di Antonio Tortora
Tratto da: http://www.qlnews.it |
E' di questi giorni la sconfortante notizia che molti Comuni, tra cui Genova, Milano, Catanzaro, Napoli, Ancona, Cagliari, Siracusa e Rimini, hanno moltiplicato la Tari ovvero la odiata tassa sui rifiuti in maniera illegittima e truffaldina. Ciò ha generato un naturale fastidio e un doveroso allarme tra centinaia di migliaia di cittadini già vessati oltremisura da tasse, imposte, tributi e gabelle ingiustificate e a dir poco eccessive. Il tutto è emerso alla luce, dopo anni di silenzio e coperture, grazie a un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe L'Abbate e una prima verifica relativa alle delibere comunali fraudolente, da cui risaltano i nomi delle città suindicate, è stata realizzata dal Sole24Ore. L'errore avrebbe riguardato la quota variabile del tributo che, di fatto, è stata computata più volte ma francamente i tecnicismi e gli artifici retorici con cui l'errore è stato spiegato non convincono i contribuenti che, in un momento di grave crisi economica come quello attuale e a fronte di una tassa ritenuta iniqua e che aumenta di continuo rispetto a un servizio che non è mai migliorato, si sentono spremuti a tal punto da non farcela più a reggere la pesantezza di un fisco volutamente caotico e smoderatamente vessatorio gestito da uno Stato che può essere, purtroppo, definito di polizia fiscale. Poco male se gli strumenti utilizzati siano Equitalia che formalmente non esiste più o l'Agenzia delle Entrate che di Equitalia ha preso il posto e i relativi poteri sanzionatori. Infatti non dobbiamo dimenticare che tra i milioni di nuovi poveri che sono stati recentemente censiti ci sono anche proprietari di case che per una innumerevole serie di ragioni non riescono più a pagare tutti i balzelli che lo Stato impone con il mero intento di penalizzare la proprietà privata nonchè di farsi pagare profumatamente servizi da terzo mondo. Perchè proprio di terzo mondo si tratta con uffici che obbligano i contribuenti a estenuanti e incivili attese non davanti agli sportelli bensì davanti ai portoni blindati dei palazzi dove gli uffici sono ubicati come accadde a Napoli, la scorsa estate, sotto gli uffici comunali gestione Iuc e quindi della Tari al Corso Arnaldo Lucci. In quella circostanza il caos fu generato da numerosi e incredibili errori sui dati contenuti nelle cartelle, sulla duplicazione delle cartelle stesse e sulle scadenze dei pagamenti rateali troppo immediati e ravvicinati; in tal caso delle ridicole scuse di assessori e funzionari, immuni da ogni responsabilità e dunque intoccabili, i contribuenti sfiniti da un'invincibile burocrazia non sanno che farsene e le tensioni sono destinate ad aumentare in maniera esponenziale. Tra pochi giorni ci sarà da pagare l'ultima rata Tari caricata, come al solito, di tutti quelli che impropriamente vengono definiti "errori", e il cittadino sarà costretto a pagare cifre di sicuro esorbitanti stabilite non per un miglioramento del servizio di raccolta e smaltimento che negli ultimi anni è rimasto invariato e comunque insufficiente quasi dappertutto bensì per far quadrare bilanci comunali altrimenti fallimentari e quindi senza che ci sia alcuna relazione tra servizio dovuto e tassazione applicata. E' bene ricordare che l'ultima rata è l'unica distante dalle altre quattro che dovevano essere tutte pagate per forza tra i mesi di giugno e luglio scorsi altrimenti sarebbero subito scattate le sanzioni accessorie (in questo caso gli uffici funzionano eccome! E la burocrazia sa essere inflessibile e persecutoria).
