domenica 26 aprile 2020

UN PRIMO RICORSO STRAORDINARIO AL CAPO DELLO STATO E' STATO PROMOSSO DALL'ASSOCIAZIONE "DIRITTO E MERCATO - AKTOPROSUMO" AL FINE DI IMPUGNARE TUTTI I DECRETI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CHE, NEGLI ULTIMI TRE MESI, HANNO INTRODOTTO MISURE DI LIMITAZIONE DELLA LIBERTA' PERSONALE IN NOME DELL'EMERGENZA COVID-19.

Nel totale dispregio della Carta Costituzionale, in cui si proclama che "l'Italia è una Repubblica democratica..........e che la sovranità appartiene al popolo" (art.1), sono stati azzerati, manu Dpcm, principi e diritti fondamentali dei cittadini facendo precipitare il Paese in un degrado giuridico, sociale e antropologico mai visto in precedenza.  

di Antonio Tortora

Napoli deserta: Statua di Parthenope P.zza Bovio (Mario Zifarelli Photographers)

E' sotto gli occhi di coloro che ancora hanno conservato raziocinio e capacità critica lo stato di prostrazione e di sfinimento in cui si trova l'intero popolo italiano, devastato da una troppo lunga sospensione di diritti fondamentali in un Paese che l'attuale Governo ha voluto, con veemenza inaudita, umiliare e mortificare fin quasi a soffocarlo. Questa non è un'opinione bensì una verità incontrovertibile che intendiamo rafforzare con il desolante elenco dei diritti soppressi cui prima facevamo riferimento:  diritto di libertà della persona, di circolazione, di riunione, di culto, di libertà di espressione del pensiero, di insegnamento, di iniziativa economica, di tutela giurisdizionale, di proprietà privata. Non ci sembrano pochi questi diritti disattivati e, per di più,  tutto accade in un contesto di letargia parlamentare che non può e non deve essere giustificata; sebbene qualche raro e tardivo moto di orgoglio deputatizio e senatoriale sia stato, di recente, registrato.
Tornando a noi, c'è chi non ritiene di doversi assoggettare a un sistema di abusi normativi che pretende di sovvertire l'ordine costituito e di trattare i cittadini, cui non dimentichiamolo mai "appartiene la sovranità", alla stregua di servi della gleba su cui il padrone ha diritto di vita e di morte. Per il momento Conte consente agli italiani di non morire di fame costringendoli a lunghe ed estenuanti file fuori ai supermercati aderenti alla grande distribuzione organizzata; gli unici a lucrare in maniera massiva sulla crisi sanitaria unitamente alle farmacie (Big Pharma cui si aggiunge il business improvviso di mascherine e disinfettanti) e al monopolio dei tabacchi (in cui lo Stato specula esattamente come avrebbero fatto i privati).
Certo, tutto questo potrà apparire esagerato agli occhi di chi è ormai piegato, nella mente e nella ragione, dal continuo e ossessivo spaccio di panico e di terrore, cui assistiamo quotidianamente con un misto di incredulità e sfiducia. Ma gli accadimenti esiziali di questi ultimi mesi costringono i più accorti a cercare di comprendere gli eventi di cui siamo spettatori e, con le ultime forze residue, di tentare di raddrizzare le sorti di un Paese mortalmente compromesso dall'agire di una classe politica inetta e autoritaria che farebbe qualunque cosa pur di conservare le posizioni di potere raggiunte senza alcun rispetto del popolo e dei suoi diritti. 
L'Associazione di cultura libertaria e di tutela del cittadino e del consumatore "Diritto e Mercato - Aktoprosumo" ha promosso un ricorso straordinario al Capo dello Stato con l'intento di impugnare tutti i provvedimenti governativi (i famigerati Dpcm di Giuseppe Conte) che hanno introdotto misure di limitazione della libertà personale in nome dell'emergenza Covid-19. Proposto dal Presidente di "Aktoprosumo" avv. Fabio Massimo Nicosia, dall'avv. Francesco Giunta, da Antonio Quarta e promosso da oltre una quarantina di  cittadini comuni e professionisti, distribuiti fra Milano e Napoli fra cui l'avv. Alessandra de Tilla, il ricorso è stato presentato ieri, 25 aprile 2020, contro il Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Salute (tutti pro tempore) e inviato per conoscenza alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica e alla Corte Costituzionale. Nel dettaglio il documento prevede la richiesta di annullamento dei Dpcm del 10 aprile, dell'8 marzo, del 9 marzo, dell'11 marzo, dl 22 marzo e del 1 aprile del 2020 unitamente a "tutte le circolari e istruzioni.......emanate dal Ministero dell'Interno o da qualsiasi