venerdì 6 febbraio 2015

AGRICOLTURA E SOSTENIBILITA' AMBIENTALE A CASERTA

L'agronomo Di Gennaro durante il convegno di Parete (Ce)
Foto di Antonio Tortora
Basta Terra dei Fuochi! Basta camorra! Basta degrado! 


L'entroterra casertano é anche e soprattutto agricoltura, imprenditorialità e sistema cooperativo improntato a mutualità, solidarietà, democrazia e sviluppo tecnologico sostenibile. Lo dimostra efficacemente l'impegno che gli agricoltori e i soci delle cooperative agricole della Terra di Lavoro, chiamata anticamente Liburia, profondono in uno dei mestieri più antichi del mondo che é alla base della vita stessa. Un tempo venivano chiamati agrari, braccianti, contadini, coloni, fattori, latifondisti, proprietari terrieri, massari, seminatori con accezioni, di volta in volta positive o spregiative, ma comunque essenziali e imprescindibili. Oggi vengono chiamati, per uniformità e perchè molte distinzioni di carattere tecnico sono apparentemente decadute, agricoltori e imprenditori agrari. A nostro avviso una vera e propria nobiltà di suolo che da generazioni innumerevoli cura e protegge il territorio della "green belt", in questo caso, casertana.
Dal convegno organizzato pochi giorni fa presso la Cooperativa Agricola "Sole" di Parete, fondata nel 1962 e forte di un centinaio di soci tutti "men and women who have been cultivating a dream", emergono dati di straordinaria importanza e che inducono alla riflessione. Mentre, infatti, si assiste allo spopolamento del territorio appenninico parimenti si é testimoni di una sovrappopolazione delle zone fertili della pianura e ciò origina la tendenza a "mangiare e a consumare il territorio agricolo" come ha sostenuto l'agronomo territorialista Antonio Di Gennaro. Stiamo parlando di una zona che, a nessun titolo, può essere definito "polo urbano" bensì conserva tutte le caratteristiche di una "campagna" su cui operano circa 38mila aziende agricole ovvero quasi la metà "del potere produttivo agricolo dell'intera regione" e il governo centrale, con i suoi ritardi e le sue inefficienze non sembra nemmeno essersene accorto. La Campania Felix c'è ancora, resiste agli assalti dell'urbanizzazione disordinata, alle speculazioni edilizie, ai tentativi di imporre aree industriali già obsolete sul nascere e aree commerciali inutili e superflue. Un territorio, vecchio di oltre 12mila anni laddove persisteva una foresta tropicale con insediamenti preistorici di sicuro interesse antropologico ma volutamente sottovalutati, che ha originato una vasta area che, a giusto titolo, può essere definita "uno dei suoli più fertili del mondo" come sostiene l'agronomo Di Gennaro "dotato di una terra nera, grassa e fertile". E le "Matres Matutae, antiche divinità osche rifinite in splendide statue di tufo (materiale piroclastico di eccezionale importanza ai fini agricoli e non solo), testimoniano come già fra il VI° e il I° a.C. quelle stesse terre erano considerate simbolo di fecondità e abbondanza. Conoscendo il territorio si può dire che esso rappresenta, nonostante tutto, una gigantesca cornucopia ripiena di frutti del lavoro della terra.
Di seguito pubblichiamo un articolo apparso, a nostra firma, sul quotidiano http://www.napoli.com/ in cui diamo ampia relazione del convegno tenutosi a Parete.


Intervento di Daniela Nugnes Assessore Agricoltura Regione Campania Foto di Antonio Tortota

30/1/2015

Agricoltura e sostenibilità ambientale
di Antonio Tortora


Nel convegno “PA.BI.OR.FRU. Introduzione alla pacciamatura del terreno con teli biodegradabili a base di Mater-bi per colture orticole e frutticole”, tenutosi il 30 gennaio scorso presso la Società Cooperativa Agricola SOLE di Parete (Ce), è stato affrontato un argomento che sembra lontano anni luce dalla vita di tutti i giorni, dal consumatore che cerca garanzie per la sua salute e per la qualità dei prodotti agricoli di cui si ciba, dalle popolazioni che da sempre abitano i suoli italiani e in particolare la Campania Felix.
Ma non è così; anzi tutt’altro.

L’incontro, organizzato dall’Università degli Studi Napoli Federico II° - Dipartimento di Agraria, dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Caserta e in particolare dall’Unità di Ricerca per la Frutticoltura e dalla Cooperativa Sole, ha visto la partecipazione, rispettivamente, di M. Teresa Gorgitano, Luigi Morra, Pietro Ciardiello; ed ancora dell’agronomo territorialista Antonio Di Gennaro, autore del pregevole volume “La misura della terra. Crisi civile e spreco del territorio in Campania”, Sara Guerrini Agricolture Sales Specialist di Novamont colosso della bioplastica, è stato moderato dalla giornalista Raffaella Quadretti del Notiziario Internazionale specializzato nel commercio italiano di frutta e verdura “Fresh Plaza” e si è concluso con un intervento dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania Daniela Nugnes.

