venerdì 13 marzo 2020

LA CLASSE POLITICA DEL PAESE HA A CUORE LA SALUTE DEGLI ITALIANI? ENCOMIABILE. MA ALLORA PERCHE' NEGLI ULTIMI 40 ANNI I TAGLI ALLA SANITA' SONO STATI COSI' MASSICCI?
L'ITALIA NON HA POTUTO E NON PUO' AFFRONTARE L'EMERGENZA SANITARIA DEL COVID-19 CON POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA DIMEZZATA, CON 8.000 MEDICI E 13.000 INFERMIERI IN MENO.
di Antonio Tortora

Tratto da www.centropagina.it

Giusto un anno fa la Ragioneria dello Stato, nel proprio Conto Annuale, riferiva che "dal 2009 al 2017 la sanità pubblica ha perso oltre 46.500 addetti" tra tecnici, operativi, amministrativi etc. e la contrazione della spesa è stata ancora maggiore negli ultimi due anni; i posti letto persi drammaticamente negli ultimi 10 anni sono 70.000. Sono solo 5.090 i posti in terapia intensiva, solo 1129 i posti letto di terapia neonatale e soltanto 2.601 i posti letto per unità coronarica. (https://valori.it/emergenza-coronavirus-i-tagli-alla-sanita-che-non-bisognava-fare/). Circa le cifre del disastro va ricordato che dal 2010 al 2019 alla sanità sono stati sottratti oltre 37 miliardi (si avete letto bene: 37 miliardi di Euro) di cui 25 miliardi dal 2010 al 2015 tagliati dalle varie manovre finanziarie e 12 miliardi dal 2015 al 2019 decurtati a causa del definanziamento che ha assegnato meno risorse al Servizio Sanitario Nazionale rispetto ai livelli programmati per l'attuazione degli obiettivi di finanza pubblica. Ciò significa, tradotto dal burocratese italiota, che lo Stato italiano non è nemmeno in grado di rispettare gli stessi obiettivi di finanza pubblica da esso stesso previsti. I dati finanziari sono stati rintracciati nel Report appositamente dedicato al definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale pubblicato, in circa 25 sconfortanti pagine, dalla Fondazione GMBE Evidence for Health la quale, meritoriamente, è molto impegnata nell' utopistico programma "#Salviamo il SSN". (https://www.gimbe.org/osservatorio/Report_Osservatorio_GIMBE_2019.07_Definanziamento_SSN.pdf#page=13). Gli stessi analisti della Fondazione si saranno resi conto che l'utopia è diventata distopia. Non solo ma giova ricordare che gli eccessivi sprechi e le non tollerabili inefficienze, che quasi tutti gli italiani hanno provato sulla pelle loro o dei propri congiunti, spinsero l'allora neoministro alla Salute Girolamo Sirchia a ipotizzare la chiusura di 900 ospedali su tutto il territorio nazionale. A tal proposito ci chiediamo perchè non si pensò di riorganizzare seriamente dall'interno gli stessi ospedali? Invece le uniche cose a cui si è pensato, con piglio scientifico e criminogeno, sono state: l'attuazione di politiche fallimentari e l'introduzione di criteri manageriali (termine insignificante in un ambito in cui la salute deve prevalere sui bilanci) dei dirigenti sanitari. Quasi che la salute dei cittadini non avrebbe potuto essere gestita che con criteri esclusivamente economicsti. Francamente, riteniamo che non ci sarebbe voluto molto a eliminare le mele marce e i fancazzisti; purtroppo gli interessi delle lobby e la corruzione sistematica della classe politica istituzionale hanno preferito trasferire alla sanità privata un'infinità di mansioni tra cui esami, diagnostici, cure e terapie lasciando alla barcollante sanità pubblica la prevenzione e l'emergenza. 