Abbiamo l'impressione che il terrorismo fiscale che negli ultimi decenni ha caratterizzato le politiche fiscali dei governi che si sono succeduti abbia cercato, invano, di assumere il volto più umano ed eticamente giustificabile dell'errorismo tributario e con "errore", una semplice parola che linguisticamente assume il significato di sbagliare, prendere una svista, essere imprecisi, si cerca di giustificare il comportamento di amministrazioni comunali e quindi di Sindaci, assessori e funzionari, che di fatto hanno commesso, reiterandolo per anni, reato di truffa e appropriazione indebita. Il contribuente che sbaglia o non riesce a pagare una tassa o un tributo nei tempi prescritti viene perseguitato all'infinito e talvolta anche colui che ha pagato tutto ed entro i limiti viene, alla stessa maniera, perseguitato forse per il delirio di onnipotenza dell'amministrazione che impone il tributo o la società che lo riscuote. Pertanto ci chiediamo come mai le amministrazioni locali che, a conti fatti, potrebbero aver stretto un accordo di cartello al fine di commettere reati gravissimi e penalmente rilevanti come la truffa e l'appropriazione indebita (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina) non corrano alcun rischio nè civile nè penale e gli sia consentito di accampare giustificazioni incredibili nonchè di porgere ridicole scuse. Ci pare che gli enti locali, nel caso specifico i Comuni, godano di una immunità ormai non più accettabile dal common sense, di un'arroganza mai vista e di una prepotenza senza limiti che lasciano intendere chiaramente quanto anche i cittadini onesti e corretti nei confronti di un fisco pur vessatorio, vengano sprezzantemente considerati semplici sudditi su cui esercitare un potere, schiavi da intimorire e vassalli da torchiare nonostante il medioevo e la schiavitù appartengano (forse) al passato.
Certo ci sarebbe la possibilità di richiedere un giusto e sacrosanto risarcimento ai Comuni che hanno commesso gli "errori", sia attraverso procedure individuali che collettive, ricorrendo anche alle associazioni dei consumatori come consigliato dalla grancassa mediatica, ma siamo sicuri che, nel frattempo, la contorta burocrazia italiota vero braccio armato di una incompetente e pericolosa classe politica di questo strano Paese non si stia chiudendo in difesa rendendo impenetrabili i "tesoretti" che hanno arricchito indecorosamenti quelle amministrazioni comunale che non hanno mai perso di vista le ricche prebende e le laute rendite riservate a soli amministratori, alti funzionari, colletti bianchi e amici degli amici?
Restituire il maltolto questo è l'imperativo primario che dovrebbe gravare su amministrazioni degne di questo nome e pur tuttavia gli stessi Comuni si apprestano, per il prossimo e ormai imminente 2018, ad aumentare la Tari per una serie di ragioni che non possono reggere agli occhi dei contribuenti disgustati dagli "errori" e increduli dinanzi a un apparato che si muove come un rullo compressore rapinando con pianificazione scientifica ignari cittadini che si chiedono, sempre più spesso, le ragioni per cui sono costretti a mantenere una pletora di soggetti parassitari che, sfruttando il loro potere burocratico, non fanno altro che industriarsi sul come estorcere denari a contribuenti devastati dalla paura delle sanzioni, depauperati di gran parte delle proprie finanze e disperati per l'impossibilità di comunicare con le amministrazioni che prosperano in fortini blindati e impenetrabili. Queste ultime dovrebbero responsabilmente fare il ricalcolo per tutti i cittadini che sono stati danneggiati, chiedere scusa per il loro comportamento inqualificabile, restiuire il maltolto con gli interessi previsti dalla legge ed infine rendere trasparenti gli atti che, nonostante tutte le normative-farsa sulla trasparenza amministrativa, risultano incomprendibili e indecifrabili manco si trattasse della Stele di Rosetta.
