Naufragio alla Rotonda Diaz Mergellina (Foto di Antonio Tortora) |
Sappiamo che potrà sembrare strano ma questa barca che abbiamo fotografato sulla spiaggetta della Rotonda Diaz all'imbrunire di una giornata invernale contiene tutta una serie di messaggi; messaggi diretti al cuore. E senza voler scomodare l'opera pittorica di Theodore Gericault " La zattera della Medusa" dipinta nel 1818, che voleva simbolicamente indicare il naufragio di una Francia segnata dalla Rivoluzione Francese e dal fallimento dell'impero napoleonico all'indomani di Waterloo, ci piace recuperare quanto di positivo c'é nelle immagini del naufragio di questo gozzo; piccola imbarcazione da pesca tipica della Campania oltre che della Liguria, della Sicilia e della Toscana, interamente costruita in legno. Si é adagiato sulla rena di questo porticciolo improvvisato e a nostro avviso indica, romanticamente, una speranza del pescatore o comunque del navigante verso un ricominciare, verso un nuovo inizio. Metafora della vita dove le cadute e i naufragi non mancano mai ma la volontà di continuare a percorrere la strada cercata o indicata non smette mai di alimentare l'istinto di sopravvivenza prima e il fuoco sacro della conoscenza poi. Alle tappe forzate seguono periodi di stanchezza che richiedono recupero di energia e riflessione. E qui Xavier De Maistre, nel volume "Voyage atour de ma chambre" pubblicato nel 1651, liquida sapientemente l'intero capitolo XIII intitolato "La sosta" in una manciata di parole: "I miei sforzi sono inutili; bisogna rimandare l'impresa e sostare qui, mio malgrado. E' una tappa militare". E' un punto di svolta; indietro non si torna perchè non é concesso dalle regole cosmiche; dunque si può solo andare avanti e il naufrago scende da ciò che resta del gozzo e si incammina lentamente sulla sabbia che, finalmente, gli appare come calda e accogliente. Non guarda all'indietro, dimentica un passato metabolizzato nella sua anima, sublima le sue esperienze precedenti, e guarda avanti adattandosì all'oscurità che é tanto più fitta quanto più luminoso é il termine del tunnel. Senza indugio dalla foto, semplice di chi scatta istintivamente e senza tecnica, scarna ed essenziale come ciò che rimane del fasciame ligneo del gozzo, romantica come il cuore di chi scrive, si sprigionano pensieri e contenuti, emozioni e stupori, lacrime e speranze. Condivisibile o meno, questo é il significato che diamo al momento dello scatto, al luogo della vicenda, alla barca che non può più fluttuare morbidamente sull'acqua, al nostro stato d'animo permanentemente turbato ma stranamente forte. Quel giorno anche noi ci siamo sentiti come naufraghi e siamo stati richiamati al cammino della vita con i piedi che affondavano nella sabbia.
Foto di Antonio Tortora |
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