Le "Voci di Dentro" non solo commedia eduardiana ma anche scultura e pittura; a Spaccanapoli nell'atelier di Alessandro Flaminio e Castrese Visone per scoprire l'antica tradizione e le nuove tendenze simboliche di una Napoli che attraverso l'arte si muove, viaggia e si espande con un messaggio perenne di creatività indomabile e bellezza indescrivibile.
di Antonio Tortora
Il Maestro Alessandro Flaminio nel suo Atelier |
Nel cuore di via San Biagio dei Librai 111, ovvero nel cuore di Spaccanapoli fra via Benedetto Croce e Forcella, è strategicamente collocato un atelier d'arte, denominato per estremo omaggio all'opera e alla commedia del grande Eduardo De Filippo, "Le voci di dentro". Strategico perchè la sola lettura dell'insegna richiama Eduardo, ricorda la trama della celebre commedia, fa riaffiorare alla mente quella densa ambiguità fra realtà e sogno che obbliga persone sensibili a chiudersi nel silenzio nel tentativo di estraniarsi dalle meschinità del mondo reale. Eppure contraddittoriamente, una volta entrati nell'atelier, le voci di dentro cominciano a parlare, eccome se parlano; diremo che urlano e si affollano nella mente bombardandole di simboli che gli artisti Alessandro Flaminio e Castrese Visone manipolano e ripropongono sapientemente. Il bianco Pulcinella stilizzato con abito da derviscio rotante; il cono vulcanico del Vesuvio con il rosso magma in perenne tracimazione; il molteplice pannello sangennariano teso a raccontare il suo martirio, con qualche sfumatura di rosso, ma anche a riconfermare illimitatamente nel tempo la sua verace e sacra missione di protezione cittadina; il teschio reinterpretato modernamente e impregnato di antichi culti dedicati alle anime del Purgatorio; il cuore bicolore che palpita insistentemente con voce cardiaca e metropolitana; la scultura dell'uomo neoclassico che si avvolge in un movimento rotatorio da cui nasce l'idea del movimento vorticoso della vita; il corno simbolo di antica e perenne regalità, altro che scaramanzia e superstizione infatti la radice sanscrita KR significa "regale". E qui ci fermiamo per non rovinare la sorpresa ad un eventuale visitatore che si recasse in quella strada e in quella bottega-atelier per ascoltare le "voci di dentro" con tutto quello che hanno da dire.
"Mi diverto a giocare con la materia e a quarant'anni gioco ancora - ci dice a bruciapelo il maestro Alessandro Flaminio - pertanto mi ritengo fortunato; inoltre giocando non prendo sul serio neanche me stesso e ciò allontana da me ogni turbamento e mi pone in condizione di creare raccontando quello che vedo e quello che sento". E' veloce nella descrizione di sè stesso, il tono di voce basso e lo sguardo indagatore, la barba non foltissima ma significativamente filosofica, un piccolo orecchino che lascia rifrangere, potenziandola, la luce artificiale dei faretti. Abbiamo l'impressione che le sue opere riguardino una tradizione culturale rivisitata ma condita con elementi moderni e del tutto contemporanei come i quadri e le sculturE esposti tra mille colori. Predominano il rosso, il bianco, il nero, il blu e il giallo; un ritratto di Pino Daniele ci ricorda alcuni testi di canzoni straordinarie e il San Gennaro stilizzato ci richiama, d'imperio, al rosso purpureo di un sangue che fluisce da migliaia di anni. E poi aggiunge: "so cosa stai pensando ma io sono un napoletano nel mondo, un napoletano globale che è in grado di confermarti che i maggiori nostri clienti non sono partenopei bensì stranieri e del resto d'Italia". Questa precisazione ci inorgoglisce e approviamo il messaggio che il maestro vuole lanciare anche se sa benissimo che Napoli tutto è tranne che "provinciale".
