domenica 11 gennaio 2015

ATTENTATO A PARIGI. SCONCERTO E PREOCCUPAZIONE. NON SI PUO’ E NON SI DEVE ABBASSARE LA GUARDIA.


LIBERTA’ DI STAMPA IDEALMENTE E MATERIALMENTE MINACCIATA E GIORNALISTI FISICAMENTE IN PERICOLO. PER QUANTO TEMPO ANCORA DOVREMO CONTARE I GIORNALISTI MORTI?





Abbiamo scritto un post, giovedì 8 gennaio, relativo ai giornalisti morti in giro per il mondo nel solo anno 2014 rifacendoci ai preoccupanti dati pubblicati da Reporters sans Frontiéres (http://en.rsf.org/rwb-publishes-2014-round-up-of-16-12-2014,47388.html). 
Ebbene quasi in contemporanea altri otto giornalisti, o comunque operatori dell'informazione, morivano per l'attentato al giornale parigino Charlie Hebdo. Si tratta di aggiornare drammaticamente la conta aggiungendo Charb, pseudonimo e nome di battaglia di Stephan Charbonnier, direttore del periodico satirico della sinistra radicale; il settasettenne caricaturista Jean Cabut conosciuto come Cabu; il settantaseienne Bernard Verlhac conosciuto come Tignous e l'ottantenne George Wolinski di origini italo-polacche entrambi fumettisti; il disegnatore Philippe Honorè il cui cognome era anche il nome d'arte. In pratica lo staff cartoonist di Charlie Hebdo é stato decapitato dalla furia degli attentatori. Inoltre hanno perso la vita Bernard Maris economista nonchè azionista della testata di rue Nicolas Appert n.10 e cronista della radio France Inter e la psicologa e psicoterapeuta che curava la rubrica quindicinnale "Charlie Divan" Elsa Cayat ed infine Michel Renaud, fondatore del festival di Clermond Ferrant e presente in redazione per trattare l'avvio di una collaborazione.
Inoltre e per doverosa completezza d'informazione ricordiamo i nomi delle altre vittime che, solo in virtù della loro presenza sui luoghi dell'attacco, hanno perso la vita: Franck Brinsolaro, 49 anni, poliziotto che si occupava della sicurezza di Charb, Ahmed Merabet, 42 anni, poliziotto, membro del commissariato del XI°esimo arrondissement di Parigi, Mustapha Ourrad, correttore di bozze e infine Frédéric Boisseau, portiere dello stabile. 
Noi non ci esprimiamo sull'accaduto poichè appare superfluo accodarci alla ovvia retorica della condanna della violenza, dell'improbabile quanto provocato scontro di civiltà teorizzato da The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order scritto negli anni '90 da Samuel P. Huntington oppure esprimerci sull'approvazione di leggi liberticide in nome di una protezione assoluta, da ogni forma di terrorismo, delle cosiddette democrazie occidentali. Sono questioni sociologiche e teologiche per quanto riguarda l'aspetto della violenza e e geostrategiche per quanto riguarda l'aspetto dell'analisi politica e militare; ed ora non vorremmo addentrarci in tali questioni. Sta di fatto che se c'é una cosa che corre seri pericoli, in tutto il mondo, questa è la libertà di stampa e di opinione. Nei paesi fondamentalisti tutto ciò può apparire ovvio anche se di certo non condivisibile e i metodi impiegati sono rudi e feroci ma nei paesi democratici, o sedicenti tali, il tentativo di impedire la libera circolazione delle idee e delle opinioni é più sottile e si avvale della cogenza di leggi e norme che, sottilmente e, senza dare nell'occhio, tentano di intimorire chi parla, chi scrive e, in altre parole, chi pensa. La stessa emotività con cui si danno le prime e immediate risposte agli eventi che quotidianamente vengono riportati dai media è sospetta; la polarizzazione di pensiero che satura tutti gli spazi dell'informazione, web compreso, genera caos e ignoranza per l'assoluta mancanza di approfondimenti; la velocità con cui i social media entrano in competizione fra loro snatura i fatti e ne impedisce la comprensione e ancora molte perplessità potrebbero essere enumerate. 
Riportiamo alla fine del post una controversa vignetta che é stata pubblicata sul profilo Twitter di Charlie Hebdo solo una quindicina di minuti prima del grave attentato, ovvero alle 11.28 del 7 gennaio scorso, e che genera non pochi interrogativi rispetto ai quali é necessaria una profonda riflessione. 
Si tratta di una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato islamico (Is), recante una didascalia sibillina e di certo, non facilmente decifrabile: "Auguri. Anche a te, al-Baghdadi". Alla quale il personaggio replica: "la salute innanzitutto". Non si comprende se sia stato lanciato in rete prima della sparatoria, ma di sicuro il lancio è avvenuto prima che si sapesse dell’attacco e ancor prima che i media ne diffondessero la notizia. Il commando, riferiscono testimoni oculari, ha aperto il fuoco gridando: "Vendicheremo il Profeta" e "Allah u Akbar" (Allah è grande). 
Inoltre per favorire una più ampia gamma di spiegazioni all'episodio terroristico riportiamo l'opinione del politologo Aleksej Martynov che, in un'intervista al canale sovietico Life News ha spiegato in che modo le attività dei terroristi in Europa giocano a favore di Washington: Link in lingua originale: http://lifenews.ru/news/148122 e in italiano da Russia.it: http://comunicati.russia.it/politologo-l-attentato-di-parigi-organizzato-dai-servizi-americani.html 
Fatto sta che, nostro malgrado,da giornalisti e da commentatori, abbiamo dovuto anticipare, riaggiornandola, una triste conta che, appena trascorso l’anno precedente per una insignificante manciata di giorni, già si riallaccia al nuovo bilancio che Reporters sans Frontières dovrà stilare per il nuovo anno 2015. Rinnoviamo la nostra preoccupazione chiedendo alle persone più avvedute e ai popoli europei, troppo frastornati dal benessere economico raggiunto dal secondo dopoguerra ad oggi, una maggiore vigilanza perché libertà e democrazia non devono essere date per naturalmente scontate bensì vanno conquistate e difese giorno dopo giorno. Da tutti.










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