martedì 2 dicembre 2014

Floridiana


Foto antropologiche di Antonio Tortora
Scalinata
Tartarughe
Cactus
Torre incrinata

E' un peccato che gran parte del parco del complesso borbonico Villa Floridiana al Vomero sia chiuso al pubblico, spesso e volentieri, per i più svariati motivi. Ciò accade prevalentemente dopo ogni pioggia o dopo ogni giornata particolarmente ventosa. Ci chiediamo perchè non si applichi la logica della manutenzione ordinaria che diventerebbe anche azione di controllo preventiva nei confronti di eventuali rischi, tipo la caduta di rami, il crollo di tronchi indeboliti da malattie tipiche degli alberi mal curati e piccole frane. 
Si preferiscono invece interventi di emergenza che comunque richiedono costi notevoli, non spalmati nel lungo periodo, e creano disagi per tutti gli abitanti del Vomero, e non solo, che non dispongono di altri spazi naturali e polmoni verdi. Recarsi in un parco e trovare quasi tutta la sua superficie interdetta e transennata non é una bella esperienza soprattutto tenendo conto del fatto che nella nostra città di vento ne soffia poco, di pioggia ne cade altrettanto poca e i temporali scarseggiano. Fino a ventiquattro ore fa c'era scirocco, faceva caldo, si rischiava la soglia critica della siccità e si girava in manica di camicia, anche nella zona alta della città. Forse gli amministratori pubblici non sanno neanche sfruttare le fortune climatiche di una città la cui popolazione ancora prende il sole sul lungomare, nonostante l'inverno (solo calendaristico almeno per il momento), mentre gli abitanti delle città del nord si affannano a spalare fango per alluvioni, esondazioni di fiumi e mareggiate.
Se davvero per amare la città, almeno a quanto dice la cartellonistica comunale, è necessario che il cittadino indossi il casco girando in moto o pulisca i bisogni del proprio cane durante la passeggiata quotidiana forse, anzi certamente, è altrettanto necessario che gli organismi deputati alla manutenzione cittadina dovrebbero ottemperare ai loro doveri visto che si pagano fior di tasse e la macchia comunale della Città di Napoli è tra le più grandi d'Italia e tra le più ricche di personale (inefficiente aggiungiamo noi). Per verificare quanto affermato basta recarsi nel parco storico della Floridiana di via Domenico Cimarosa oppure nel parco di quartiere Viviani in via Girolamo Santa Croce laddove gran parte delle strutture interne e relative costruzioni sono crollate e praticamente inservibili oltre che pericolose per l'utenza. 
L'invito è quello di visitare i parchi urbani, di quartiere, storici e i giardini e stilare una statistica personale, a seconda della propria esperienza, presentandola al Comune che, magari, potrebbe sentirsi incentivato ad attuare politiche di manutenzione efficaci. Non è uno scherzo. Noi pensiamo che il Comune opportunamente sollecitato potrebbe dedicarsi a cose che interessano tutta la comunità in maniera costruttiva oltre che a mettere multe, sanzioni e a stabilire divieti. Potremo definirla cultura e democrazia manutentiva cui parteciperebbero tutti i cittadini di buona volontà e disposti ad assumersi la responsabilità di cittadini veri e consapevoli. A quel punto il Comune prenderebbe coscienza del fatto che esiste una vera e propria scienza manutentiva che ha impiegato più di un secolo per affermarsi a livello internazionale. 
A Napoli, appare superfluo dirlo, i sovrani Borbone sono stati gli antesignani di tale scienza e l'alluvione di Sarno del maggio 1998 lo testimonia avendo messo in evidenza i telai metallici che già verso la metà dell'800 erano stati incardinati per fissare il lato più pericoloso del monte Alvano. I morti furono tanti é vero ma mentre prima qualcosa fu realizzato per il rischio idrogeologico nulla fu fatto dall'Unità d'Italia fino alla fine degli anni '90. Oggi il rischio idrogeologico é un'emergenza nazionale. Bene, dalla Floridiana siamo arrivati, pindaricamente, al rischio idrogeologico; evidentemente ci piace spaziare ma ci piace anche sperare che si possa fare di più per Napoli. 

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