E poi senza esitazione rimarca ciò che, molti anni fa, gli disse lo scultore Gabriele Zambardino che anche noi a suo tempo avemmo l'onore di conoscere: "l'arte deve entrarti nel sangue"; e come non riconoscere la validità di tale affermazione? Ricordiamo il foulard scuro che portava, quasi sempre al collo. Anzi qualche tratto di Zambardino lo riconosciamo negli atteggiamenti di Alessandro Flaminio e non ce ne meravigliamo visto che al Centro d'Arte "La Spelonca" in via Caracciolo, a due passi dal mare e dalle sabbie vulcaniche e tufacee di Napoli, i giovani artisti potevano esporre senza essere obbligati a osservare particolari condizioni. Flaminio ha imparato molto anche qui, è artista autodidatta e geniale come il direttore del cenacolo "La Spelonca"; ha mutuato l'aria bohemien e sregolata del tutto tipica e anticonformista che caratterizza gli artisti dal forte temperamento.
Il Maestro Alessandro Flaminio al lavoro nel suo laboratorio |
Quando leggiamo su: www.branditaliamagazine.com il magazine dell' American Chamber of Commerce in Italy: "Part of such Mediterranean artistic avant-garde are family tradition follower and innovative artist Alessandro Flaminio and young craftsman Castrese Visone. Their lively workshop, “The Inner Voices”, celebrates the very human vocation to regeneration" con un testo redatto dal collega Danilo Capone, ci rendiamo conto dell'importanza che un'arte antica reinterpretata in chiave moderna non solo ma del tutto originale può rivestire, in paesi dove l'arte nasce contemporanea, e per certi versi, ultramoderna senza avere quel retroterra culturale e quel substrato storico che costituisce il basamento su cui la napoletanità si è andata costruendo nel corso dei millenni.
Abbiamo osservato attentamente il lavoro dei due artisti, chi ci conosce sa che amiamo fare osservazioni antropologiche, e ciò che abbiamo potuto vedere è stata una sequela di azioni apparentemente semplici, naturali, sapientemente calibrate ma che rispondono a stili personali, a sapienze accumulate nel tempo, all'esperienza di chi ha vissuto per strada metabolizzando i segni della vita, i simboli degli archetipi partenopei, le abilità creative geneticamente selezionate e soprattutto i messaggi, chiari e forti, di chi non è abituato a parlare ma ad agire. Il maestro Flaminio ci ha confidato: "da decenni lavoro sui sentimenti che esprimo con forme estetiche semplici e ricercate e, nello stesso tempo, coltivo l'intento di realizzare una ricerca che vuole essere quanto più espressiva possibile, senza risparmio di energia". Inoltre aggiunge, con la modestia di chi sa di attingere a fonti superiori e interiori dello spirito, "quando lavoro mi estraneo e rimango in silenzio ascoltando le voci di dentro". Ebbene nel frastuono generale e in una strada, come Spaccanapoli immane ferita nel cuore della città ma anche fiume impetuoso di vita umana e metafisica, rimaniamo esterrefatti e meravigliati da come quelle "voci di dentro" possano essere intercettate e comprese.
Alessandro Flaminio e Antonio Tortora nell'atelier |
Antonio Tortora nel pensatoio-atelier ascolta "Le Voci di Dentro" |
Ora Alessandro Flaminio e Castrese Visone pensano, in tempi brevi, di aprire un atelier-galleria nella zona delle botteghe antiquarie e della movida notturna, ovvero Chiaia, per poter offrire il pensiero artistico, distillato dall'ascolto delle "Voci di Dentro" e le forme eleganti fuoriuscite, come per incanto, dalle mani di coloro che sono amici e artisti da sempre, da napoletani capaci di lanciare messaggi universali rispetto ai quali un ringraziamento sincero va indirizzato da tutti coloro che credono nella creatività partenopea e nella sua capacità innata e indomabile di produrre emozioni.
Bello...
RispondiEliminaTi auguro un felice Anno 2016!!
Sono pensando a venire a Napoli et vorrei vedere la processione dei santi patroni di Napoli, ma non ho visto nessuna data a proposito di questa processione. Hai une idee? Sono guardando il volo per Capodichino in Maggio e di piu, c'è une liquefazione del sanguo di San Gennaro il 16 maggio prossimo, no? Grazie se hai piu informazioni di me! Buena sera a tu e a la tua famiglia. Christine