Napoli, la liquefazione del sangue di San Gennaro e la processione dei Santi Patroni. Fede e antichi culti nella capitale del Barocco europeo.
Per ben tre volte l'anno, ovvero il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi, il 19 ottobre e per tutte le celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre,
durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall'arcivescovo, i
fedeli si recano al Duomo per assistere al miracolo della liquefazione del sangue
di San Gennaro. Rito antichissimo e irrinunciabile.
Ebbene nel mese di maggio, altamente evocatico per i cristiani essendo anche il mese dedicato alla Vergine e fondamentale dal punto di vista culturale in quanto decine di migliaia di turisti possono visitare agevolmente la città grazie all'iniziativa "Maggio dei Monumenti", non solo si verifica la liquefazione del sangue del Santo patrono ma si tiene una processione che coinvolge altri 16 Santi Patroni della città. Si perchè i Santi compatroni partenopei ammontano a 52 costituendo un unicum con la sola Venezia che segue con i suoi 25 Santi compatroni. Fra i Santi che sfilano processionalmente ricordiamo per brevità soltanto Santa Irene, Santa Maria Egiziaca, Santa Restituta, Santa Rita, Santa Chiara, Santa Patrizia (che pure liquefa il sangue nel convento di San Gregorio Armeno ogni settimana), Santa Maria Maddalena penitente, Sant'Anna, Santa Teresa d'Avila, Santa Lucia. Insomma è facile confondersi. Si tratta di un momento molto importante per la città non solo perchè si attende trepidanti la liquefazione del sangue, evento già avvenuto all'epoca di Costantino I° e documentato sin dal 1389 nel Chronicum Siculum, ma anche perchè si consolidano i legami fra la città e il suo Santo protettore che, in epoca attuale, rappresenta la continuità ideale con la Sirena Partenope, fondatrice e regina della città, e il Mago Virgilio anch'esso autore indiscusso di numerosi miracoli prodotti a difesa della città contro calamità naturali di ogni tipo. Almeno stando alla ai testi medievali e in particolare alle "Croniche de la inclita cità de Napule" meglio conosciuta come la Cronaca di Partenope.
Ebbene nel mese di maggio, altamente evocatico per i cristiani essendo anche il mese dedicato alla Vergine e fondamentale dal punto di vista culturale in quanto decine di migliaia di turisti possono visitare agevolmente la città grazie all'iniziativa "Maggio dei Monumenti", non solo si verifica la liquefazione del sangue del Santo patrono ma si tiene una processione che coinvolge altri 16 Santi Patroni della città. Si perchè i Santi compatroni partenopei ammontano a 52 costituendo un unicum con la sola Venezia che segue con i suoi 25 Santi compatroni. Fra i Santi che sfilano processionalmente ricordiamo per brevità soltanto Santa Irene, Santa Maria Egiziaca, Santa Restituta, Santa Rita, Santa Chiara, Santa Patrizia (che pure liquefa il sangue nel convento di San Gregorio Armeno ogni settimana), Santa Maria Maddalena penitente, Sant'Anna, Santa Teresa d'Avila, Santa Lucia. Insomma è facile confondersi. Si tratta di un momento molto importante per la città non solo perchè si attende trepidanti la liquefazione del sangue, evento già avvenuto all'epoca di Costantino I° e documentato sin dal 1389 nel Chronicum Siculum, ma anche perchè si consolidano i legami fra la città e il suo Santo protettore che, in epoca attuale, rappresenta la continuità ideale con la Sirena Partenope, fondatrice e regina della città, e il Mago Virgilio anch'esso autore indiscusso di numerosi miracoli prodotti a difesa della città contro calamità naturali di ogni tipo. Almeno stando alla ai testi medievali e in particolare alle "Croniche de la inclita cità de Napule" meglio conosciuta come la Cronaca di Partenope.