E allora siamo obbligati moralmente, a proporre al cittadino distratto una maggiore riflessione sulla tragedia che, attualmente, si sta consumando nei nostri ospedali a causa del Covid-19. Registriamo un richiamo alla responsabilità da parte di tutti i cittadini ma come è possibile che gli stessi personaggi che sono latori di tale giusto messaggio non hanno mai, in circa quarant'nni, assunto un comportamento responsabile? Chiaramente cambiano le facce: Dini, Prodi, D'Alema, Amato, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni ed infine Conte; ma non cambiano il modo di intendere la politica e di comprendere e difendere quel meraviglioso Paese che fu l'Italia. Conte, espressione di un letale accordo consociativista stretto tra tutti i partiti dell'arco costituzionale nonchè massimo responsabile del sessantaseiesimo esecutivo repubblicano, sta rappresentando, a pieno titolo, la vocazione più pericolosamente autoritaria rispetto a un Paese che è diviso in maniera profonda e insanabile. Oltre alla decretazione d'urgenza che gli italiani hanno imparato a conoscere sulla propria pelle sin dagli anni '50, e parliamo di molte centinaia di decreti mancanti di ogni presupposto giustificativo e dunque pericolosi per la tenuta della democrazia, ora ci troviamo di fronte a uno stato d'emergenza rispetto al quale il Paese è piombato in un clima irreversibilmente postnichilistico e preapocalittico. 
Hanno chiuso gli ospedali; hanno dimezzato il personale medico-sanitario; hanno provocato tagli indiscriminati alla sanità e hanno coperto ruberie tali da provocare numerosissimi scandali; non hanno proceduto alle necessarie assunzioni in un settore delicato come quello sanitario in un Paese popolato da un'infinità di anziani; hanno favorito con ogni mezzo lo sviluppo aggressivo e incontrollato della sanità privata; hanno fatto fuggire ricercatori e "cervelli" da un Paese che non offriva e non offre nessuna opportunità e, tanto per opportuna conoscenza, hanno fatto sì che morissero circa 49mila persone all'anno per sepsi e cioè per infezioni contratte negli ospedali da sempre sporchi, luridi e non rispettosi di nessuna norma di sicurezza. Tutto ciò non è polemica politica bensì è vita vera e vissuta da tutti coloro che hanno avuto la sventura di passarci. E mentre la gente moriva questi personaggi costruivano cattedrali nel deserto, salvavano banche con il denaro pubblico, stringevano il cappio attorno al collo di imprenditori e lavoratori che si sono trovati al collasso indipendentemente dalle loro capacità; inoltre viaggiavano in lungo e in largo con voli di Stato e studiavano, notte e giorno, come imporre altre tasse vessatorie e balzelli ingiustificabili (vedi accise); favorivano la scuola non più pubblica ma dello Stato con gli indottrinamenti che tutto ciò comporta e alimentavano una burocrazia invincibile. Insomma una serie di colpi mortali a un Paese che già, di fatto, era al collasso molto tempo prima di questo ultimo incubo virale che è servito a spazzare via le libertà civili, repentinamente, creando uno shock da cui, a nostro avviso, il Paese non potrà più riprendersi. 