Il tema, sia pur molto specifico e dedicato agli addetti ai lavori, si è rivelato di estremo interesse per tutta la platea composta in prevalenza da agricoltori, dal momento in cui, immediatamente dopo i saluti di Antonio Maione Presidente della importante Cooperativa casertana “Sole”, il Direttore della stessa Cooperativa Pietro Ciardiello ha chiarito che si sta procedendo, in via sperimentale ma con notevole successo, verso “l’impiego di pacciamatura compostabile, in campo ed in serra, per la coltivazione di frutta, verdura e ortaggi”.

Ciò sta accadendo anche nel vivaismo orticolo, altro settore dove la Campania ha grandi potenzialità, attraverso l’uso di seminiere biodegradabili.

Ma per meglio comprendere l’essenza del discorso spieghiamo cosa è la pacciamatura e quali problematiche presenta su vasta scala con una domanda mondiale di plastica per usi agricoli pari a 4 milioni di tonnellate con un 70 per cento distribuito in tutta l’Asia, 720mila tonnellate in Europa di cui il 40 per cento suddivise fra Italia e Spagna, stando ai dati forniti da Sara Guerrini, e ancora più consistenti di quelli che risalgono al 2009 e che sono stati elaborati e diffusi da altre fonti tra cui il Green Management Institute.

La pacciamatura, dicevamo, prevede la copertura del terreno in vario modo coltivato con strati di materiale in grado di impedire la crescita esponenziale di malerbe, mantenendo l’umidità del suolo, proteggendolo dall’erosione e dalla pioggia battente, al fine di mantenere il terreno meno compatto e nello stesso tempo aumentarne la temperatura.

Purtroppo tutto ciò, allo stato attuale, si ottiene utilizzando film e teli plastici che presentano non pochi problemi di smaltimento e di costi eccessivi per il relativo smaltimento a norma di legge.

Infatti tutto questo materiale, decisamente tossico e non solo per il terreno, richiede il conferimento ai centri di stoccaggio, un lungo e difficile lavoro che spesso danneggia le economie delle aree rurali e nello stesso tempo desta notevoli preoccupazioni in quanto alcuni tipi di plastiche non possono essere riciclati per la loro specifica composizione o anche per la presenza di impurità.

Inoltre il volume e il peso finale possono subire notevoli variazioni aumentando fino al 50/70 per cento.

Uno scenario ambientale che potrebbe diventare apocalittico a causa della plastificazione di un territorio, soprattutto in una terra come quella casertana che d’altra parte, e per fortuna, presenta caratteristiche straordinarie dal punto di vista della terra “grassa, nera e fertile” – come la definisce emozionalmente ma anche scientificamente l’agronomo Di Gennaro – aggiungendo che “non esiste terra più fertile in nessun’altra parte del mondo grazie alla sua storia geologica antichissima e risalente a decine di migliaia di anni fa”.

E ha ragione lo studioso dal momento che in quella che dovrebbe essere la “green belt” casertana persistono, nonostante tutto, ben 38mila aziende agricole ovvero circa la metà della produzione agricola regionale campana; ecco spiegato il termine storico - descrittivo piuttosto che poetico di “Campania Felix”.

Goethe lo aveva ben compreso e testimoniato, da attivo e consapevole viaggiatore, nella seconda metà del ‘700 e ancor meglio lo aveva compreso nelle sue descrizioni del Paesaggio italiano nella seconda metà del ‘900 il noto geografo e geologo Aldo Sistini.

Tornando al convegno si è ottimisticamente parlato di un nuovo prodotto, il film Master-Bi di Novamont, che pare abbia risolto i problemi dello smaltimento e degli eccessivi costi delle nocive plastiche polietileniche, trattandosi essenzialmente di una bioplastica a base di amidi, certificata biodegradabile e nello stesso tempo incorporabile nel terreno a fine coltura.

Qualcosa di rivoluzionario e innovativo; infatti questo film foto selettivo, capace anche di controllare efficacemente la temperatura della rizosfera ovvero del suolo immediatamente vicino alle radici delle piante da cui assorbono nutrimenti essenziali e acqua, “a contatto con l’acqua ed in presenza di microrganismi in condizioni aerobiche – aggiunge Pietro Ciardiello – viene completamente biodegradato e trasformato in acqua e anidride carbonica; in ciò si concretizza il nostro impegno nella difesa della terra come valore”.

A chiusura dei lavori l’Assessore regionale Daniela Nugnes ha dichiarato a muso duro e con estrema chiarezza “che Caserta e la sua provincia non è massacrata come si vuol far credere attraverso manipolazioni mediatiche bensì si presenta estremamente vitale con il suo 60 per cento di territorio agricolo, con le sue buone imprese ispirate ad alti valori, con la sua voglia di legalità e la rinnovata propensione alla sostenibilità ambientale”.

Ha mostrato inoltre, dati alla mano, che la Regione Campania compie il suo lavoro fino in fondo e rispettando i tempi imposti dalle norme vigenti mentre i ritardi, davvero ormai inaccettabili, si registrano presso le autorità centrali e cioè a Roma.



Fonte: http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=41283&pagenum=0





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