Slide fotografica di Antonio Tortora
Certo un tempo, e comunque fino alla prima metà del '900, la
processione era di gran lunga più suggestiva e "gli infrascati" ovvero
gli alti prelati e i monsignori con il capo ricoperto da corone di fiori
riproponevano, per intero, il più antico rito processionale pagano e
pre-cristiano; oggi soltanto qualche anziano fedele getta petali di
fiori, rose in particolare che richiamano il rosso sangue del Santo oppure coriandoli o ritagli di carta colorata quasi come fosse un rito carnacialesco. I
fedeli e i devotissimi accorrevano con una fede come dire scoppiettante
e verace intimando al Santo, confidenzialmente, di compiere il miracolo
per non incorrere nelle ire popolari. Le parentes (definite anche
sorelle) di San Gennaro costituivano, e ancora costiuiscono sia pur in
maniera ridotta, la punta avanzata del pungolo e dello stimolo popolare
con preghiere, litanie e giaculatorie che in un crescendo potente e
saturo di violenza verbale (faccia gialluta!) obbligano il Santo a
trasformare la sostanza miracolosa, sede della vita, da solida in
liquida. Qui il mito rigenerativo emerge da un sostrato di voci, antiche
e perse nella notte dei tempi, dominate dall'emozione, arcane come
sigilli magici, e fa si che le anziane donne, dai volti rugosi e segnati
dal tempo, rinvigoriscano quasi proiettandosi in una eterna giovinezza.
Dal ricordo del mestruo giovanile al rinnovamento d'amore provocato da
un uomo che, volente o nolente, sanguina come una donna. Mito androgino e
archetipo immanente in molte culture e tradizioni antiche ma anche frutto di un'antica sapienza alchemica che prevede ritmi sonori e scansioni temporali per la realizzazione di quell' "apertura della materia" preludio della Grande Opera.
Sul miracolo di San Gennaro moltissimo si è dibattuto, numerosi studi
sono stati realizzati, innumerevoli libri sono stati scritti e poco
convince la teoria già avanzata dal prof. Vincenzo Vitagliano oltre 25
anni fa e riguardante la fenomenologia tixotropica ovvero la capacità di
alcune sostanze capaci di cambiare stato in presenza di determinate
circostanze; teoria riproposta in epoca più recente con la lettera
pubblicata sulla rivista scientifica "Nature" a firma degli studiosi
Luigi Garlaschelli, Franco Ramaccini e Sergio Della Sala con il titolo
"A thixotropic mixture like the blood of Saint Januarius"
(http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100063). Ciò che davvero conta
è ciò che davvero accade e ciò che stiamo raccontando accade al di là di ogni ragionevole dubbio esattamente come accadeva molti secoli fa.
Dopo
la liquefazione del sangue e la presentazione dei busti dei Santi
patroni ai fedeli, alle Arciconfraternite e a i semplici curiosi sul
sagrato del Duomo, inizia la processione vera e propria capeggiata dal
cardinale Crescenzio Sepe, dall'abate prelato monsignor Vincenzo De
Gregorio, e da membri della laica Eccellentissima Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro vera custode della Cappella del Tesoro e gestore privilegiato delle sacre reliquie.
