domenica 24 ottobre 2021

 PER TUTTI COLORO CHE RITENGONO I SOCIAL NETWORK, COME FACEBOOK, PUNTI D'INCONTRO VIRTUALI IN GRADO DI RENDERE PIU' DEMOCRATICA, ESTESA E MATURA LA COMUNICAZIONE FRA GLI INDIVIDUI E' OPPORTUNO RICORDARE CHE, NELLA CONTEMPORANEITA', LE PIAZZE VIRTUALI SONO TOTALMENTE ASSERVITE AL POTERE DOMINANTE E AL PENSIERO UNICO. CIO' E' DIMOSTRATO DALL'INASPRIMENTO PROGRESSIVO DI UNA CENSURA E DI UN CONTROLLO SUI CONTENUTI CHE NON HA EGUALI NELLA STORIA UMANA E CHE E'  SOTTO GLI OCCHI DI MILIARDI DI UTENTI. PURTROPPO QUESTA MOLTITUDINE DI FRUITORI, PARI A UN NUMERO TALE DA RAPPRESENTARE IL CONTINENTE VIRTUALE PIU' POPOLOSO DEL PIANETA, RISULTA IPNOTIZZATA, NARCOTIZZATA E MAGNETIZZATA DALLO SCHERMO RETROILLUMINATO DI UN PC O DI UNO SMARTPHONE SENZA RENDERSENE MINIMAMENTE CONTO. UNA DROGA TECNOLOGICA E UNO STUPEFACENTE INFORMATICO TOSSICO POTENTISSIMI  IN GRADO DI SPEGNERE, IN SEGUITO A INNUMEREVOLI CLIC SUI PULSANTI DI UN MOUSE E TOUCH SU MONITOR INTERATTIVI, OGNI CAPACITA' DI RAGIONAMENTO E DI ARGOMENTAZIONE PER I CIRCA 4,2 MILIARDI DI INDIVIDUI PARI AL 53 % DELLA POPOLAZIONE MONDIALE. EPPURE CHAMATH PALIHAIPITIYA, EX MANAGER E VICEPRESIDENTE DI FACEBOOK, NELL'ORMAI LONTANO 2017, MISE IN GUARDIA, IN UN SUO ACCORATO INTERVENTO PRESSO LA GRADUATE SCHOOL OF BUSINESS DI STANFORD, DAI RISCHI E DAI PERICOLI DEL SOCIAL PLANETARIO PIU' POPOLARE. 

"Ho lasciato Facebook perché mi sento in colpa per aver creato strumenti che stanno programmando la vostra vita"

Chamath Palihapitiya.

 

  Chamath Palihapitiya, Founder and CEO Social Capital, on Money as an Instrument of Change

Alcuni degli effetti deteriori paventati dal vicepresidente dimissionario di Facebok Chamath Palihapitiya si sono già drammaticamente manifestati e altri si stanno trasformando in nuove patologie psichiatriche a causa di un ossessivo "connessionismo", senza regole e senza limiti autoimposti da individui prevalentemente robotizzati e in uno stato di grave dipendenza psicologica. L'Intelligenza Artificiale che già sta cominciando a gestire, in maniera centralizzata e attraverso le analisi algoritmiche dei Data Scientists, i Big Data rastrellati dai social media fa capo, neanche a farlo apposta, alla "Partnership on A.I." della Silicon Valley californiana. Parliamo di una vera e propria Santa Alleanza creata dalle cinque grandi Corporations dell’I.C.T. ( Information and Communication Technologies: Google, Facebook, Amazon, Microsoft e IBM) cui di aggiungono Apple e Open A.I.; queste si prefiggono l'obiettivo, transumano e postumano, di garantire un roseo futuro all'Intelligenza Artificiale. Con buona pace, ovviamente, del triste destino cui si vorrebbe condannare l'Homo sapiens così come la stessa specie umana moderna ha sempre voluto identificarsi, e cioè alla sua trasformazione in una appendice schiavizzata dell'ormai irrinunciabile e totalizzante A.I. L'interfaccia uomo-macchina, imposta culturalmente "user friendly" ovvero facile e amichevole anche per chi non è esperto, con il pretesto ludico prima, dell'utilità sociale dopo e dell'obbligatorietà planetaria oggi, ha creato una pletora infinita di individui disconnessi dalla vita vera e dalla realtà materiale delle cose, che assapora l'ingannevole sensazione che la vita stessa si sia trasformata in qualcosa di più semplice e che i problemi quotidiani possano essere risolti in tempi stretti. Tutto questo in omaggio a un criterio di eccessiva velocità che, proprio come nei social network, non consente di pensare, di valutare e di agire secondo cognizione e consapevolezza. 

