domenica 8 marzo 2020

PERCHE' SI PARLA DI DECEDUTI A CAUSA DEL COVID-19 (nuovo Coronavirus) QUANDO LA VERA CAUSA DELLA MORTE NON E' STATA ANCORA ACCERTATA DALL'ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA?

ALLO STATO ATTUALE SIA IL MINISTERO DELLA SALUTE CHE LA PROTEZIONE CIVILE, SUI  DASHBOARD UFFICIALI, QUANTIFICANO IN 233 I MORTI MA APPARE DOVEROSO CHIEDERSI DI COSA ESATTAMENTE SIANO MORTE QUESTE PERSONE. QUALCHE RIFLESSIONE.

di Antonio Tortora

Tratto da: www.ecdc.europa.eu novel-coronavirus-covid-19-algorithm-management-contacts- cases

In buona sostanza il cittadino comune che, volendosi informare presso le fonti ufficiali, decidesse di consultare i dashboard del Ministero della Salute e del Dipartimento della Protezione Civile, si troverebbe di fronte a una serie di dati statistici snocciolati con algoritmica precisione tranne quello relativo ai morti. Si perchè un piccolo asterisco specifica che lo stesso numero, al momento in cui scriviamo 233, non è ancora stato confermato dall'Istituto Superiore di Sanità, significando ciò che la morte di tali soggetti non può essere, per il momento, ricondotta con certezza al famigerato Coronavirus. Se così fosse dovrebbero essere spiegati analiticamente i meccanismi di calcolo attraverso cui si è giunti a questo numero. Una cosa è sapere che le morti certe a causa del Coronavirus sono rappresentate da questa cifra e un'altra cosa è sapere che non c'è la sicurezza matematica del dato quantitativo riportato. Fa la differenza eccome. Infatti, la forbice tra 1 e 233 è molto ampia e un numero inferiore, meglio se molto inferiore, di deceduti contribuirebbe a ridare speranza a un'intera popolazione ormai entrata in una fase di abbattimento, tristezza, pessimismo e dolore; in altre parole un'Italia depressa che non è dato di sapere quando e come si riprenderà da limitazioni che non hanno precedenti: stato di emergenza di rilievo nazionale, zone rosse, restrizioni, quarantena, isolamento, chiusura, distanza tra le persone. Un lessico fatto di parole e locuzioni che non può non richiamare alla mente eventi bellici e scenari preaopocalittici. Tutto ciò spinge il comune cittadino a riflettere su ciò che accade e le modalità con cui si cerca di porre rimedio all'evento pandemico tutt'ora in corso. Parimenti non si può affermare che l'italiano medio sia diventato vittima di panico, paure e angosce senza ragione e per mera sua fragilità e influenzabilità; infatti tutti i messaggi che gli sono stati lanciati sin dall'inizio e fino ad ora dal Governo, dagli scienziati e dai cosiddetti "esperti" erano e sono carichi di drammaticità e gravità. Ciò ha contribuito, in maniera determinante, alle più varie forme di psicosi, dall'assalto ai supermercati alla caccia alle mascherine, dalle incursioni continue alle farmacie all'aumento vertiginoso dei prezzi online di detergenti e di disinfettanti. E' di queste ore la fuga da Milano di meridionali e lombardi alla volta delle regioni del Sud a bordo di un treno che è stato poi intercettato nottetempo dalla Polizia nel casertano; insomma tutta una serie di comportamenti che hanno determinato caos, prostrazione e incertezza.
Ai messaggi, prima contrastanti, dei decisori politici sono seguiti i decreti duri e inappellabili del Presidente del Consiglio. Ai consigli bonari di un esercito di virologi, epidemiologi, biologi e pneumologi che esprimevano opinioni discordanti e antitetiche sono seguiti, da un certo momento in poi, diktat e richiami in grado di spiazzare e traumatizzare gli italiani che hanno visto la loro vita radicalmente cambiata in una manciata di giorni e di ore per i provvedimenti più recenti. 
Certo, nessuno poteva immaginare l'elevato tasso di infettività e contagiosità del virus nella misura in cui nessuno poteva ipotizzare, neppure lontanamente, il così elevato numero di specialisti in virologia, epidemiologia, biologia e pneumologia che operano in Italia e  che, da mesi, occupano in pianta stabile e ventiquattro ore su ventiquattro gli schermi televisive e i canali radiofonici, i canali YouTube e le chat degli smartphone nonchè tutti i social network possibili, diventando di fatto (anche meritatamente in alcuni casi) eroi dei media e del cyberspazio. Non sappiamo come siano riusciti a lavorare tra le lunghissime dirette televisive organizzate da telegiornali, telecronache, spettacoli, talk show, speciali e approfondimenti. Evidentemente sono stati molto bravi nel lavorare in prima linea, nel fare ricerca ad altissimi livelli, nel rilasciare interviste, nel descrivere scientificamente l'essenza del virus e i criteri epidemiologici e dunque, diremo, dotati di multilocazione ubiquitaria.

Tratto da: www.agi.itcronacanews

Il quesito rimane ed esige una risposta che, da sola, potrebbe essere sufficiente a chiarire come stanno realmente le cose prima che l'Italia, ormai posta in quarantena dal resto del mondo, si ripieghi pericolosamente su sè stessa afflitta dalla dissoluzione di un'economia già precedentemente in recessione ed oggi ridotta a un deserto costellato da mascherine, guanti e da decine di migliaia di aziende manifatturiere e attività commerciali e artigianali che saranno costrette a chiudere. Non solo ma anche la privazione delle libertà individuali e collettive, stabilite con legge, con l'azzeramento di ogni capacità di movimento e contatto su un territorio che, di norma, è paragonabile a un formicaio sempre caotico e vivo, potrebbe distruggere irreversibilmente il contenuto antropologico, economico e culturale di un Paese che difficilmente potrà resistere a un tale stress test. E i primi segnali di cedimento sono già chiaramente e drammaticamente visibili senza bisogno di ascoltare le opinioni di sociologi, economisti e accademici di professione; il disastro è sotto gli occhi di tutti, anche dell'uomo della strada. Francamente, in un clima di soffocante angustia e sbigottimento generale, pensiamo che la situazione o è così grave da non lasciare scampo agli italiani, sotto i tre punti di vista prima elencati. Oppure è meno critica di quello che vogliono farci intendere e quando il presidende del Consiglio, Giuseppe Conte, afferma  a Palazzo Chigi: "ci assumiamo tutta la responsabilità politica delle decisioni" a proposito delle misure sull'emergenza Coronavirus (https://www.agi.it/economia/news/2020-03-07/coronavirus-contagi-misure-governo-7364160/), davvero le responsabilità potrebbero diventare schiaccianti di fronte a un intero popolo, già stremato, che tra qualche settimana avrà la sensazione di essere arrivato al capolinea. Mentre scriviamo l'angoscia per un nemico invisibile, la malattia Covid-19, provocata dal nuovo Coronavirus, che insidia le nostre vite e la paura di provvedimenti che stanno compromendo la realtà vitale e consolidata di un intero Paese aumentano a dismisura e ogni speranza si allontana sempre di più.
 

 

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