Image Source: MGN - www.wctv.tv

Mentre trafficano con l'Unione Europea che, oltre ogni evidenza e oggi più di ieri, si è rivelata un avversario spaventoso e mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità proclama stati di pandemia collegati all'orrore finanziario dei catastrophe bonds quindi rivestendo, insieme alla Banca Mondiale, il ruolo di biscazziere che tiene il banco, si evince quanto il gioco d'azzardo globalista e mondializzante sia in grado di provocare il massimo livello di adrenalina tra gli scommettitori dell'apocalisse. Eppure la grande antropologa Ida Magli nel suo saggio "La dittatura europea" e in numerosi interventi pubblici, prima che la silenziassero, mise in guardia sul fatto che l'Unione Europea oltre a essere inutile è anche perniciosa; soprattutto per l'Italia vale a dire per un Paese in cui la politica non ha fatto altro che tacere e subire ammaliata una narrazione che, basata su un malinteso sogno comunitario, ci ha condotto all'azzeramento delle libertà individuali  e della rimanente sovranità nazionale. Alla luce dei fatti e al cospetto della storia la Magli aveva proprio ragione a diventare la più irriducibile avversaria di Maastricht e forse i più avveduti (non cloroformizzati) se ne saranno accorti. L'Europa, quella vera, descritta dagli storici Henri Pirenne, Johan Huizinga e Jacques Le Goff non c'è più e oggi è ridotta a un'accozzaglia di tecnocrati e burocrati più efficacemente definiti eurocrati che emana migliaia di circolari credendo di poter controllare tutte le espressioni vitali dei popoli europei che non devono fare altro che rivivificare le radici profonde e arcaiche dell'essenza europeista, quella vera. "L'Europa doveva abolire la storia. La storia ha abolito l'Europa" dice lucidamente il politilogo direttore di Limes Lucio Caracciolo e non desideriamo contraddirlo perchè c'è più verità in quasta manciata di parole che in un tomo di cinquecento pagine.
Certo il virus è presente in mezzo a noi e le strutture sanitarie potrebbero collassare da un momento all'altro a causa di una classe politica inetta, come abbiamo illustrato in precedenza, tuttavia ci riserviamo il diritto di dubitare, molto socraticamente, del reale numero delle vittime. Lo stesso capo della Protezione Civile Borrelli ci tiene a precisare correttamente, nel corso delle quotidiane conferenze stampa, che la causa certa della morte non può essere sempre attribuita al Coronavirus e dunque vorremo sapere, con esattezza, per quale ragione il Covid-19 venga ritenuto la causa primaria dei decessi delle attuali 1.016 vittime italiane. 
In effetti mentre il direttore generale dell'USL2 Francesco Benazzi afferma, con nettezza, che "a Treviso nessuno è morto a causa del virus"(https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/cronaca/20_marzo_07/coronavirus-ottavo-decesso-geriatria-nessuno-causa-virus-caso-treviso-non-esiste-a8a57c74-6047-11ea-891c-c3526ef66801.shtml) le cifre ufficiali parlano di 8 vittime e questa contraddizione, un esempio fra le tante altre, spinge la virologa Ilaria Capua a chiedere più chiarezza e maggiore precisione circa i decessi, altrimenti non potrà essere realizzato un preciso riscontro di carattere epidemiologico. La Capua spiega, in numerosi interventi pubblici, che occorre interpretare i referti anatomopatologici realizzati a seguito di tutti gli esami prescritti dai protocolli, per conoscere il vero numero dei morti a causa del Coronavirus. Molto bene; questo è vero rigore scientifico e dovrebbe contribuire a quella chiarezza necessaria a non trasformare l'informazione in vero e proprio allarme sociale. Solo che c'è un problema; pare che i referti non siano stati resi disponibili neanche per gli epidemiologi. Potenza della burocrazia!
Ci spiegano come lavarci le mani, ci obbligano a "vivere" in un regime in cui vige la legge marziale, richiedono giustificazioni per ogni movimento anche necessario, ci stanno trasformando in asociali a tutti gli effetti e non forniscono dati scientificamente esatti. E' solo un paradosso oppure è un esercizio continuato di abuso di potere traslato dai decisori politici a una vera e propria medicocrazia? Per molti dal palato linguistico raffinato potrebbe trattarsi di governance autoritaria; per noi, che abbiamo un palato verbale più terra terra si tratta di dittatura. Nel mentre la paura dilaga e la gente comincia a uscire fuori di testa a causa, non del Coronavirus, ma delle rigide restrizioni cui tutti veniamo sottoposti. Ogni rapporto sociale viene resettato e l'economia irreparabilmente si dissolve. L'importante, in questo momento così critico per il sistema Paese, è che gli ausiliari del traffico continuino a spargere il virus delle multe non si capisce bene a chi. visto che quasi nessuno circola sulle strade ormai deserte e che l'Esercito stia scendendo in campo per contrastare efficacemente le masse ribelli che, in fila e a metri e metri di distanza l'uno dall'altro temendo gli infiltrati untori, fanno pazientemente la fila davanti ai supermercati ridotti a spacci militari da campo. I sindaci ringraziano le benemerite armate degli ausiliari del traffico per portare il loro contributo alle casse dei Comuni tutti falliti e in default conclamato.
Infine ci chiediamo perchè i militari già presenti sul territorio nazionale da moltissimi anni solo ora, (forse per reprimere con le armi e con la forza gente inerme), acquisisce la qualifica di agente di pubblica sicurezza e di pubblico ufficiale? Ciò quando fino ad ora mai potevano intervenire in situazioni pur gravissime o di crimini conclamati? Anche questo appare assurdo con le già numerosissime forze di polizia che pattugliano incessantemente il territorio e che sembrano ormai  destinate esclusivamente al "contenimento" e alla "cinturazione" di tutto il Paese. Misteri d'Italia.



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