"Voi non ve ne accorgete, ma state subendo una programmazione; ora, però, dovete decidere a quanta della vostra indipendenza intellettuale siete disposti a rinunciare" - ha affermato, con profonda onestà intellettuale, Palihapitiya durante l'incontro presso l'Università californiana di Stanford. "I cicli di feedback a breve termine che abbiamo creato, guidati dalla dopamina, stanno distruggendo il modo in cui la società funziona" - ha quindi aggiunto in maniera estremamente chiarificatoria; e ciò significa che lo scorrere incessante su monitor e display di pollici all'insù digitati a manetta, cuoricini che rappresentano la vana parodia di un qualche sentimento e ridicoli e patetici like, non portano da nessuna parte e, di certo, non arricchiscono il dialogo interpersonale. E ancora chiarisce il pentito di Menlo Park che su Facebook (con estensione alla grande famiglia di Messenger, Instagram e WhatsApp)  non c'è "nessun discorso civile, nessuna cooperazione, ma disinformazione, menzogna e non è un problema americano ma un problema globale". Non ci sembrano le parole di un complottista bensì di un personaggio che sa molto bene quello che dice perchè è stato partecipe della creazione e dello sviluppo del mostro che, in mano a un pugno di manipolatori senza scrupoli potrebbe, e già di fatto può, incidere pesantemente sulla vita di miliardi di persone troppo concentrate nell'intento virtuale di mettersi in mostra e di raggiungere picchi effimeri di notorietà per poi riprecipitare in un vuoto senza appigli e senza scampo. Infatti le fragilità e le vulnerabilità della mente e della psicologia umana ne stanno pesantemente risentendo visto che i social network, supportati da Internet sempre più veloce, smartphone sempre più ricchi di app, da videogiochi online sempre più violenti, pornografia sempre più a buon mercato e da un gioco d'azzardo che ha trasformato decine di milioni di internauti in irrecuperabili ludopatici, stanno mietendo vittime in ogni continente. Cosicchè la dipendenza da connessione colpisce soprattutto, ma non solo, i bambini, i più giovani e gli adolescenti con la complicità di quel senso di isolamento che deriva dalla paura di rimanere isolati e disconnessi (Nomofobia = "No mobile fobia" o "Sindrome da disconnessione"); dalla paura di non poter più interloquire attraverso i social (Fo Mo = "Fear of Missing out" o "Paura di essere tagliati fuori"); dall'ansia di ritrovarsi svegli tutta la notte fino all'alba, pur stando a letto, per rimanere collegati a ogni costo, con un carico di agitazione talvolta insopportabile (Vamping = "Vampiri dei social media"). Caso tipico sono gli Hikikimori, ormai non più solo nipponici ma anche europei e americani; si tratta di coloro che "stanno in disparte" e scelgono di scappare dalla vita sociale; fenomeno questo che nasce proprio in Giappone negli anni '80.  La dopamina, cui allude Chamath Palihapitiya, è un neurotrasmettitore associato alla sensazione di piacere e di ricompensa per aver fatto la cosa giusta ed è per questa ragione che gli utenti di Facebook, senza accorgersene, diventano parte di un sistema operativo integrato e artificialmente emotivo, che li imbriglia in maniera totalizzante e, nello stesso tempo, li gratifica immediatamente dopo aver sentenziato su un qualunque argomento con faccine, like, pollici all'insù e cuoricini. L'aspetto dopaminico non va trascurato poichè, e gli analisti e gli sviluppatori di Facebook lo sanno fin troppo bene, "la sostanza chimica del piacere", motivando le persone, facendole stare bene e rilasciando gradevoli sensazioni di piacere, genera inevitabilmente dipendenza. E qui cominciano i problemi di natura psichiatrica e gli effetti deteriori del continuo rilascio dopaminico-informatico sono già chiaramente percepibili nel mondo reale intrecciato inestricabilmente al mondo virtuale. Qualcosa che va ben oltre la solitudine e il disadattamento digitale, la demenza digitale e l'isolamento da disconnessione e infine la nociva emergenza smartphone cui allude, nei suoi studi, il neuroscienziato Manfred Spitzer.  Un mondo illusorio e fittizio che mantiene distanti tutti coloro che pensano, erroneamente, di rimanere sempre in contatto non si capisce bene con chi, dalla società in cui vivevano, dalla politica ormai tecnocratica che decide il loro futuro, dalla vera informazione verificabile solo sul campo e dalle gerarchie sovranazionali e "prenditoriali" che portano avanti il piano denominato The Great Reset senza alcun riguardo per le masse trattate da gregge totalmente massificato. Il tribunale supremo di Facebook, come anche quello di Youtube, si sta riunendo sempre più spesso e dopo aver sottratto il pensiero, la ragione, le emozioni l'anima e lo spirito di moltidudini apolidi, si dedica, con metodo algoritmico e violenza ostracizzante e autoritaria a quella che sembra essere diventata l'attività primaria: la censura, lo spegnimento, la cancellazione, l'isolamento del pensiero divergente e critico e la conseguente devastazione delle libertà e dei diritti fondamentali dell'uomo ridotti ormai a una spiritosaggine su cui ridere di gusto. Per la prima volta, nella storia dell'umanità, con un semplice e velocissimo clic tutto l'esistente fisico, reale e umano può essere azzerato, travasando un numero incalcolabile di dati nella mente vorace e autoreplicante di quell'unica nuova Matrix che, molto distopicamente, chiamiamo Intelligenza Artificiale. Queste semplici osservazioni dovrebbero provocare una seria riflessione. Ma, inspiegabilmente, tutto (o quasi) tace e il mondo attuale già risulta trasformato, mentre l'uomo giace tramortito dall'horror vacui che deriva dal nuovo paradigma tecnologico e tecnocratico imposto a viva forza all'Italia e al mondo intero; il tutto con il pretesto della psicopandemonia programmata e spinta all'estremo da organizzazioni, come il World Economic Forum di Klaus Schwab che, sin dalla loro fondazione, teorizzano il dominio assoluto sull'umanità. I social media e la digitalizzazione rappresentano la trappola mortale in cui l'umanità è caduta, affascinata e inebriata da un malinteso sviluppo tecnologico antietico e transumano, che parte dall'Homo sapiens per approdare all'Intelligenza Artificiale. Mentre quest'ultima sembra delinearsi, allo stato dell'arte, come il vertice della piramide del controllo, della sorveglianza e dell'annichilimento di ogni persona fisica. Gli effetti di tale drammatica trasformazione sono evidentissimi e certificati dai fatti, e fortunatamente sembra che sempre più persone si stiano risvegliando riuscendone a comprenderne la reale portata.