Abbiamo l'impressione che il terrorismo fiscale che negli ultimi decenni ha caratterizzato le politiche fiscali dei governi che si sono succeduti abbia cercato, invano, di assumere il volto più umano ed eticamente giustificabile dell'errorismo tributario e con "errore", una semplice parola che linguisticamente assume il significato di sbagliare, prendere una svista, essere imprecisi, si cerca di giustificare il comportamento di amministrazioni comunali e quindi di Sindaci, assessori e funzionari, che di fatto hanno commesso, reiterandolo per anni, reato di truffa e appropriazione indebita. Il contribuente che sbaglia o non riesce a pagare una tassa o un tributo nei tempi prescritti viene perseguitato all'infinito e talvolta anche colui che ha pagato tutto ed entro i limiti viene, alla stessa maniera, perseguitato forse per il delirio di onnipotenza dell'amministrazione che impone il tributo o la società che lo riscuote. Pertanto ci chiediamo come mai le amministrazioni locali che, a conti fatti, potrebbero aver stretto un accordo di cartello al fine di commettere reati gravissimi e penalmente rilevanti come la truffa e l'appropriazione indebita (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina) non corrano alcun rischio nè civile nè penale e gli sia consentito di accampare giustificazioni incredibili nonchè di porgere ridicole scuse. Ci pare che gli enti locali, nel caso specifico i Comuni, godano di una immunità ormai non più accettabile dal common sense, di un'arroganza mai vista e di una prepotenza senza limiti che lasciano intendere chiaramente quanto anche i cittadini onesti e corretti nei confronti di un fisco pur vessatorio, vengano sprezzantemente considerati semplici sudditi su cui esercitare un potere, schiavi da intimorire e vassalli da torchiare nonostante il medioevo e la schiavitù appartengano (forse) al passato.
Certo ci sarebbe la possibilità di richiedere un giusto e sacrosanto risarcimento ai Comuni che hanno commesso gli "errori", sia attraverso procedure individuali che collettive, ricorrendo anche alle associazioni dei consumatori come consigliato dalla grancassa mediatica, ma siamo sicuri che, nel frattempo, la contorta burocrazia italiota vero braccio armato di una incompetente e pericolosa classe politica di questo strano Paese non si stia chiudendo in difesa rendendo impenetrabili i "tesoretti" che hanno arricchito indecorosamenti quelle amministrazioni comunale che non hanno mai perso di vista le ricche prebende e le laute rendite riservate a soli amministratori, alti funzionari, colletti bianchi e amici degli amici?
Restituire il maltolto questo è l'imperativo primario che dovrebbe gravare su amministrazioni degne di questo nome e pur tuttavia gli stessi Comuni si apprestano, per il prossimo e ormai imminente 2018, ad aumentare la Tari per una serie di ragioni che non possono reggere agli occhi dei contribuenti disgustati dagli "errori" e increduli dinanzi a un apparato che si muove come un rullo compressore rapinando con pianificazione scientifica ignari cittadini che si chiedono, sempre più spesso, le ragioni per cui sono costretti a mantenere una pletora di soggetti parassitari che, sfruttando il loro potere burocratico, non fanno altro che industriarsi sul come estorcere denari a contribuenti devastati dalla paura delle sanzioni, depauperati di gran parte delle proprie finanze e disperati per l'impossibilità di comunicare con le amministrazioni che prosperano in fortini blindati e impenetrabili. Queste ultime dovrebbero responsabilmente fare il ricalcolo per tutti i cittadini che sono stati danneggiati, chiedere scusa per il loro comportamento inqualificabile, restiuire il maltolto con gli interessi previsti dalla legge ed infine rendere trasparenti gli atti che, nonostante tutte le normative-farsa sulla trasparenza amministrativa, risultano incomprendibili e indecifrabili manco si trattasse della Stele di Rosetta.
Comunque vadano le cose, ma ormai è chiaro che non potranno esserci miglioramenti, oltre al danno registriamo anche la beffa e tranne rari casi nessuno dei decisori ha interesse a smuovere la melma che è depositata, da sempre, nei bassifondi di una dittatura fiscale che per giustificare sè stessa appellandosi e errori e disguidi si è trasformata in un vero e proprio "errorismo tributario". Forse qualche riflessione più ampia andrebbe fatta su squilibri territoriali, discrepanze amministrative e anomalie algoritmiche di tributi comunali che, data la persistente crisi economica e la ormai cronica mancanza di lavoro conclamate, nonostante i roboanti proclami governativi, rovinano la vita a un numero sempre più vasto di persone che non ce la fanno più nemmeno a sopravvivere. Più tagli di spesa prevedono i governanti, anche quelli locali, e meno servizi vengono offerti al netto di tasse, imposte e tributi che aumentano a vista d'occhio. Qualcosa non va e non si capisce per quale ragione non si corre ai ripari.
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