giovedì 26 febbraio 2015

TEMPLARI E TEMPLARISMO ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO. DOPO UN MILLENNIO DI STORIA L'AVVENTURA PER NOI E' APPENA COMINCIATA



Per un'antropologia templare. Filo di Arianna della storia, tra mito e realtà, tra spirito immanente e materia transeunte.
                                  





Antonio Tortora mentre consulta un testo sui Templari
Sin da quando, nel lontano 1118, il borgognone Hugues de Payens (da alcuni ricercatori e storici italianizzato in Ugone de' Pagani) e otto suoi compagni offrirono a Baldovino II di Gerusalemme il servizio di Milites Christi al fine di tentare di liberare le vie della Palestina dalle scorrerie islamiche é trascorso poco meno di un millennio. In quell'occasione il Re concesse loro un'intera ala del suo palazzo sito nelle immediate vicinanze di ciò che furono le rovine del Tempio di Salomone ovvero la Moschea della Roccia al-Aqsa. Ed é proprio dal Tempio che i cavalieri presero il nome e lo assunsero a simbolo della loro epopea storica e metastorica. Dopo soli 196 anni la tragedia.


Bolla papale Ad Provvidam (Foto di Antonio Tortora)


Il 18 marzo del 1314 L'ultimo Gran Maestro dell'Ordine Jaques B. de Molay, il ventiduesimo per la precisione, unitamente a Geoffroy de Charnay Gran Precettore di Normandia venivano bruciati vivi a Parigi. Tutto ciò accadeva mentre i due esponenti Templari proclamavano l'innocenza dell'Ordine e la loro innocenza personale, denunciavano con forza le sopraffazioni e le feroci torture subite, reclamavano increduli la personale dipendenza giurisdizionale del Gran Maestro dal Papa. 




Alcuni testi consultati presso la libreria L'Apostrofo
(Foto di Antonio Tortora)



 La massima autorità spirituale del tempo, Clemente V, e la massima autorità temporale di Francia Filippo il Bello si resero colpevoli di un orrendo massacro sulle cui motivazioni non é stata fatta ancora piena luce e sulla cui ferocia inaudita e ingiustificabile molto si é scritto ma molto poco si è compreso.









Sator Simbolo magico graffito nel chiostro dell'Abbazia di Valvisciolo
(Foto di Antonio Tortora)

Nasce dunque un mito, che affascina le menti eroiche, che avvince gli idealisti, che condiziona la storia non solo dell'occidente, che genera poesia, che alimenta la fede, che carsicamente riemerge a ricordare con insistenza che le colpe, anche quelle storiche, non possono e non devono rimanere impunite.
Stiamo cercando di capirci qualcosa, con l'aiuto di due amici, Ciro e Christian Andolfi della libreria L'Apostrofo di Port'Alba, che, con slancio e passione, selezionano testi e raccolgono documenti; mostrando peraltro un grande rispetto per lo studio e la ricerca e riproponendo nella contemporaneità lo stile del libraio antiquario, oggi quasi del tutto scomparso. Se qualcosa sappiamo e se qualcosa sapremo di più su una materia così affascinante e ricca di stimoli lo dobbiamo anche alla loro leale pazienza e alla loro competenza.
Un momento della consultazione
(Foto di Christian Andolfi)

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