Il
rituale è antico anche se ha perso il fascino che aveva nel '600
laddove era arricchito con la festa delle luminarie, con l'impalizzata
(finti porticati) e il teatro dove venivano rappresentati episodi della
vita del Santo, i torcieri e le cornucopie ed infine la cantata dei
soprani. Purtuttavia, sebbene semplificato, il rituale viene
minuziosamente rispettato rappresentando una fede sedimentata nello
stesso tessuto antropologico della città e dei suoi abitanti che, per
quest'unica volta nell'arco di un anno, vedono le gerarchie
ecclesiastiche, i santi protettori, le reliquie e la teca con il sangue,
ormai liquido e a tratti quasi increspato, spingersi fin dentro le loro
case, fin dentro quella dimensione umana poco evidente, quasi nascosta e
che ora appare disvelata. Cosicchè durante il percorso, che partendo da
via Duomo giungerà alla Basilica di santa Chiara passando per il
quartiere furcillense e per un tratto dell'antico Decumano Superiore, si
assiste a scene non usuali che commuovono e che, da sole e senza
bisogno di parole, spiegano il rapporto profondo e ancestrale che lega
la città alla fede. Ci sono tre soste codificate presso San Giorgio
Maggiore, Santa Maria Egiziaca e Santissima Annunziata Maggiore dove le
tre comunità parrocchiali accolgono le massime autorità eccelesiastiche e
San Gennaro unitamente a tutti gli elementi che partecipano alla
processione; ma ci sono anche altre soste impreviste, spontanee e del
tutto casuali in cui il cardinale rompe il protocollo e si rivolge
confidenzialente a scugnizzi imprecanti divenuti all'istante tranquilli,
a genitori che chiedono una benedizione per i neonati che portano in
braccio, a persone molto anziane che paiono avere confidenza con il
cardinale e i prelati che, sia pur soltanto per una volta in circostanze
ufficiali, si spogliano di quell'autorità spirituale ma anche temporale
di cui di norma sono rivestiti, per immergersi da uomini in una folla
di uomini. Si percepisce la tensione emotiva e la rabbia e la
disperazione di un popolo troppo spesso sofferente e inascoltato si
sciolgono per lasciare il posto ad un sorriso come quando sopraggiunge
una visita gradita e inaspettata. Abbiamo osservato e documentato tutto a
pochi centimetri, potremo dire, dalla testa della processione e a
stretto contatto con questa punta di diamante che a fatica penetrava i
vicoli, i cardines e il decumano muovendosi fra decine di migliaia di
persone, cittadini, curiosi e turisti che approfittavano della splendida
giornata, dei musei aperti, delle iniziative innumerevoli in corso per
tutto il centro storico e abbiamo letto lo stupore e la meraviglia di
gente che, al di lè della fede, era diventata protagonista di un evento
prodigioso che è, di per sè, impossibile rintracciare ad altre
latitudini e in giro per l'Europa.
Nel 1965 le fonti
ecclesiastiche parlarono di laico "prodigio" e non di sacro "miracolo",
mostrando grande e consueta prudenza tipicamente vaticana e dichiararono
il culto di San Gennaro "locale e facoltativo" il che apparve assurdo e
offensivo per i napoletani che, per l'occasione, scrissero vicino ai
muri della città "San Gennà futtatenne"; qualche murales contenente tale
messaggio forse è ancora reperibile dopo attenta ricerca. E occorre
anche riflettere sul fatto che si tratta di un patrono che, attraverso
la decifrazione del comportamento del suo materiale ematico ha previsto,
senza mai fallire come sostiene Vittorio Paliotti, pestilenze e
rivoluzioni, la morte di arcivescovi, guerre, alluvioni ed eruzioni del
Vesuvio; inoltre é venerato finanche a New York, in quella Little Italy dove tutti gli italiani e non solo i partenopei lo festeggiano alla grande.
Il fenomeno andrebbe studiato a fondo perchè si tratta di una tradizione
che non può e non deve scomparire, sia pur in un'epoca di becera
globalizzazione dove tutto viene ibridato e snaturato dei significati
più profondi per assumere significati posticci, estranei alle culture
autoctone e a dir poco artificiali. Al di là della fede e delle emozioni che la partecipazione a questo genere di riti provocano dobbiamo osservare, da appassionati di antropologia culturale e da studiosi di storia patria, che il culto di San Gennaro é tra i più antichi e ciò è testimoniato inequivocabilmente dalle immagini rinvenute nelle catacombe e sulle monete del ducato bizantino; dunque la sua riproposizione uguale e costante nel tempo giustifica e rafforza un senso di profonda appartenenza a un territorio capace di autoconservarsi e di conservare più o meno intatte le sue tradizioni; cosa, di questi tempi, davvero rara. Appuntamento all'anno prossimo.
Preparaziione delle Arciconfraternite alla processione dei Santi Patroni |
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