martedì 16 agosto 2016

IL XVI° FESTIVAL DI MUSICA E CULTURA POPOLARE OVVERO LA NOTTE DELLA TAMMORRA ORGANIZZATA DAL COMUNE DI NAPOLI SUL LUNGOMARE ALLA ROTONDA DIAZ HA CENTRATO L' OBIETTIVO: FAR VIVERE AI NAPOLETANI UN FERRAGOSTO ALL' INSEGNA DEL RECUPERO DELLE TRADIZIONI MUSICALI.

SUCCESSO PIENO DELLA "NOTTE DELLA TAMMORRA" SU UN LUNGOMARE FERRAGOSTANO GREMITO DI GENTE ENTUSIASTA PER I RITMI ARCAICI DI UNA MUSICA E DI UNA DANZA INTRAMONTABILI.

di Antonio Tortora

Il palco visto dal pubblico (Foto di Antonio Tortora)
Una sinergia perfetta tra pubblico, assetato di musica tradizionale campano-partenopea e attivo protagonista di una performance musicale estemporanea e contaminatrice, e una sessantina tra musicisti, cantanti, e danzatrici, tutti padroni assoluti del ritmo e delle note musicali, dell'armonia dei gesti, della sapienza interpretativa di tammurriate e villanelle, di canti d'amore e tarantelle. Tutti fusi in una "napoletanità per costituzione" allo zenit ovvero al "centro" esatto di un Golfo che non ha eguali nel mondo, in posizione baricentrica tra il mitico e originario Castel dell'Ovo e il taumaturgico e altrettanto tufaceo Capo di Posillipo. Ma anche al "centro" o Axis Mundi ovvero in un "punto ideale che non appartiene allo spazio profano, geometrico - come afferma Mircea Eliade - bensì allo spazio sacro in cui può realizzarsi la comunicazione con il cielo o con gli inferi"; chi era presente all'evento, con il cuore e l'emozione oltre che con la mente e la ragione, ha potuto verificare come il tempo si sia fermato e ci si sia trovati nel luogo paradossale della rottura dei livelli dimensionali, laddove è possibile trascendere il mondo sensibile. E' forse questo lo scopo della musica e delle vibrazioni da essa create. 
Non abbiamo adottato un piglio esclusivamente cronachistico perchè ciò che abbiamo visto e sentito ha suscitato in noi un profondo interesse e ha risvegliato un'antica passione per le arcaiche sonorità di un mondo che è nato dalle vibrazioni e dai suoni. Tuttavia non vogliamo e non possiamo tacere della bravura e delle forti motivazioni che hanno spinto il noto compositore Carlo Faiello a organizzare questa grande festa musicale coordinando gli artisti e concertando i "ritmi della nostra memoria". Hanno partecipato all'evento la World Music di Mimmo Maglionico & Pietrarsa, il Canto Cilentano di Paola Salurso e Ketty Vermiglio, la Tammurriata Vesuviana del Casamale di Somma, il Ritmo Metropolitano dei BandaRotta di Bagnoli; inoltre, i vincitori del Premio Fest Med 2016: i Suoni della Costa d'Amalfi de I Discede, il Folk d'Autore di Emanuele Ammendola e de I Picarielli, le Sonorità Tradizionali de I Vico con Emanuela De Vivo; tutti straordinariamente bravi, completamente assonanti e fusi da una gestualità precisa e consapevole. Ma il tocco di classe, lo stile, l'eleganza, la raffinatezza e la sensibilità delle danzatrici e dell'unico danzatore ovvero di Ester Preziosi, Emilia Meoli, Maria Grazia Altieri, Marta Guida, Caterina Melone, Carolna Casaburi e Antonio Esposito, hanno conferito allo spettacolo un pathos e un'eccitazione coinvolgenti. Piedi nudi veloci e leggiadri, mani strette sulle simmetriche castagnette, capelli sciolti in un turbinio di filamenti colorati, stole avvolgenti ed eteree nonchè corpi eleganti e allenati hanno dato colore e atmosfera a un ambiente apparentemente caotico e di certo fortemente istintuale. Ieri sera è proprio l'istinto ad a aver fatto da padrone e il pubblico si è fatto doverosamente trascinare dal suo passato antropologogico, sempre vivo e desideroso di essere riscoperto, anche e soprattutto attraverso la musica, quella vera, quella del popolo, quella che viene dal basso e che mantiene i legami con le profondità telluriche e ancestrali. Anche la partecipazione  dei solisti e del coro diretto dal Maestro Massimiliano Luciani responsabile del primo Dipartimento Italiano di Musica Popolare con sede a Vallo della Lucania, è servita a far ben comprendere quanto sia sentita fortemente l'esigenza di recuperare e studiare, in Campania, la musica e le danze del passato.
Non c'è che dire tammorre, castagnette, putipù, triccabballacche, scetavajasse, flauti dolci, scacciapensieri e qualche tamburello hanno fatto rivivere folkloristicamente, termine qui inteso nella sua espressione più nobile, distaccandoci dall'opinione di Giambattista Vico che con questo termine identificava quei "rottami d'antichità" che tanto fastidio hanno dato e ancora danno ai fautori della modernità tout court, un patrimonio genetico e psichico latente ma non del tutto cancellato dal progresso tecnologico. Parliamo di una cultura popolare, tramandata in prevalenza orlamente, che si fa carico di conservare usi e costumi, miti, leggende e fiabe, proverbi e filastrocche, credenze popolari, musica, canto e danza, in altre parole una sommatoria di infinite conoscenze che, altrimenti, andrebbe drammaticamente dispersa. In ciò ritroviamo la nobiltà di una cultura, certamente non accademica, ma ben radicata nel patrimonio genetico di un popolo o di più popoli come è accaduto nel corso del Festival partenopeo. Qui infatti si sono incontrati e magnificamente contaminati, soprattutto nella parte finale del concerto, tutti i principali stili musicali e di ballo presenti nelle varie aree della provincia di Napoli: vesuviano sarnese-sommese, nocerino, della costiera amalfitana e pimontese e forse anche giuglianese; non siamo esperti di musica popolare dunque potremmo aver dimenticato qualche stile tuttavia l'armonia con cui gli stili si sono presentati e, ad un certo punto fusi, denota una grande maestria nella gestione degli strumenti, nella conoscenza della musica nonchè una grande capacità di affiatamento tra i componenti delle varie ensamble. Senza voler scomodare il Maestro Roberto De Simone con i suoi studi approfonditi e di straordinaria rilevanza, riteniamo che l'esperienza di questo ferragosto musicale partenopeo sia solo una tappa di quel percorso obbligato che ogni ricercatore delle proprie radici deve, prima o poi, percorrere. Un'iniziativa da ripetere; un appuntamento cui non mancare neanche in futuro. L'amministrazione comunale di Napoli ha fatto bene ad organizzare l'evento ed ha fatto centro regalando ai partenopei un eccezionale momento di vita vera.
 

Un momento del concerto (Foto di Antonio Tortora)
Pubblico danzante (Foto di Antonio Tortora)










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