra di aggressione e annessione nei confronti del
Mezzogiorno, non è mai stata raggiunta se non dal punto di vista
normativo, fiscale e amministrativo; questo quando il sistema funziona
cioè molto poco e molto male. E' sotto gli occhi di tutti che
l'insofferenza dei vari popoli presenti sul nostro territorio,
estremamente vari e male assortiti, aumenta piuttosto che diminuire
ingenerando tensioni interne pericolose da un punto di vista politico e
rischiose da un punto di vista della stabilità sociale. Per tacere poi
di una immigrazione folle e quasi prepotente, pianificata a tavolino dai
potenti della terra per vincere la loro partita a scacchi con le
identità nazionali e con i vecchi equilibri di potere.
Le frequenti e alternate dominazioni straniere di ogni tempo hanno favorito la frammentazione del Paese alla stessa maniera dell'isolamento di alcune enclave etniche molto chiuse come il popolo sardo, ma é la massiccia emigrazione interna e quella verso l'esterno che sono state imposte dall'Unità d'Italia e tutt'ora in corso che, pur stravolgendo i territori occupati del Sud e i territori afflitti da carestie e miseria del nord all'epoca ancora prevalentemente rurale, non ha provocato l'indebolimento dei localismi e delle culture particolari che caratterizzano a macchia di leopardo tutto il territorio italiano. Se non possiamo trovarci di fronte a un'etnia condivisa è anche vero che neppure la "lingua italiana" può rappresentare un patrimonio condiviso visto e considerato che si tratta di una lngua essenzialmente artificiale, in quanto usata solo nel fiorentino letterario del trecento, imposta con l'Unità d'Italia, ma non dalla Costituzione che non ne reca traccia, bensì attraverso un paio di articoli del codice di procedura penale e di quello civile.
Le frequenti e alternate dominazioni straniere di ogni tempo hanno favorito la frammentazione del Paese alla stessa maniera dell'isolamento di alcune enclave etniche molto chiuse come il popolo sardo, ma é la massiccia emigrazione interna e quella verso l'esterno che sono state imposte dall'Unità d'Italia e tutt'ora in corso che, pur stravolgendo i territori occupati del Sud e i territori afflitti da carestie e miseria del nord all'epoca ancora prevalentemente rurale, non ha provocato l'indebolimento dei localismi e delle culture particolari che caratterizzano a macchia di leopardo tutto il territorio italiano. Se non possiamo trovarci di fronte a un'etnia condivisa è anche vero che neppure la "lingua italiana" può rappresentare un patrimonio condiviso visto e considerato che si tratta di una lngua essenzialmente artificiale, in quanto usata solo nel fiorentino letterario del trecento, imposta con l'Unità d'Italia, ma non dalla Costituzione che non ne reca traccia, bensì attraverso un paio di articoli del codice di procedura penale e di quello civile.
Stando così le cose "tutte le politiche di nation-building, come afferma su Limes Andrea Usai (http://temi.repubblica.it/limes/litalia-non-esiste?h=0),
fallirono miseramente" e ciò nonostante l'impegno profuso dalla classe
dirigente post-unitaria prima e da quella fascista poi, infatti
entrambe fallirono miseramente. D'altra parte, osservando attentamente
non solo il mantenimento costante dei localismi e anche e soprattutto la
loro crescita esponenziale, degli antichi campanilismi e dei più
moderni regionalismi non si capisce per quale ragione un qualunque
cittadino della penisola debba abbandonare l'idioma dei padri, gli usi
antichi, le consuetudini stratificate, nonchè le molteplici tradizioni
che da sempre caratterizzano il tessuto sociale e culturale di ogni
centro italiano, dalla più piccola e isolata comunità alpina o costiera
alla più grande città o metropoli capoluogo di regione. Forse dovrebbe
abbandonare il suo passato, resettare il suo presente e sacrificare il
suo futuro in nome di un'Europa artificiale perchè costruita a
tavolino? tecnocratica perchè gestita da fanatici della specializzazione
in ogni settore e per questo non capaci di comprendere le esigenze dei
popoli che dell'Europa fanno parte? monetaria perchè solo l'economia é
riconosciuta come valore assoluto ed esclusivo? autoritaria e
autoreferenziale perchè non intende arretrare, nemmeno di un passo,
rispetto agli errori spaventosi che continua a compiere sulla pelle
delle nazioni ridotte ormai a vuoti simulacri e dei cittadini comunitari
ormai ridotti a sudditi peggio che in un lontano passato? infine
dispotica perchè impone norme inaccettabili e incongruenti abusando
perfino del suo potere sanzionatorio?
Ci rendiamo conto che volendo seguire il discorso appena fatto l'Italia non esiste come entità unitaria, visto che è di per sè l'ultimo stato multietnico del continente europeo; ma non esiste neanche l'Europa che, nella sua follia livellatrice e massificante, non ci pensa nemmeno a rispettare le diversità un pò come è avvenuto nella storia risorgimentale del nostro paese. Ed ecco che la storia si ripete e gli errori fatti a livello nazionale si ripetono secondo un format immutabile a livello internazionale e finanche continentale. Per questa ragione ci pare di capire che la solenne allocuzione ciceroniana "historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis" ovvero "la storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità" risulta essere decisamente utopistica, falsa oppure non comprensibile per le menti di coloro che assurgono al grado di "decisori" dei destini di interi popoli cadendo però, miseramente, nella rete di quel male che definiamo delirio d'onnipotenza che come si sa é un disturbo psichico che assume caratteri epidemiologici soprattutto fra le caste della politica e le elites del potere.
Quale soluzione al problema? Non tocca a noi proporre vie d'uscita a meno che non ci venga richiesto e purtuttavia ci stiamo lavorando.
Ci rendiamo conto che volendo seguire il discorso appena fatto l'Italia non esiste come entità unitaria, visto che è di per sè l'ultimo stato multietnico del continente europeo; ma non esiste neanche l'Europa che, nella sua follia livellatrice e massificante, non ci pensa nemmeno a rispettare le diversità un pò come è avvenuto nella storia risorgimentale del nostro paese. Ed ecco che la storia si ripete e gli errori fatti a livello nazionale si ripetono secondo un format immutabile a livello internazionale e finanche continentale. Per questa ragione ci pare di capire che la solenne allocuzione ciceroniana "historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis" ovvero "la storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità" risulta essere decisamente utopistica, falsa oppure non comprensibile per le menti di coloro che assurgono al grado di "decisori" dei destini di interi popoli cadendo però, miseramente, nella rete di quel male che definiamo delirio d'onnipotenza che come si sa é un disturbo psichico che assume caratteri epidemiologici soprattutto fra le caste della politica e le elites del potere.
Quale soluzione al problema? Non tocca a noi proporre vie d'uscita a meno che non ci venga richiesto e purtuttavia ci stiamo lavorando.
Per saperne di più: http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/09/news/italiani_popolo_pi_ricco_di_diversit_genetica_in_europa-75495329/
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