Da domani, in occasione della mostra "Frammenti" del fotografo e artista emergente Pasquale Barra, sarà esposta l'installazione dell'artista normanno-aversana Laura Niola "Maternità consumata". Una suggestione da non perdere per i significati simbolici che l'iniziativa del Museo Campano e dell'Associazione di promozione sociale Artemia intende sottolineare.
di Antonio Tortora
Tratto da http://www.provincia.caserta.it/museocampano |
Senza scendere nei dettagli delle numerose collezioni presenti nelle oltre trenta sale espositive e nei circa venti depositi, divisi tra reparti archeologici e medievali, riteniamo che le cinque sale contenenti le "MADRI" di Capua ovvero le MATRES MATUTAE, siano le più interessanti in quanto racchiudono un mistero che ancora, nonostante i molteplici studi, non è stato ancora svelato. Infatti sulle circa 600 statue raffiguranti madri con uno o più bimbi in braccio simmetricamente distribuiti, del tipo definito alla greca "kourotrophos", e su altre 150 statue di tufo grigio tifatino, riproducenti donne sedute coperte da una tunica che ne avvolge anche il capo oltre che lo stesso sedile a forma di trono, non è stata ancora scritta l'ultima parola. Dal momento in cui furono rinvenute casualmente durante lavori agricoli in località Petrara lungo la via Appia nel 1845, diverse scuole di pensiero si sono manifestate trasformando Capua e le sue Madri in un unicum fondamentale per comprendere l' intera storia della piana campana. Tutte ritrovate in uno spazio sacro che circondava il tempio gravitano simbolicamente attorno a una statua di dimensioni più generose in cui la MATER MATUTA, rigorosamente seduta, stringe in una mano la melagrana e in un'altra la colomba entrambe capaci di evocare l'idea di maternità e di generazione. In origine ricoperte da stucco bianco e e da colore rosso, esse, rozzamente immobili, essenziali e scarne e nello stesso tempo possenti e autorevoli promanano una straordinaria corrente energetica che attrae e magnetizza, affascina e seduce, facendo nascere più di un interrogativo nella mente dell'osservatore e dello studioso.
Tratto da http://www.capuanova.it/adottaunamadre/le-madri-del-museo-campano-di-capua/ |
Sì è vero, nell'antica Roma si venerava la dea dell'Aurora e la dea che svolgeva la preziosa funzione di proteggere partorienti, fanciulli e messi proprio con la qualifica di Mater e con l'epiteto di Matuta, tuttavia tale abbondanza di reperti fa pensare anche a qualcosa d'altro; a culti più antichi e anche precedenti al IV° sec. avanti Cristo. Comunque sia a noi, che siamo solo antropologi amateur, guardando tali sculture inneggianti alla femminilità arcaica, viene istintivamente alla memoria l'egizia Iside o Aset, la romana Cerere in osco Kerres, la frigia Cibele, la scura Virgo Paritura, le Madonne Nere medievali e templari ma anche, più geograficamente distante, la peruviana Orejona. Inoltre un intero mondo archetipico si schiude dinanzi a noi e si snoda attraverso le innumerevoli divinità femminili scrupolosamente catalogate e studiate dall'archeologa lituana Maria Gimbutas in molteplici opere fra cui "The Myth of the Mother Goddess", un viaggio incredibile nel neolitico e nell'età del bronzo dell'Europa Antica. Domani presso il Museo Campano di Capua c' è una nuova Mater che, momentaneamente, si aggiunge alle altre MATRES MATUTAE, sotto forma di installazione ricoperta di stracci (mappine in napoletano) che prende il nome di MATERNITA' CONSUMATA realizzata nel 2006 dall'artista normanno aversana LAURA NIOLA. In tal caso l'opera potrebbe apparire una sorta di rivisitazione malinconica delle Matres ma non lo è; sebbene la sua parvenza di consumazione, di decolorazione, di povertà dolorante ci riporta, idealmente, ad una Madonna col bambino. C'è un indubbio contrasto concettuale che rende l'esposizione molto suggestiva e che fa ben comprendere il segno dei tempi con il mesto ripiegamento su sè stessa che contraddice l'autorevolezza delle Matres; con lo sguardo concentrato sul bambino che contrasta con lo sguardo fisso nello spazio aperto su tutte le infinite variabili della vita; con il mare di stracci su cui pare galleggiare la scultura che nega decisamente la solidità dei troni su cui insistono le Matres. Insomma, alla fine della mostra fotografica dedicata ai "FRAMMENTI" del fotografo e artista emergente PASQUALE BARRA, ci si trova di fronte alla installazione di LAURA NIOLA che pare suggerire altri scenari, altre interpretazioni, altre storie antiche e contemporanee. Il fascino espositivo di "FRAGMENTA", sapientemente gestito dall' Associazione di Promozione sociale Artemia, è di certo assicurato nella stessa misura in cui maggiore è il desiderio di svelare il mistero delle MATRES MATUTAE.
Tratto da http://www.lauraniola.it/ |
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