altro Ministero, dalla Presidenza del Cnsiglio, dal Consiglio dei Ministri o da qualsiasi altro organismo governativo con particolare riferimento alla circolare del Ministero dell'Interno in data 8 marzo 2020........che ha istituito la cosiddetta autodichiarazione nonchè i moduli relativi alla stessa e di tutti gli atti.......ivi comprese le FAQ e le prassi amministrative e interpretative......." Rilievi di incostituzionalità sono poi sollevati, dai firmatari del ricorso, anche per i decreti-legge di cui uno, quello del 23 febbraio scorso, convertito in legge e l'altro, del 5 marzo scorso, non ancora convertito in legge, nonchè viene richiesto un risarcimento dei danni "arrecati mediante la lesione di diritti e interessi fondamentali di rilevanza costituzionale". 
Stando così le cose, appare chiaro che l'insieme di ovvie perplessità e di legittimi dubbi sia davvero notevole, pertanto tutta la struttura normativa emergenziale potrebbe essere ritenuta, in sede d'esame del ricorso straordinario e di legittimità costituzionale, da parte del Consiglio di Stato e della stessa Corte Costituzionale, errata e fittizia. Una parte della dottrina riteneva sulla via del tramonto questo tipo di ricorso e tuttavia pare che, ancora oggi, possa essere ritenuto un validissimo mezzo di risoluzione di controversie di carattere amministrativo. I proponenti muovono una lunga serie  di obiezioni, contestazioni e rilievi valutando attentamente il dispiegarsi degli atti amministrativi secondo la cronologia e i contenuti normativi. A partire dal 31 gennaio 2020 e cioè da quando fu dichiarato "lo stato d'emergenza" alla fase immediatamente consecutiva con una stasi operativa che, improvvisamente e con un decreto-legge emanato il 23 febbraio, ha inaugurato "una cascata di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e un secondo decreto-legge" che unitamente a "svariate altre iniziative amministrative e mass-mediatiche.......hanno gettato nel caos giuridico, normativo e amministrativo, il Paese, minando al contempo le fondamenta e le garanzie basilari dello Stato di diritto". 
Non era mai accaduto nel nostro Paese che, in così breve tempo e a partire da un preciso momento forse, ipotizziamo, già stabilito, l'Italia precipitasse nel caos più profondo e nel blocco totale della vita sociale, culturale, religiosa, politica ed economica e ancora, in senso lato, antropologica. Tutto è diventato mera sussistenza a causa di quelli che, a nessuna ragione, possono essere definiti "atti politici" bensì necessariamente "provvedimenti autoritativi" con cui l'emergenza non c'entra nulla in quanto non sono nemmeno state prese in considerazione altre possibilità per fronteggiarla. Giova ricordare che tra comitati tecnico-scientifici, task force e scienziati (pieni di palesi conflitti d'interesse) certificati non si sa bene da chi, ogni opinione diversa e alternativa, pur espressa da studiosi di provata valentia e di grande esperienza, è stata barbaramente messa a tacere con una offensiva mediatica senza precedenti con apposite task force anti fake news costituite per applicare una vile censura che, si pensava erroneamente, fosse scomparsa sin dalla prima metà del '900. 
Come in un Truman Show giuridico, dove tutto ciò che si vede non corrisponde alla realtà, sembra che le norme con cui Conte e altri stiano governando l'emergenza abbiano una "parvenza regolamentare" - è scritto nel ricorso - "mentre incidono sui diritti  determinandone l'ablazione e e sugli interessi individuali comportandone la compressione". Questo pare un passaggio chiave per interpretare correttamente tutti i divieti, le chiusure, le misure restrittive,  i contenimenti, le reclusioni nonchè l'ossessione immotivata del farci rimanere a casa, del non fare assembramenti e tutte le altre perle lessicali degni di un eloquio autoritario folle e non accettabile. Al momento in cui scriviamo, tra strade deserte, posti di blocco, droni, elicotteri, delazioni e Forze dell'Ordine fuori controllo per i troppi abusi commessi siamo ancora costretti a vivere la nostra prigionia domestica finchè l'esperimento sociale non sia da considerare terminato dai nostri governanti che, ci auguriamo, se ne vadano presto cacciati da qualche crisi politica di tale portata da non  consentirgli di rimanere al potere un minuto di più.

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