 

            facebook-social-ego-individualismo-like www.azionetradizionale.com
 

https://wearesocial.com/it/blog/2021/01/digital-2021-i-dati-globali/

https://www.youtube.com/watch?v=DmhqEvxlV2M (Chamath Palihapitiya, Founder and CEO Social Capital, on Money as an Instrument of Change).

https://qz.com/1153007/former-facebook-executive-chamath-palihapitiya-you-dont-realize-it-but-you-are-being-programmed/?mc_cid=97a6ba1149&mc_eid=9695776d74 (Former Facebook executive has sworn off social media because he doesn’t want to be “programmed”)

Chamath Palihapitiya Former Facebook executive has sworn off social media because he doesn’t want to be “programmed” Tratto da httpsqz.com

 

https://www.youtube.com/watch?v=DmhqEvxlV2M&t=2133s  (Billionaire's Insight Row).  

https://www.youtube.com/watch?v=PMotykw0SIk&t=1813s (Chamath Palihapitiya, Founder and CEO Social Capital, on Money as an Instrument of Change). Dal sito della
Stanford Graduate School of Business.

https://www.huffingtonpost.it/2017/12/12/ho-lasciato-facebook-perche-mi-sento-in-colpa-per-aver-creato-strumenti-che-stanno-programmando-la-vostra-vita_a_23304557/ ("Ho lasciato Facebook perché mi sento in colpa per aver creato strumenti che stanno programmando la vostra vita" Il duro attacco dell'ex dirigente di Menlo Park).

https://www.azionetradizionale.com/2017/12/17/facebook-distrutto-la-coscienza-sociale-parola-facebook/ “Facebook ha distrutto la coscienza sociale”: parola di… Facebook!

https://www.doveecomemicuro.it/enciclopedia/anatomia/dopamina 

https://sentichiparla.it/cultura/vi-stanno-riprogrammando-lallarme-di-chamath-palihapitiya/ (“Vi stanno riprogrammando”, l’allarme di Chamath Palihapitiya).

https://www.youtube.com/watch?v=f4tiRFj0B3U (Manfred Spitzer - Demenza digitale: la patologia della vita moderna).

https://www.youtube.com/watch?v=4ZG1bPD-otE (The smartphone epidemic with Manfred Spitzer).

https://ilmanifesto.it/manfred-spitzer-il-rischio-e-la-demenza-digitale/ Manfred Spitzer: «il rischio è la demenza digitale»

NEUROSCIENZE. Un'intervista con il direttore della Clinica psichiatrica e del Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm, già professore ad Harvard e autore di numerosi saggi che focalizzano diversi problemi legati all’utilizzo massiccio di digital media

 

 

 

 


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